Omelia (13-10-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Luca 11, 29-32 Non dobbiamo invidiare la generazione dei contemporanei di Gesù. Egli stesso la definisce "generazione malvagia" perché è ancora sotto lo spirito del maligno e chiede dei segni invece di convertirsi all'annuncio della sua parola. Egli si rifiuta di dare dei segni "fuorché il segno di Giona". Gesù sarà il segno della misericordia di Dio per tutti. Invece di chiedergli segni, bisogna convertirsi all'annuncio della sua morte e risurrezione. Se la fede è obbedire a Dio, il contrario della fede è la pretesa che Dio obbedisca a noi. E questo avviene quando si instaura con Dio un rapporto di ricatto, chiedendo sempre prove nuove e più grandi, senza decidersi a credere al suo amore. Dio ci concede dei segni per farci arrivare alla fede. Ma chi ne cerca ancora dopo essere arrivato alla fede, instaura con Dio un rapporto di ricatto invece che di fiducia. I segni che Dio ci dà rispettano sempre la nostra libertà, ossia non ci costringono mai a credere. Tutti i segni che Dio concede in Gesù si riassumono nel segno di Giona: egli fu segno di un Dio misericordioso e clemente, di grande amore, che si lascia impietosire (Gio 4,2). Gesù è il maestro di sapienza al quale i credenti possono rivolgersi sicuri di trovare maggior conforto di quanto ne ebbe la regina di Saba nell'ascoltare i responsi di Salomone. La salvezza dipende dalla nostra risposta all'annuncio di misericordia di colui che è più di Salomone e di Giona, al di sopra dei sapienti e dei profeti. |