Omelia (09-07-2006)
Omelie.org - autori vari
Elogio della illogicita'

* Non so quanti di noi ci avrebbero scommesso che gli Azzurri sarebbero arrivati in finale...

* Con uno scandalo senza precedenti che attraversa il nostro calcio nazionale, un allenatore criticato e contestato e già pronto per essere sostituito, con un gioco criticato all'inizio, ecc.
Ricordate i titoli dei quotidiani, due settimane fa? Già scrivevano i nomi dei possibili successori del nostro CT sulla panchina della Nazionale.
Ora pare che tutti abbiano cambiato idea.
La cosa curiosa, secondo la stampa, è che i 4 allenatori più contestati di questo Mondiale di Calcio sono proprio quelli che hanno raggiunto le semifinali, mentre gli altri, apprezzati e con il contratto già rinnovato dalle rispettive Federazioni, sono stati eliminati quasi subito.

* Non sempre le cose vanno secondo le nostre aspettative, quindi.
Accettare che il nostro schema mentale non abbia fatto giuste previsioni ci secca un po'.
Spesso, quando abbiamo determinate aspettative, ci risulta difficile accettare un risultato che non rientra nei nostri schemi mentali. Ci sembra una contraddizione alla logica e al buon senso.
La logica e il buon senso, beninteso, sono il nostro modo di pensare.

* Questo esempio della nostra Nazionale calcistica ci introduce bene nella liturgia di oggi.

* Nella Bibbia troviamo spesso espresso il contrasto tra le aspettative dell'uomo e il modo di agire di Dio.
L'uomo si aspetta che Dio agisca seguendo una certa logica.
Dio invece agisce, attraverso i suoi profeti, in un modo totalmente differente.
E l'uomo fa fatica ad accogliere il dono di Dio, per il semplice fatto che esso non rientra nelle sue categorie logiche e mentali.
Non si riesce a vedere Dio in cose o persone che non corrispondono al nostro schema di aspettative.

* Facciamo due esempi molto semplici: uno preso dalla vita del profeta Eliseo e uno da quella del profeta Samuele.

* Eliseo riceve la visita di un valoroso generale Siro, il cui nome era Naaman, malato di lebbra. Il generale sa benissimo che Eliseo è un profeta, favorito di doni carismatici. Sa che Dio agisce attraverso quell'"uomo di Dio", non dubita della sua santità. Crede alle storie prodigiose che gli sono state raccontate. Sembra quindi ben disposto a ricevere una guarigione.
Quando Eliseo dice a Naaman di fare semplicemente un bagno nelle acque del fiume Giordano, per essere guarito completamente dalla lebbra, subito scatta in Naaman il meccanismo aspettativa logica/ manifestazione di Dio.
Naaman non accetta il fatto che Dio possa guarirlo attraverso un gesto così banale, come farsi un normalissimo bagno nel fiume. Ha in mente una sua idea di guarigione, una sua idea di terapia divina. L'opera di Dio non rientra in questo schema? Contesta e decide di andarsene, rischiando di perdere un grande dono di Dio. Solo l'insistenza saggia di un suo servo gli permette di rompere lo schema logico e accettare la manifestazione di Dio così com'è.

* Samuele, profeta d'Israele, visita Jesse il Betlemmita e gli annuncia che Dio ha scelto tra i suoi figli, un re.
Jesse è un pio Israelita e non dubita dei doni di Samuele. Lo riconosce come profeta e sa che è portatore di un messaggio vero, da parte di Dio. Prende sul serio le sue parole.
La logica umana guida Jesse a presentare al profeta i suoi figli più belli e dotati, come candidati alla carica di Re.
Jesse sceglie secondo la logica del suo tempo e della sua cultura, esattamente come Naaman: e in ciò entrambi non fanno nulla di male.
Jesse non può immaginare che Dio ha eletto come re di Israele l'unico figlio che lui non ha presentato a Samuele, il più giovane e inesperto. Perché la logica di Dio è diversa, talvolta opposta a quella dell'uomo: "L'uomo guarda l'aspetto esteriore, Dio guarda al cuore"
E' solo l'insistenza del profeta a rendere possibile una grande grazia, che altrimenti sarebbe stata irrimediabilmente persa dalla famiglia di Jesse: diventare stirpe regale e progenitrice del Messia incarnato.

* Nel Vangelo odierno si ripete, in contesto diverso, lo stesso meccanismo.
Colpisce lo stupore dei compaesani di Gesù, che riconoscono: "Che sapienza è mai questa che gli è stata data?". E commentano pure: "E questi prodigi compiuti dalle sue mani?"
I compaesani di Gesù osservano la sapienza soprannaturale di Gesù, non negano i prodigi che Egli compie.
A questo punto verrebbe da chiedersi: ma perché, allora, non l'hanno accolto?
La risposta è: perché hanno lo stesso problema di Naaman e di Jesse.
Non sono d'accordo con Dio.
Secondo loro Dio avrebbe dovuto manifestarsi in modo diverso.
Si scandalizzano di Gesù, perché sanno che è un carpentiere. Non riescono ad accoglierlo come Figlio di Dio perché ne conoscono i familiari a Nazareth. Un mestiere così ordinario e una famiglia come tutte le altre non sono un biglietto da vista convincente, secondo loro. Esattamente come le acque del Giordano per Naaman e la giovinezza di Davide per Jesse non erano un elemento sufficiente, secondo loro, per trasmettere la potenza e l'elezione di Dio.

* Per noi è facile, oggi, fare commenti negativi sui Nazareni e condannarne l'incredulità.
Ma forse lo scopo del Vangelo odierno è farci riflettere se, per caso, non sia capitato anche a noi di non essere d'accordo con Dio, col suo modo di manifestarsi, con i mezzi da Lui scelti per raggiungerci.
Dovremmo chiederci onestamente se i nostri schemi mentali, non ci abbiano talvolta impedito di riconoscere la sua presenza nella nostra vita e nelle persone che con cui abbiamo a che fare.
Abbiamo saputo riconoscere i profeti che ancora Dio ci invia, per annunciarci il suo amore?

* A volte il profeta può indossare i panni di una sofferenza fisica o di una delusione che bussa alla porta della nostra vita.
A volte può essere il povero che ci disturba con le sue richieste.
A volte un familiare che conosciamo fin troppo bene, con tutti i suoi limiti.

* Questo tempo che viviamo non può non essere un tempo di grazia.
Anche oggi Dio si sta manifestando all'umanità disorientata, magari in modi nuovi e imprevedibili, siamo in grado di cogliere questi segni di speranza o ci abbandoniamo a un disfattismo rassegnato?


* Se guardiamo la cosa dal punto di vista opposto, cioè dei profeti, potremmo farci alcune domande molto concrete.
Ho coscienza di essere un profeta nel mondo, in virtù del mio Battesimo?
Dio attua il suo piano nel mondo utilizzando degli strumenti umani. Possiamo rallentare la sua opera con la nostra incredulità, ma la Scrittura ci rassicura: "Tutto ciò che vuole, Dio lo compie".
Nonostante la ristrettezza mentale di Naaman, la lebbra sparisce.
Nonostante gli schemi psicologici di Jesse, il Messia è nato dalla stirpe di Davide.
Nonostante l'incredulità dei Nazareni, il mondo ha ricevuto l'annunzio di Cristo.
Ha scritto il Papa nella sua Enciclica Deus Caritas est: "È Dio che governa il mondo, non noi. Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza. Fare, però, quanto ci è possibile con la forza di cui disponiamo, questo è il compito che mantiene il buon servo di Gesù Cristo sempre in movimento: «L'amore del Cristo ci spinge» (2 Cor 5, 14)" [n. 35].

* Nel nostro sforzo di testimonianza profetica, come cristiani nel mondo, possiamo scoraggiarci per la "testardaggine e durezza di cuore" di chi ci sta intorno, come è capitato a Ezechiele.
Oppure possiamo perderci d'animo davanti alle nostre debolezze, come è capitato a Paolo.
Oppure possiamo proseguire sereni, "percorrendo altri villaggi", come ha fatto Gesù.

* A noi la scelta.
Ma Dio continua a parlare attraverso i profeti.

Commento a cura di padre Alvise Bellinato