Omelia (07-10-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Luca 10, 38-42 Ci sono molti impegni verso Dio e verso il prossimo, ma tra i tanti, il più importante è ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica (Lc 6,47; 8,21; 11,28). L'importanza assoluta del servizio della parola di Dio emerge chiaramente anche dagli Atti degli apostoli: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense" (6,2). Il vangelo non vuole assolutamente frenare l'impegno delle buone opere, ma purificare l'azione nella contemplazione. Per essere come Gesù, dobbiamo essere "contemplativi nell'azione". Maria che ascolta e vede Gesù, realizza in sé la beatitudine del discepolo: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono" (Lc 10,23-24). Il vero discepolo ricorda l'insegnamento di Dio: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca del Signore" (cfr Dt 8,3; Lc 4,4). Questo brano insegna che la "parte buona" riservata ai leviti (Dt 10,9; Gs 18,7; Sal 16,5-6), ossia il culto dell'Antico Testamento, è sostituita con la "parte buona" del culto del Nuovo Testamento che è l'ascolto della parola di Dio in ogni luogo dove qualcuno è disposto a riceverla. Maria è la prima che obbedisce alla voce del Padre: "Questi è il mio Figlio, l'eletto: ascoltatelo" (Lc 9,35). La contemplazione e l'ascolto ai piedi del Signore è l'azione più grande dell'uomo: lo genera figlio di Dio (cfr 1Pt 1,23) e lo associa alla missione stessa di Gesù. Ogni missione parte da Gesù e ritorna ai piedi di Gesù. Marta è "tutta presa dai molti servizi". Gesù le dice: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose" (v.41). Gesù non rimprovera Marta, ma la esorta a diventare come Maria. Principio del servizio di Marta, fino a quando non diventa come Maria, è il proprio io. L'io religioso è il più duro a convertirsi: si ritiene nel giusto perché cerca di piacere a Dio e di sacrificarsi per lui. Si può arrivare anche all'eroismo di morire per gli altri (cfr Lc 22,23; 1Cor 13,3) pur di affermare il proprio io. Ma la salvezza non è morire per Dio, ma Dio che muore per noi. La peggiore empietà è quella del giusto che agisce per compiacere se stesso, condannando il prossimo e cercando anche l'approvazione di Dio (cfr Lc 18,9-14). E questo atteggiamento farisaico è presente anche in Marta (v.40). Nel capitolo 12 di questo vangelo Gesù insegnerà a tutti di non affannarsi per il mangiare e il bere: "Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno" (12,29). E ricalcherà anche l'insegnamento dell'"unica cosa di cui c'è bisogno"(v.42), dicendo: "Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta" (Lc 12,31). Commentando questo brano di vangelo, sant'Agostino mette sulla bocca di Gesù queste parole, rivolte a Marta nei confronti della sorella Maria: "Tu navighi, essa è in porto". Il cuore di Maria è già dov'è il suo tesoro (cfr Lc 12,34). Il suo bene è stare vicino a Dio (cfr Sal 73,28). |