Omelia (18-10-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Luca 10,1-9 Questo brano di vangelo ci vuole ricordare che anche i discepoli sono stati incaricati e inviati dal Signore ad annunciare il regno di Dio. Il numero settantadue ricorda i popoli della "tavola delle nazioni" nel libro della Genesi; capitolo 10, in pratica tutti gli uomini della terra. I missionari di Cristo vanno a due a due per dare maggior credito alla loro predicazione, perché nella testimonianza di due o tre c'è la garanzia di ogni verità (cfr Dt 17,6; 19,15), Rispetto all'estensione del campo e del raccolto che si annuncia, il numero degli operai del vangelo è sempre esiguo. Bisogna andare con urgenza e andare tutti. I verbi sono imperativi: "pregate" e "andate" (V.3). La missione degli inviati non è facile, come non è stata facile per Gesù. I messaggeri del vangelo sono per definizione portatori di buone notizie (cfr Is 52, 7-9). Gesù li paragona agli agnelli, simbolo di mansuetudine, che devono andare in mezzo ai lupi, cioè in mezzo agli uomini violenti e assassini. Il loro compito è quello di portare a tutti, casa per casa, la benedizione e la pace. Gesù manda i suoi discepoli come il Padre ha mandato lui (cfr Gv 20,21). La missione nasce dall'amore del Padre per tutti i suoi figli e termina nell'amore dei figli per il Padre e tra di loro. L'inizio di questo brano di vangelo ci invita a grandi cose: "La messe è molta" (v.2), cioè tutta l'umanità attende da noi il gioioso annuncio che Dio è Padre e vuole che tutti gli uomini siano salvati. Chi conosce il cuore del Padre è sollecito verso tutti i fratelli. |