Omelia (30-07-2006) |
don Roberto Rossi |
Il pane di Dio per tutti La moltiplicazione dei pani e dei pesci introduce il grande discorso di Gesù sul Pane di vita, riportato in tutto il cap. VI di Giovanni e che verrà proclamato lungo queste domeniche. Avremo modo, volta per volta, di approfondire i vari aspetti del mistero e del dono d'amore di Gesù presente nell'Eucarestia. Possiamo fare nostra la preghiera del messa che che ha queste parole: O Padre, che ci chiami a condividere il pane disceso da cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito. Difatti più che il termine "moltiplicazione" è molto più esatto il termine "condivisione". Il pane non può che essere spezzato, condiviso, distribuito. Il miracolo è proprio questo: quei cinque pani d'orzo e quei due pesci, distribuiti alla folla, riescono a saziare tutti e ne avanzano. Non si tratta di un pane comprato, non ci sono acquisti. All'origine di tutto c'è un dono: un ragazzo che mette nelle mani di Gesù quello che ha portato. Non moltiplicazione, non operazione magica, ma gesto consueto in ogni famiglia, "spezzare e condividere", gesto abituale tra persone che si vogliono bene. Siamo davanti a un racconto profondo e pieno di significato. Gesù ha attenzione, amore, compassione delle folle che lo seguono da giorni e si prepara a compiere un segno forte della sua potenza (un miracolo) per la loro vita. In questa sensibilità e compassione non agisce da solo, ma coinvolge gli apostoli; prima Filippo, poi Andrea, poi, nella distribuzione, tutti gli altri. Sempre Gesù chiede la nostra collaborazione nella vita spirituale e nel servizio per gli altri, specialmente per quelli che sono nel bisogno. E' molto significativa la generosità del ragazzo che a Gesù dà tutto quello che ha: i cinque pani e i due pesci. Non ha paura di perdere qualcosa: ha fiducia in Gesù, in quel Gesù che un giorno dirà ai suoi: "chi avrà lasciato... riceverà il centuplo e la vita eterna". E' bello pensare alla collaborazione che quel ragazzo ha dato a Gesù: con la sua generosità ha aiutato Gesù a fare un grande miracolo, a sfamare le folle stanche e affamate. E' il segno di ogni atto di amore nel cuore del cristiano; è il segno di ogni vocazione che offre la propria vita e le proprie cose perché il Signore porti avanti i suoi progetti di salvezza. Gesù poteva far scendere il pane e i pesci sul prato direttamente dal cielo, magari dopo aver pronunciato con fare misterioso qualche formula magica. La folla sarebbe rimasta a bocca spalancata. Invece no. Vuole partire dal contributo del ragazzino: cinque pani e due pesci. Un niente, per cinquemila uomini più le donne e i bambini: nemmeno una briciola per ciascuno. Eppure Gesù parte da lì: prende i pani e i pesci dalle mani del ragazzo e li distribuisce a quelli che si erano seduti, finché ne vogliono. E da quelle briciole scaturisce tanto ben di Dio da riempire dodici ceste di pezzi avanzati. Dodici! Come le tribù d'Israele, un simbolo dell'umanità. Come a dire: da quei cinque pani e due pesci tutta l'umanità si sarebbe potuta saziare. Gesù segue e svela la logica di Dio, come avevano fatto Eliseo e tutti gli altri profeti: Dio è generoso, immensamente generoso. Però, da padre buono e vero, vuole la nostra collaborazione. Ci sta vicino, ci aiuta a superare le difficoltà, ma esige che noi collaboriamo per quello che possiamo. È importante che mettiamo quel poco che abbiamo. Al resto pensa Lui. Questo il messaggio di Gesù. Quante volte, quando le cose ci sembrano superiori alle nostre forze - pensiamo alla miseria del mondo, soprattutto dei bambini... -, ci lamentiamo: «Perché Dio non fa niente?». Quante volte, di fronte alle disgrazie, ai lutti, alle situazioni di dolore e di sofferenza, diciamo: «Perché Dio non interviene?». Quante volte, di fronte alle difficoltà che incontriamo con noi stessi, nella famiglia, nel lavoro, ci viene da dire: «Ho pregato tanto, ma Dio non mi ha ascoltato, non mi ha aiutato». Proviamo a pensare: li abbiamo tirati fuori i nostri cinque pani e due pesci? Forse no. Sembrandoci inadeguate le nostre risorse, abbiamo preteso che facesse tutto Dio. Se le avessimo messe le nostre risorse nelle sue mani, si sarebbero moltiplicate. E certamente dobbiamo chiedere perdono perdono! Perché cinque pani e due pesci ce li abbiamo tutti. "Gesù prese i pani e i pesci e li distribuì, finche ne vollero". I doni di Dio sono sempre abbondanti, il suo amore infinito, la sua bontà eterna. Tante volte non ce ne accorgiamo, non ci pensiamo, ma è così! Poi vuole che nulla vada perduto. Non si possono sciupare i doni di Dio, soprattutto quando possono essere utili o necessari ad altre persone, come il cibo. La gente che ha mangiato i pani del miracolo, arriva ad esprimere un grande atto di fede: "Questo è il profeta che deve venire nel mondo!". Davanti a Gesù quello che conta è la fede. Egli desidera che la gente non si fermi al miracolo materiale, ma che creda in Dio, alla vicinanza continua di Dio, al suo amore per le sue creature. E con la moltiplicazione dei pani vuole preparare l'umanità ad accogliere il dono più grande del suo amore, l'Eucarestia, il dono che Lui fa di se stesso nel pane vivo, per la vita del mondo, per la vita eterna. Tutto questo Gesù lo vive nell'intimità della preghiera, del suo rapporto col Padre. "Si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo". Le cose grandi, come i doni di Dio, non sono alla ricerca dello spettacolare, ma sono cose del cuore: lì dove si ama, si soffre, si crede, si spera. S. Paolo nella sua lettera ci ricorda che siamo chiamati a comportarci in maniera degna della nostra vocazione; a vivere consapevoli che siamo un solo corpo, che c'è «un solo Signore, un solo Spirito, un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti». Siamo chiamati, cioè, a creare pace, fraternità, perdono, benevolenza, uguaglianza, giustizia. Un impegno che sembra superiore alle nostre forze. Però le nostre forze basteranno e avanzeranno se non lasciamo nella bisaccia i nostri cinque pani e due pesci, ma li tiriamo fuori e li mettiamo nelle mani di Gesù. Vogliamo esprimere a Gesù il ringraziamento per questo miracolo e per tutti gli insegnamenti che abbiamo ricevuto in questo brano del vangelo. Soprattutto gli diciamo grazie per i miracoli spirituali che offre alla nostra vita, alla Chiesa, all'umanità, specialmente per la sua presenza, il suo amore, la sua grazia, la sua forza che continuamente ci dà nell' Eucarestia, in ogni messa che celebriamo, in ogni comunione che facciamo. |