Omelia (06-08-2006)
padre Gian Franco Scarpitta
La Perfezione a nostra disposizione

Alcuni anni or sono organizzai un incontro con un gruppo di giovani quasi del tutto estranei alla vita ecclesiale e poco attratti dagli argomenti religiosi; organizzai un gioco – quiz nel quale si invitava ciascuno di essi a stendere per iscritto una classifica dei valori e delle cose ritenute più serie e indispensabili; in ordine di importanza, ognuno scrisse una lista di circa 12 aggettivi, dando il primo posto chi alla famiglia, chi allo studio, chi al lavoro, ecc. Contrariamente a quanto pensavo, anche Gesù Cristo trovò adeguato spazio in quella classifica; non tutti gli diedero il primo posto o gli attribuirono importanza prioritaria ma da parte di ciascuno vi fu una grande considerazione per questo "personaggio" ritenuto importante e a volte anche "indispensabile", quasi per tutti doveva occupare almeno il terzo posto e durante la conversazione che fece seguito al gioco quiz, nell'esporre le motivazioni fondamentali ( spesso anche attendibili) per cui si dava la precedenza ad alcuni valori rispetto ad altri, ciascuno lasciava trasparire che comunque Gesù Cristo non poteva essere estromesso dai "credi" che avevano per loro la priorità assoluta: se per esempio un giovane affermava che per lui aveva priorità il fidanzamento, ciò avveniva perché in questo trovava presente Gesù Cristo; se un altro diceva essere indispensabile la scuola questo si doveva alla "forza che proveniva da Gesù Cristo".... Insomma, i giovani non sono affatto refrattari a Gesù Cristo e non disdegnano affatto di poter essere coinvolti da Lui; anzi si intrattengono volentieri con Gesù tutte le volte che lo si chiama in causa; forse anche per colpa dell'istituzione ecclesiastica che (ahimè è inutile negarlo) non trova strumenti adeguati per comunicarlo loro e per presentarlo in maniera adeguata, essi non riescono ad individuarlo, a comprendere chi egli sia realmente... Cosicché da loro Gesù viene fondamentalmente accettato, ma non sempre riescono a capire il "perché" debba effettivamente avere importanza nella loro vita. Questo Gesù a loro sfugge.

E' ragionevole allora che l'interrogativo intorno a lui si renda ineluttabile: che concetto abbiamo noi di Gesù? Come interpretiamo la sua figura, il suo messaggio e il suo insegnamento in relazione alla nostra vita? Si tratta di un personaggio importante che ha qualcosa da dire anche ai nostri giorni, o preferiamo relegarlo ad un tempo remoto e non più confacente alle nostre attuali aspettative? Chi è in realtà Gesù?
La pagina evangelica odierna ci viene in aiuto nello specifico dell'episodio del monte Tabor, che va seguito attentamente: ovunque nella Scrittura si faccia cenno a un luogo elevato come un'altura o una montagna, ci si riferisce sempre al divino; Dio comunica dal monte Sinai le sue prescrizioni e i suoi decreti indirizzati al popolo d'Israele; nel monte Dio si qualifica ad Elia nel mormorio di un vento leggero, nell'Oreb avviene la vocazione di Mosè e anche nel nuovo Testamento la montagna (in Luca è la pianura) è il luogo da cui Gesù pronuncia quei famosi discorsi intorno alla beatitudine che è la vita in Dio. Ora, il monte sul quale Gesù ha invitato Pietro, Giacomo e Giovanni è la configurazione toponomastica in cui Gesù trasfigura se stesso mostrandosi ai suoi discepoli nel pieno della sua gloria inesorabile, in modo tale che essi non possano più dubitare su chi Egli sia: il Figlio di Dio fatto uomo, Dio incarnato per la nostra salvezza che percorre le stesse strade dell'uomo condividendo tutti i meandri della vita terrena parlando a tutti da uomo a uomo per poi consegnarsi, sempre su un luogo montuoso, al patibolo infame della morte in vista del nostro riscatto. Non per niente la voce che proviene dall'alto si rivolge proprio agli astanti adoperando termini perentori: "Ascoltatelo!": si tratta di Dio Padre che invita a volgere l'attenzione al suo Verbo fatto uomo per noi, a volgere lo sguardo incessantemente verso di lui e a riporre in lui ogni fiducia e ogni speranza. Mosè ed Elia rappresentano uno la Legge, l'latro i Profeti, ossia la Scrittura e la Verità che hanno avuto inizio nella storia della salvezza migliaia di anni prima e che ora trovano il loro compimento e la loro realizzazione definitiva in Cristo, Verità e Parola resasi carne. La domanda che ci siamo posti in apertura non è affatto nuova se consideriamo che pochissimo tempo prima anche Pietro era incespicato in essa meritando il rimprovero di Gesù: "Allontanati da me, Satana. Tu pensi secondo gli uomini e non secondo Dio.": nonostante la sua confessione di fede che gli aveva meritato il titolo di "pietra fondamentale della Chiesa", Pietro in quella circostanza aveva mostrato di non aver compreso chi fosse fondamentalmente Gesù e non aveva percepito il fine ultimo della sua missione di morte per la resurrezione. Ebbene, adesso insieme a Pietro anche noi siamo edotti esplicitamente sul fatto che Gesù è il Dio – con – noi, Dio che cammina sempre con l'uomo pur restando se stesso, che ha rinunciato alle proprie grandezze per entrare nella nostra storia e vivere la storia con noi per rendersi partecipe di ogni situazione umana e di ogni episodio anche insignificante della nostra vita.

Quindi, Gesù non è l'elemento astratto di cui occuparsi solo a proposito degli argomenti religiosi o quando si affronti la materia del sacro e del trascendente ma è colui che, pur essendo Dio ineffabile, misterioso ed eterno si rende nostro amico e compagno di avventura mostrandosi sempre pronto e attento alle nostre esigenze e ai nostri bisogni; secondo i moniti di Dio Padre, lui solo va ascoltato perché voce di verità effettiva che prescinde dalle illusioni e dalle vanità del nostro tempo intenta a colmare il vuoto esistenziale nel quale ci sentiamo avvinti pur senza accorgercene. E' indispensabile pertanto che non ci limitiamo ad attribuire a Gesù una semplice immagine di uomo anche perfetto e grandioso che sarebbe solo riduttiva, ma convincerci che Egli è la Perfezione a nostra disposizione essendo nient'altro che il Figlio di Dio resosi uomo per noi ai fini di camminare in mezzo a noi.