Omelia (15-08-2006) |
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Il viaggio di Maria Il viaggio di Maria. "In quei giorni si mise in viaggio verso la montagna": Luca nel suo racconto vuole suggerirci come per Maria comprendere la sua vocazione, la sua missione, e rendersi conto che lo Spirito di Dio abita in lei, significhi subito cominciare una nuova strada, mettersi in cammino. Il dono di Dio diviene in lei subito un viaggio, un viaggio verso gli altri, fuori di casa, fuori dal proprio villaggio, fuori dalla propria famiglia appena costituita. Un viaggio nel quale lei si lascia condurre, come la Chiesa, da Dio in qualunque direzione egli voglia. La vita di Maria è ormai condotta da un altro, è formata dall'alto, da un'ispirazione che viene dall'alto, dallo Spirito Santo, e non per sua spontanea volontà. Non finirà più quel viaggio, sarà lungo quanto la vita stessa, e vivrà tappe diverse. Incontrerà molte persone, a partire da Elisabetta e Zaccaria, come ci dice questa pagina lucana. Incontrerà Simeone, Anna, ma poi soprattutto incontrerà suo figlio Gesù: strano viaggio quello di Maria, che dopo aver vissuto per anni nella conoscenza e nell'intimità con suo figlio dovrà rendersi conto di doverlo ancora incontrare veramente, dovrà cambiare il suo sguardo su di lui, su quel figlio donatole da Dio. Lo dovrà incontrare in maniera diversa da come se lo aspettava, a partire da quando dodicenne lo sente per la prima volta affermare con molta forza il primato della sua appartenenza a Dio e la priorità della propria vocazione su ogni legame. Viaggio duro, quello di Maria, a partire da quel giorno. Duro e a volte oscuro, quando sono arrivati i giorni dell'incomprensione nei quali anche lei ha dovuto, come Abramo, partire dietro al Figlio senza sapere dove andava. La disposizione fondamentale di Maria è stata la docilità alla volontà di Dio che ti spinge sempre in avanti. Ha fatto qualsiasi cosa Gesù abbia detto, lo ha seguito dovunque lo Spirito lo abbia sospinto, anche per le vie paradossali cantate nella preghiera del Magnificat che oggi ascoltiamo nella liturgia. Condurre a questa docilità è il compito fondamentale di Maria nella Chiesa, della cui fede è modello e realizzazione eccellente. Anche nella chiesa, infatti, riecheggia il mistero dell'ancella del Signore, di colei che acconsente al dono d'amore della vita trinitaria e gli permette di plasmarla e di condurla per un viaggio nuovo. Oggi la festa dell'Assunta ci ricorda che la vita di Maria, e la vita di ogni cristiano, è un viaggio e non un naufragio. Un cammino che non è senza meta, senza approdo, perché esiste un senso, una direzione, uno scopo verso cui tutto cammina, e quella meta benedetta è una vita che non finisce più. La meta del suo viaggio. Che cosa contempliamo oggi? Oggi leviamo gli occhi all'esito ultimo, definitivo, pieno, della vocazione di Maria, della sua intera esistenza. La fede ci dice che questa sua esistenza era avvolta sin dall'inizio da un dono di grazia che la precedeva e la sosteneva, perché lei era la "colmata di grazia". C'era, nella trama della sua esistenza, sin da quando è stata intessuta nel grembo di sua madre, una presenza avvolgente, misteriosa, ma reale, di Dio. Ma poi c'è stato un altro dono, sceso anch'esso dall'alto, un dono che Maria ha accolto nella sua vita quotidianamente, con la sua fede, fidandosi di Dio, e che ha costruito, giorno per giorno, un legame vitale, una adesione tra lei e suo figlio, molto più grande del legame biologico che pure c'era, come c'è tra ogni madre e ogni figlio. Oggi ci viene dato di contemplare un terzo aspetto del dono che le è stato fatto, e che si è posato su di lei alla fine della sua esistenza, quando ha compiuto il cammino dei suoi giorni e i suoi piedi hanno cessato di camminare. Ma i primi due doni, per così dire, avevano una misura e una ragione, uno scopo: erano misurati sulla missione che questa donna doveva compiere, che era quella di dare alla luce il Messia di Israele, il Figlio di Dio fatto uomo. Il terzo dono no! E' senza misura, senza nessuna proporzione, senza ormai più nessun confine. Non è un premio, quasi che Maria non potesse che compiere così la sua vita. E' un regalo. Perché nessuna creatura umana può meritarsi come premio la vita eterna. La si può solo accogliere come un regalo dell'iniziativa libera ed amante di Dio. Noi non lo sappiamo nemmeno dire, e diciamo che è stata "assunta" in cielo, che è risorta con il Figlio, come il Figlio. Per esprimere la pienezza di questo dono diciamo che ora è viva in corpo e anima, con tutta l'interezza del suo essere, in Dio. Insomma, proviamo ad affidare alle nostre povere parole il compito di esprimere quale dono grande le ha fatto Dio alla fine, ma in verità non sappiamo dirlo. L'orizzonte è troppo lontano, è troppo alto, fonda le sue radici nel mistero stesso dell'amore infinito di Dio. Vive: diciamo così. Maria vive, è viva, perché legata a colui che è vita eterna, incessante, infinita. E se i primi due doni hanno esigito una risposta da parte di Maria, erano un appello alla sua libertà, le hanno chiesto di scegliere, di viaggiare, di decidere, questo terzo dono ora non attende più risposta, supera ogni possibilità di risposta, è una inondazione a cui non può essere messo più nessun argine, un mare che sempre sgorga e sempre rifluisce senza più posa, senza più bisogno di niente. Straordinaria è stata la risposta di Maria ai doni che nella vita il Signore le aveva fatto, ma molto più straordinario è il compiacimento, il rallegrarsi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nel cielo. L'assunzione di Maria è la sua partecipazione alla gloria del Figlio, è la risposta piena, totale, sovrabbondante con cui il Creatore fa eco alla risposta radicale della creatura Maria. Tutto ciò ci è donato, è per noi: perché? Perché ci viene ricordato il nostro destino. La sua sorte è quanto ci attende tutti, è quanto speriamo per noi e per il mondo intero. Se per Maria questo dono è giunto prima, è per la nostra consolazione e la nostra speranza. La realtà della morte, l'esperienza del tempo che passa, l'aspettativa dell'eternità: sono tutte esperienze che oggi facciamo nel mistero, nella fede che non vede ancora nulla, sono come delle soglie sulle quali ci affacciamo cercando una risposta. In Maria, sappiamo che quella risposta che stiamo cercando si è già realizzata, per lei è già piena, già vissuta, già disvelata. La festa dell'Assunzione ci è donata per ricordarci che noi siamo fatti per vivere per sempre, e che la meta del nostro cammino non è il nulla, il buio, il vuoto, ma la luce, il cielo, l'amore più forte di ogni morte. Oggi la liturgia della chiesa ci ricorda: "Tu sei fatto per il cielo". Sei dentro quel movimento che Paolo ricorda ai cristiani di Corinto nella 2a lettura, un movimento di vita iniziato con la resurrezione di Gesù, e che ormai non si ferma più fino a quando ogni donna, ogni uomo, ogni essere umano, non vi sarà entrato definitivamente: tutti riceveranno la vita in Cristo, poi quelli che sono di Cristo. E chi è di Cristo? Il vangelo dice che tutto è stato messo dal Padre nelle mani di Gesù, tutto è stato affidato alla sua missione, tutto perché si realizzasse la promessa: "Nella casa del padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato, e vi avrò preparato un osto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io" (Gv 14, 2-3). Commento a cura di Giampiero Ialongo |