Omelia (23-07-2006)
mons. Vincenzo Paglia
Erano come pecore senza pastore

Introduzione

Come mostra la prima lettura, e il Vangelo stesso, oggi al centro della parola che la liturgia ci porta c'è il fatto che Dio ha concretizzato le sue promesse in Gesù di Nazaret: attraverso il suo Salvatore egli veglia sul suo popolo. Il Vangelo descrive la "piccola" gente di Galilea che si affolla al seguito di Gesù come una comunità di uomini sfiniti di cui nessuno si occupa. Essi hanno sentito che Gesù si preoccupa sinceramente di loro, e che ha il potere di venire loro veramente in aiuto. È ciò che fa', portando l'indispensabile salvezza a tutti quelli che si rivolgono a lui fiduciosi, nella loro disgrazia sia fisica che sociale o spirituale.

La Chiesa non cerca oggi di distrarci con delle belle storie che parlano dei tempi passati. Attira la nostra attenzione sul fatto che Gesù Cristo risuscitato continua ad agire come il Salvatore di Dio. Egli può e vuole aiutarci nella nostra disgrazia. Compatisce le nostre preoccupazioni. Nella nostra miseria possiamo rivolgerci a lui. Egli ci consolerà, ci darà la forza, ci esaudirà. È lui che ci fa trovare le vie per uscire dalla disgrazia, che ci mette accanto delle persone che ci aiutino. E soprattutto, Gesù Cristo conosce l'ultima e la peggiore delle nostre miserie: la nostra ricerca di una salvezza duratura e felice, che sia per noi o per tutti quelli che amiamo, dei quali ci preoccupiamo, e che abitano con noi questo mondo.

Omelia

Il Vangelo che abbiamo ascoltato domenica scorsa ci ha mostrato Gesù che invia i dodici apostoli, due a due, nei villaggi della Galilea per annunciare l'avvento del regno di Dio, per guarire i malati e aiutare i deboli e i poveri. L'evangelista parla esplicitamente di un "potere" conferito agli inviati perché possano operare tali cose. Ovviamente non si trattava di un potere politico o economico; tuttavia era un potere reale, una forza che operava guarigioni nel corpo e nel cuore. Il brano evangelico di questa domenica ci narra il ritorno dei discepoli dalla loro missione. L'evangelista fa arguire la soddisfazione dei discepoli e dello stesso Gesù, il quale pur conoscendo la loro scarsa preparazione gli aveva egualmente affidato tale compito; era, del resto, sufficiente che obbedissero alla lettera a quello che aveva loro ordinato, non dovevano presentare altro che le sue parole e ripetere i suoi gesti di misericordia. L'obbedienza aveva dato i suoi frutti. E possiamo immaginare lo sguardo affettuoso di Gesù mentre essi raccontavano quello che avevano operato. Erano felici; e anche un poco stanchi, come accade ad ogni vero "missionario" che dimentica se stesso per servire il Vangelo.
Al termine dei racconti Gesù dice loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco!". È una esortazione che suona vicina a questo tempo nel quale in molti ci si prepara al riposo o, forse ancor più, alla necessità di un silenzio per un serio ritorno alla vita interiore. Queste parole si possono applicare certamente a quei momenti di riflessione e di ritiro spirituale, ma forse soprattutto a quel "riposo" settimanale che è la Messa della domenica. Non so se la Liturgia domenicale ordinariamente è vissuta con questo spirito, ma se si dovesse cercare un testo evangelico per esprimere la spiritualità della domenica, queste parole di Gesù sono adattissime. Nella Messa domenicale siamo tutti condotti "in disparte", in un luogo diverso dalle ordinarie occupazioni, fossero anche quelle delle vacanze, per poter dialogare con il Signore, ascoltare una parola vera sulla vita, nutrirci di un'amicizia salda, ricevere una forza capace di sostenerci. Non si tratta di evadere dalla vita. L'incontro con il Signore nella domenica non separa dal tempo ordinario della vita, semmai fa come da cerniera tra la settimana passata e quella che sta per iniziare; è come una luce che illumina il tempo di ieri, per comprenderlo, e quello di domani, per tracciarne il percorso. È quanto accade nel racconto evangelico. Gesù e i discepoli salgono sulla barca per passare all'altra riva. Il momento della traversata sulla barca, tra una riva e l'altra, si potrebbe paragonare alla Messa della domenica, la quale appunto ci lega alle due sponde del mare, sempre affollate di gente bisognosa.
Le folle, quelle di allora e quelle di oggi, sono senza dubbio l'oggetto primario della missione del Signore e dei discepoli. È su di loro che si dirige la compassione di Gesù; per questo il Vangelo può notare: "era molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare". Lo stare "in disparte" nella Messa domenicale non significa una fuga, semmai un momento per irrobustire la compassione. Si tratta di ascoltare il Signore, di far scendere nel proprio cuore le parole della Scrittura che sono come un respiro più grande dentro il quale far riposare la mente; sono insomma una boccata d'aria pura di cui tutti abbiamo bisogno per pensare meglio, per sentire in modo più generoso, per recuperare le forze. L'inizio della settimana successiva deve trovarci rinfrancati nello spirito e più vicini al sentire del Signore.
Giunti all'altra sponda del mare c'è di nuovo la folla ad attenderli. Forse hanno visto il percorso della barca e intuito il luogo dell'approdo. Sono corsi in avanti e giungono prima di Gesù il quale, appena scende dalla barca, si trova di nuovo circondato. Scrive Marco: "Gesù vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore sbandate senza pastore". Giovanni Battista era stato ucciso da non molto tempo; e non c'era più nessun profeta. Rara era la Parola di Dio. È vero, il tempio era pieno di gente e le sinagoghe affollate; tanto da far dire a molti che la religione aveva vinto. Eppure la gente, i poveri e i deboli soprattutto, non sapevano su chi confidare, su chi riporre la loro speranza, a quale porta bussare. Nelle ultime parole evangeliche riecheggia tutta la tradizione vetero-testamentaria sull'abbandono del popolo da parte dei responsabili. Il profeta Geremia lo grida a chiare lettere: "Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio popolo". Sarà il Signore stesso a prendersi cura del suo popolo: "Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e le farò tornare ai loro pascoli". Il segreto di tutto ciò è nascosto nella compassione del Signore per il suo popolo. Questa compassione continua a spingerlo, appena sceso dalla barca, a riprendere immediatamente il suo "lavoro". È quel che chiede ai discepoli di ogni tempo.