Omelia (06-08-2006) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
E' domenica, il giorno del Signore, la Pasqua del Signore. Gesù ancora una volta, come sempre, siede a tavola con noi, radunati attorno alla mensa, ci nutriamo della Sua parola, del Suo corpo, del Suo sangue, possiamo diventare simili a Lui. Nutriti del Suo Spirito, in completa armonia con Lui e con i fratelli, possiamo disporci e prepararci in questo primo giorno della settimana a sopportare i piccoli calvari delle difficoltà quotidiane, sofferenze nel fisico e nei rapporti con i vicini (moglie/marito, figli, genitori..) e con i lontani. Non è vana speranza quella di uscire vincitori da ogni confronto, saper volgere al bene, trovare la positività in ogni situazione, non è vana speranza perché Gesù dopo aver amato i suoi in tutti i modi, dopo aver offerto la vita, dopo essere morto per noi sul calvario è Risorto. Ciascuno che ha partecipato all'Eucaristia, esce come risorto. Risorto a nuova vita, disponibile agli altri, concedendo tempo, attenzione, soldi, è uscire dal tempio di pietra, ma non dalla chiesa comunità di fedeli, uscire per andare ad incontrare con amore, pazienza e solidarietà quelli che sono fuori, nel mondo. Chi non esce dal tempio con tale impegno, non ha capito la Parola di Dio, non ha capito e accolto il dono di Dio, ha perduto il suo tempo è "apparire ma non di essere". Uscire trasfigurato, uomo nuovo, che comunica in modo nuovo, che cammina su una via nuova che conduce ad una vita nuova, che va " sempre oltre". ...ECCO APPARE SULLE NUBI DEL CIELO, UNO SIMILE AD UN FIGLIO DI UOMO...(Dn 7,13) Gesù usa frequentemente l'espressione "figlio dell'uomo" recuperando e applicando a se stesso i significati che nel primo testamento aveva tale espressione, "figlio d'uomo" sinonimo di essere umano, Gesù afferma di essere vero uomo, del tutto simile agli altri uomini, di provare gli stessi sentimenti, le stesse tensioni e le stesse tentazioni dei suoi fratelli, di essere però capace, con l'aiuto del Padre, di non cadere nel peccato. E' invito, insegnamento ai fratelli perché lo imitino e sappiamo superare gli ostacoli alla perfezione, con impegno personale e affidandosi (abbandonandosi) al Padre. Debolezza e finitezza che sono proprie dell'uomo, ma non portano necessariamente alla sconfitta perché si è "Figli" e il Padre non abbandona mai i figli. Nel primo testamento è anche evocato "figlio dell'uomo" colui che è "il messia", l'unto del Signore. Gesù è chiamato Cristo/l'Unto in parecchi passi del nuovo testamento, San Paolo nella lettera ai Tessalonicesi usa il termine Cristo non come nome, ma come titolo, nella lettera ai Romani, identifica Gesù come chi realizza le attese degli ebrei del tempo, e dei cristiani di tutti i tempi, Gesù è l'unto, il salvatore, il liberatore. Il passo di Daniele profetizza l'incarnazione di Gesù, "simile ad un figlio d'uomo", la sua vita terrena di condivisione con i fratelli, e la sua "elevazione" (crocifissione, morte e risurrezione) e la sua entrata nella "gloria del regno" ed il suo potere, gloria e regno su tutti i popoli, nazioni, lingue, regno che non avrà mai fine. ...GIUSTIZIA E DIRITTO SONO LA BASE DEL SUO TRONO...(Sal 96) Leggendo – recitando – cantando – meditando questo salmo si fa memoria, la Parola di Dio è incisiva, è spada a due tagli, che penetra in profondità e fa emergere il vero volto, la vera "immagine", che è posta nel cuore d'ogni uomo che si pone in "ascolto". Il regno di Dio, del vero Dio, è fondato sulla giustizia e sul diritto. Dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno per vivere dignitosamente. Rispettare il diritto d'ogni uomo, a non essere discriminato per il colore della pelle, per il ceto, la razza o la religione, diritto alla dignità figlio di Dio e fratello. La preghiera dei fedeli sale al cielo come richiesta a Dio per avere la forza (la grazia) di vivere la giustizia-diritto amore per gli altri, come impegno personale ad attuare e realizzare nella vita "il dono di Dio" perché "la terra esulti e gioiscano le isole tutte" e nessuno possa dire o pensare che il credente adora un idolo o un feticcio. ...CARISSIMI NON PER ESSERE ANDATI DIETRO A FAVOLE ARTIFICIOSAMENTE INVENTATE VI ABBIAMO FATTO CONOSCERE LA POTENZA E LA VENUTA DEL SIGNORE NOSTRO GESU' CRISTO MA PERCHE' SIAMO STATI TESTIMONI OCULARI DELLA SUA GRANDEZZA...(2 Pt 1,16) Pietro da questa bella testimonianza. Per non essere creduto un adoratore di un idolo, del frutto della sua fantasia, puntualizza con ferma decisione, che ciò che è predicato e annunziato è stato visto e vissuto dalla comunità dei primi apostoli. Gesù, vissuto fino a pochi anni prima in Palestina e a Gerusalemme, realtà riscontrabile dagli uomini del tempo, contemporanei e conterranei, di Gesù e di Pietro ha ricevuto onore e gloria da Dio Padre il quale lo ha accreditato presso la comunità degli uomini: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". Il Cristo-Messia, l'unto del Signore, ha preso corpo, si è incarnato, ha camminato per le strade della Palestina, beneficiando uomini e donne e compiendo "segni" che lo manifestavano come "il Figlio d'uomo" di cui parlavano le scritture e i profeti. Dopo duemila anni di tradizione ininterrotta ancora oggi si può dar fede alla Parola di Pietro e avere la certezza che il Padre ha avuto misericordia dei figli ed ha mandato Suo Figlio, fratello degli uomini a liberarli dalla loro estrema schiavitù, il peccato che li rende incapaci di fare il bene per cui sono stati creati e che sentono di dover fare. ...PIETRO DISSE A GESU': "MAESTRO, È BELLO PER NOI STARE QUI; FACCIAMO TRE TENDE, UNA PER TE, UNA PER MOSÈ E UNA PER ELIA"...NON SAPEVA INFATTI COSA DIRE...(Mc 9,5) Nel Vangelo di Luca si legge: Egli (Pietro) non sapeva quel che diceva. (Lc 9,33) Gesù prende con sé non solo Pietro, Giacomo e Giovanni ma ogni uomo/donna che voglia seguirlo in un luogo alto e appartato per capire meglio la realtà del suo essere. Avere il coraggio, la forza e la volontà di allontanarsi per un poco dal frastuono e dalle preoccupazioni/occupazioni della vita moderna, e quotidiana, porsi in ascolto, vedere, meditare, riflettere, pregare, (lectio divina) è nel silenzio che Gesù "appare in vesti bianchissime". Bianchissimo, colore che indica la purezza, la trasparenza, la verità della Parola che Gesù trasmette. E' un messaggio che deve essere ascoltato lontano dal frastuono, devono essere trovati spazi di tempo e luoghi adatti per dedicarsi alle letture meditative, all'ascolto della Parola, la conoscenza delle scritture è la strada maestra per conoscere Gesù. Ricordarsi sempre che quando preghiamo siamo noi che parliamo a Dio, quando leggiamo, ascoltiamo, meditiamo la Scrittura è Dio che parla a noi. Non rimanere "sul monte" come è tentato di fare Pietro che:...non sapeva quello che diceva..., "sbagliava...diceva una fesseria". Sul monte non c'è più nessuno, c'è solo Gesù che invita a scendere, a rituffarsi come uomini nuovi, come uomini "risorti" nella confusione del mondo, delle diversità, degli scontri, dei contrasti tra gli uomini per portare la pace e la giustizia. L'imitazione di Gesù, per essere vera, non può fermarsi e limitarsi al "salire sul monte ed ascoltare" ma scendere a "fare", Gesù incarnandosi passa nel mondo "annunciando" la buona notizia, il Padre vi ama e "facendo" (sanava, perdonava). Gesù ancora oggi passa nel mondo con il suo corpo e le sue membra (la chiesa, gli uomini) per compiere miracoli, per mezzo degli uomini. Gesù si fida, ha fiducia negli uomini, Dio buono ha creato gli uomini "buoni" e liberi, Gesù invitando gli uomini a "scendere" dal monte si impegna a sostenerli perché facciano buon uso della libertà, risorgano sempre dalle loro cadute ed aiutino i fratelli nella necessità, a diventare "figli di Dio nel Figlio Gesù" solamente così si può capire cosa significa: "risorgere dai morti". REVISIONE DI VITA 1. Come festeggio la domenica? 2. Partecipare all'Eucaristia è un dovere o un atto di amore? 3. Credo veramente o penso di seguire delle favole? 4. Credo che il Signore mi aiuta a "risorgere"? Commento a cura di Michele Colella – Genova |