Omelia (02-07-2006) |
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«Fanciulla, io ti dico: “Alzati”» Fratelli nella fede, ciascuno di noi è quella fanciulla di dodici anni. Ciascuno di noi ha qualcosa di morto dentro di sé. Felice se hai un Giairo per te, qualunque sia il suo nome, che intercede, con insistenza, che disturba il Signore per te. E a ciascuno di noi, qualunque sia la porzione di morte che portiamo dentro, Gesù ripete: Giovane vita, risorgi! Riprendi la lotta, la scoperta, l'amore, la gioia. Tu sei creatura amata, sana e bella, risorgi. La tua vita non è morta ma dorme. Il nostro Dio è un Dio amante della vita. Non Signore o padrone, ma amante della vita. E per questo che portiamo in noi, nel più profondo del nostro essere, il desiderio di vivere, di vivere intensamente una vita piena e immortale. La malattia, la sofferenza, l'odio, la morte, si aggirano continuamente intorno a noi per infrangere questo sogno. Questi mali ci minacciano come animali da preda, per colpirci, per abbatterci, per precipitarci nella tomba. Di fronte a tutte queste minacce, quale dev'essere il nostro comportamento? Il cristiano non dubita mai, egli spera contro ogni speranza. Non è forse il discepolo di colui che ha detto: «Io sono la risurrezione e la vita?» Il cristiano crede alla vita, perché crede in Cristo, l'eterno Vivente. Di fronte alla miseria, alla sofferenza, alla malattia, alla morte, forse siamo tentati di chiamare in causa Dio e di crederlo responsabile di tutto ciò. E invece dobbiamo essere convinti che la causa di tutti questi mali è il peccato, che devasta l'opera di Dio, cancella in noi la sua immagine, ci devia dalla verità e ci allontana dalla felicità. Cristo è l'unico salvatore mandato dal Padre, per strappare l'umanità dalla miseria. Cerchiamo in lui il coraggio nella prova, la luce nelle tenebre, la speranza e la gioia, qualunque cosa avvenga. Di quale morte si tratta? Prima di tutto della morte spirituale dovuta al peccato. E' stata provocata dal diavolo. Geloso dell'uomo, immagine di Dio, l'ha fatto sprofondare nel peccato. La morte fisica non è che la conseguenza logica; neppure essa risponde al piano primitivo di Dio, che tutto ha disposto perché l'uomo, nel paradiso, possieda l'immortalità. Solo la morte spirituale - la perdita della vita divina - costituisce la vera rovina: essa conduce alla morte eterna. Invece la morte del corpo s'inserisce nella prospettiva della risurrezione: essa sbocca nella vita eterna. Per vari motivi, la chiesa madre di Gerusalemme si trovava in gravi difficoltà materiali. È sempre lui, san Paolo, che per rimediarvi si sente obbligato ad organizzare delle collette, presso le varie comunità ch'egli stesso aveva fondato. Indica come esempio ai corinzi la generosità di Cristo che, da ricco che era, si è fatto povero fino a spogliarsi di tutto, per arricchirci con la sua povertà. L'esortazione di san Paolo ci riguarda tutti. Quale disuguaglianza e quanta ingiustizia tra gli uomini! La miseria più spaventosa vive accanto alla ricchezza più insolente. Dov'è la nostra preoccupazione per la giustizia? Siamo pronti noi a partecipare agli altri i nostri beni spirituali e materiali? Cristo condivide con tutti il suo amore, la sua divinità, infatti la forza miracolosa che da lui emana non è che l'irradiazione del suo amore. Ci mostra soprattutto quanto sia necessaria la fede. La potenza di guarigione e di vita che il Signore porta in sé, non può esercitarsi se non in favore di coloro che, nonostante le apparenze e gli insuccessi, si appoggiano totalmente a Lui. Cristo è sempre presente tra noi, ma la sua parola, i suoi sacramenti, la sua forza vitale che si chiama «grazia», sono efficaci solo in proporzione della nostra fede. Gesù entra nella nostra vita e ci dice: su, la tua vita non è morta, il tuo cuore non è morto, dorme. E questa speranza converte il nostro istinto di morte in istinto di vita. Gesù ci invita a continuare a credere come Lui continua a ripetere anche oggi: Io dico a te, giovane vita, giovane drogato, anziano malato e sofferente, mamma dolorante, uomo disperato, alzati, rivivi, risplendi, perché io sono con te. Sia lodato Gesù Cristo. |