Omelia (13-08-2006) |
don Marco Pratesi |
Credere o mormorare Il brano evangelico prende le mosse da una difficoltà dei giudei: essi non riescono a capire come Gesù possa pretendere di essere il "pane dal cielo". Pensano infatti di poter ridurre Gesù alla sola dimensione umana - il padre e la madre -, e la sua affermazione quindi suona loro come assurda. Gesù risponde affermando in primo luogo che per accogliere la sua testimonianza occorre essere attratti dal Padre, avere in sé il suo nascosto insegnamento. Andare a Gesù, credere in lui, non è in effetti questione di "carne e sangue", di capacità umane, ma azione del Padre che, mediante lo Spirito, nelle profondità del cuore insegna, suggerisce ed orienta. Nel caso specifico, il Padre spinge ad accogliere Gesù come pane di vita, a trovare in lui il proprio cibo: "Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia" (v. 50); "non come quello che i padri mangiarono, e morirono (=la manna). Chi mangia di questo pane vivrà in eterno" (v. 58). L'Eucarestia ci mette dentro una vita che è più forte della morte, e sulla quale la morte non ha potere. Siamo liberati dalla paura della morte. Non è solo il problema della paura della morte fisica: si tratta più ampiamente della spinta che produce ogni comportamento cattivo. L'idolo infatti mi domina attraverso la paura della morte, mi minaccia: se non gli obbedisco morirò, resterò spento, senza vitalità. L'idolo mi terrorizza: "se dai retta a Dio finisci nella morte". Sono così preso in mezzo tra gl'idoli e Dio, e non di rado cerco di tenermi buoni sia gli uni (beni materiali, piacere, ego) che l'altro. L'Eucarestia mi libera da questa tirannia costruita sulla paura: mi è dato infatti un pane di vita. Non devo arraffare la vita, bensì riceverla in dono; non devo sgomitare per conquistarla, ma aprire le mani per accoglierla. Il santo è colui che disattende gli ordini degl'idoli, perché il suo agire non è più determinato dall'ansia di procurarsi la vita da solo, ma dalla fiducia che essa gli è già gratuitamente resa disponibile in Gesù, pane disceso dal cielo. Celebrare l'Eucaristia è fare esodo, uscire dalla schiavitù degli idoli e della morte per camminare verso il volto del Dio vivente. Di fronte a questa proposta, chiediamo a Dio di non mormorare, ma di credere, perché "chi crede ha (già adesso) la vita eterna". All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia nutrimento per la vita eterna, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: Affidandoci con piena fiducia al Signore Gesù. chiediamo il pane per la vita di ogni giorno: |