Omelia (13-08-2006)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


Domenica giornata di riposo dal lavori servili, giornata da dedicare al ringraziamento, all'Eucaristia, alla messa. Liberarsi dell'affanno del "fare" le cose che "servono", dalla materialità del lavoro manuale e/o intellettuale, della professionalità, studio, giornata di riposo da dedicare alla ricerca spirituale per salire verso l'alto e contemplare con spirito libero il significato e il senso dell'affannarsi per il ciò che "finisce", perisce, capire il senso del messa-ggio per poterlo trasmettere nel modo giusto.
Domenica che fa germogliare e fiorire i semi della "contemplazione", fa guardare "in alto" per apprezzare i doni che sono elargiti e che l'impegno responsabile del lavoro e del servizio rendono sempre più disponibili a tutti. Domenica, non come ultimo giorno della settimana, ma come primo della settimana che viene. Primo giorno di risurrezione, le cose vecchie sono passate, guardare al futuro con ottimismo, con spirito creativo, Cristo è risorto e precede tutti sulla strada di Emmaus, nutre tutti spezzando il pane del suo corpo, infonde in tutti il calore (arde il cuore) speranza e certezza. (amen = è così)
Domenica dedicata all'ascolto della Parola e alla comunione eucaristica. Comunione che è vera se protende i bracci della croce personale verso "l'alto", in unione-rapporto-comunione con Dio Padre, figlio, Spirito e verso l'orizzontalità dei fratelli.
Eucaristia è passare dal "dire al fare", accoglienza e forza che è donata dal Cristo crocifisso, così come Lui è risorto così ogni credente-fedele può morire da una vita insignificante della settimana trascorsa ad una esistenza piena e totale, creativa-contemplativa nella settimana che inizia. E' risposta alla chiamata del Padre: "Eccomi". Uscire dall'Eucaristia raggianti per la Parola ascoltata per il Corpo di Cristo ricevuto e preparare ad una nuova settimana di lavoro da svolgere con vigore e santità per il bene di tutti, famiglia e società.
Ciò è possibile se la domenica "si riposa".

...(ELIA) DISSE: "ORA BASTA, SIGNORE! PRENDI LA MIA VITA PERCHE' IO NON SONO MIGLIORE DEI MIE PADRI"...(1 Re 19,4)
Elia con questa frase riassume tutta la fatica e il dramma di ogni uomo di tutti i tempi. E proprio un (pro)-efeta, un uomo che "parla" che apre il suo animo e rivela la sua stanchezza. Lui, come ogni uomo ancora oggi, scopre i suoi limiti, scopre che il suo operare per il bene per aiutare gli altri è faticoso, che non sempre si trova una risposta adeguata per svolgere al meglio il proprio impegno di servizio, nella famiglia, nella società, nell'ecclesia. La tentazione è quella di abbandonare la partita, non si è migliori dei propri padri, deposta la superbia, arroganza, autosufficienza, ci si scopre "piccoli" a confronto delle ingiustizie a cui si dovrebbe mettere rimedio e della protervia dei "fratelli" che non collaborano, anzi "remano contro". Basta, sedersi sotto un albero ed aspettare la fine. Da dove viene l'aiuto? Un messaggio di Dio, un'angelo, si avvicina ad ogni uomo stanco e spossato e offre l'aiuto di Dio. Offre focaccia, pane, aino, l'eucaristia, perché chi l'accoglie possa ricevere la forza di continuare il suo compito, il suo cammino, svolgere la sua missione, il compito per cui è stato invitato nella famiglia-società-chiesa, per rendere migliore "l'umanità" degli uomini/donne, dare il coraggio e l'entusiasmo per camminare fino "al monte di Dio" l'Oreb che è davanti a tutti gli uomini.

...IL TUO PANE, SIGNORE, SOSTIENE I POVERI IN CAMMINO...(Sal 33)
Il salmo da leggere, recitare, cantare, meditare svolge in poesia i concetti e la realtà che si riferiscono all'aiuto che Dio dona gratuitamente ai suoi "poveri". Dio non ha creato l'uomo "povero" lo ha fatto immediatamente ricco, lo ha fatto "a sua immagine e somiglianza" è l'uomo che "strada facendo" ha perduto, sperperato (il figlio prodigo) le sue ricchezze. Il Padre ama ancora e sempre il figlio povero e rinnova il suo aiuto, da forza, fiducia e coraggio al figlio, lo fa nuovamente ricco, in Cristo e con Cristo, l'uomo è deificato, mangia "il pane degli angeli". Il figlio deve solo farsi trovare dal Padre che gli va "in-contro" per accoglierlo e ricoprirlo di ogni bene, si alza per questo il canto del figlio-salmista "benedizione–lode–gioia–esultanza, il Signore, il Padre, è buono, ascolta il povero che grida".

...SIATE INVECE BENEVOLI GLI UNI VERSO GLI ALTRI, MISERICORDIOSI, PERDONANDOVI A VICENDA COME DIO HA PERDONATO VOI IN CRISTO...(Ef 4,32)
Paolo in pochi versetti, richiamati nella lettura odierna, indica agli Efesini e a tutti i cristiani venturi fino ad oggi nel mondo, come rispondere adeguatamente all'aiuto, (al pane) che il Padre dona ai figli in modo del tutto gratuito.
Il salmista invitava a pregare, lodare, ringraziare Dio del dono del "pane", Paolo affianca alla preghiera i sani rapporti tra i fratelli. Ancora una volta verticalità e orizzontalità si incontrano, la verticalità sostiene, rende possibile l'orizzontalità, il non perdersi di coraggio e "sedersi sotto un albero".
Paolo sottolineando: "benevolenza–misericordia–perdono vicendevole tra i fratelli, interpreta in modo sublime l'aspettativa del Padre.
Ogni padre terreno è certamente contento, felice, commosso del rispetto – attenzione-ringraziamento che ogni figlio ha nei suoi confronti, ma la gioia più bella e piena è quella di constatare che "i fratelli si vogliono bene". Questa è la prova che i figli amano il Padre: " i fratelli si amano – si aiutano- si sostengono tra loro". Ancora una volta pace, giustizia, rispetto della dignità di ogni uomo-donna-vecchio/a è l'apice dell'amore di Dio e dell'amore verso Dio.

..."IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO. SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRA' IN ETERNO E IL PANE CHE IO DARO' E' LA MIA CARNE PER LA VITA DEL MONDO..." (Gv 6,51)
Gesù con l'espressione: "Io Sono" evoca il nome che non può essere dato a Dio. Mosé chiede a Dio il Suo nome e Dio risponde "Io sono". Ogni nome ne limita la vera sostanza infinita, indicibile essenza, realtà, consistenza di Dio.
Gesù però introduce con l' affermazione "Io sono" una parabola, si paragona, cerca di farsi capire e conoscere, con una similitudine: " Io sono il pane". Gesù si fa pane, pane vero ed efficace per la vita spirituale. Così come la manna nel deserto e come il pane quotidiano fanno vivere il corpo così il pane spirituale, fa sì che le opere che l'uomo compie siano opere buone al servizio del prossimo. E' pane che si fa carne, che è congeniale all'uomo che lo assimila, non il Corpo diventa uomo, ma l'uomo diventa Corpo, Corpo di Cristo, Cristiano. Solamente mangiando la Sua carne l'uomo può amare i fratelli come Lui li ha amati, donando (consegnando) la sua vita, offrendola perché l'uomo possa ricostruire un mondo migliore. Per uscire dalla spirale dell'odio, dell'ingiustizia, è necessario immergersi (battesimo) nella realtà divina, nutrirsi (eucaristia) del pane del Verbo e dimorare in Lui. L'uomo e il mondo possono così rinascere (risorgere) a vita nuova che è umana esperienza di vita eterna.

REVISIONE DI VITA
1. L'Eucaristia mi dona la forza di operare il bene?
2. Sono portatore di ottimismo?
3. Chi sono i miei fratelli?
4. Credo che l'Eucaristia sia nutrimento spirituale?

Commento a cura di Michele Colella – Genova