Omelia (13-08-2006)
Comunità Missionaria Villaregia (giovani)
Giocarsi la vita nella fede

Il discorso sul pane di Gesù nella sinagoga di Cafarnao si snoda attraverso due elementi sempre uniti tra loro: la mia carne - il mio sangue; se non mangiate - se non bevete. Anche in questa domenica Gesù ci porta dal piano del sentire a quello del credere. Per ascoltare il discorso di Gesù e comprendere quanto Egli ci vuole rivelare dobbiamo porci sul piano del credere, sul piano della fede. Chi crede, dice Gesù, ha la vita eterna. Il cristiano vive nella fede. Si gioca tutto in un atto di fede. Il questi ultimi tempi sono moltissime le persone che sperano di vincere l'enalotto, sempre più hanno successo le trasmissioni dove si gioca e si vince "qualcosa". Forse non ci rendiamo conto che abbiamo già ricevuto un biglietto premio valido per la vita eterna, quindi qualcosa che vale molto di più di qualsiasi vincita terrena. Sta a noi giocare in modo vincente: investire la nostra vita con Gesù, ci permette di vincere la vita eterna. Basta credere, il biglietto è gratis. Gesù ha già conquistato per noi la salvezza e ce l'ha data. Condizione necessaria per ottenerla: credere in Lui. La fede, nella quale Gesù ci ha salvato, non ci permette di cercare altri mezzi di salvezza. E' come se per salire su un palazzo altissimo, facessimo le scale anziché prendere l'ascensore che è a nostra disposizione. L'Eucaristia è quest'ascensore che ci porta al Padre. L'unica cosa che dobbiamo fare è prenderlo con fede, perché ci porti lassù in Alto.

Ma cosa significa CREDERE? La fede ha tre aspetti:
1. Credere: non si limita a credere in Dio, bensì significa credere a Dio, che è una cosa molto diversa. Il fatto di credere in Dio non comporta nessun merito, perché anche satana crede in lui. Credere a Dio significa che l'uomo si affida totalmente e incondizionatamente a Lui. Non significa credere in qualche cosa, ma in Qualcuno, credere alla Sua Parola.
2. Confidare: rappresenta la certezza che Dio agisce secondo le sue promesse. Non secondo le nostre colpe o i nostri meriti, ma secondo i meriti di Gesù sulla croce. E' la sicurezza di cose che non vediamo, ma che riusciamo in qualche modo a percepire. E' la fiducia che dà la pace al bambino, che sta tra le braccia forti e amorose di suo Padre.
3. Dipendere: la fede ci porta ad obbedire a Dio, altrimenti non è fede. La fede che salva è quella che ci vuole sottomessi, non per obbligo o per timore verso Dio, ma è quella che ci porta ad obbedirgli come ad un padre che ci ama e vuole il meglio per i propri figli. Infine la fede ci porta a vivere secondo quello che crediamo altrimenti si rischia di ridurla a un'ideologia, una teoria o un sentimento. La fede, infatti non è sentimento, né si può misurare attraverso l'emozione o l'autosuggestione. E' una decisione totale dell'uomo che coinvolge tutto il suo essere e tutta la sua persona.
Mangiare il pane che Gesù ci offre, cioè la sua stessa vita, è credere che in quel pezzo di pane Lui è Presente, è lasciare che sia Lui a prendere in mano la nostra vita, lasciare che L'Eucarestia ci trasformi in Gesù.

Anche nella fede i poveri ci sono maestri. Ester vive a Lima, ha 35 anni, tutti la conoscono per la sua gioia di vivere. Suo marito, Pedro, è autista di veicoli pesanti. Carlos, 16 anni, Raúl, 12 anni e José, 5 anni, sono i loro tre figli. La famiglia di Ester e Pedro è una delle tante famiglie per le quali è normale affrontare le difficoltà quotidiane per la sopravvivenza. Il lavoro, come sempre, scarseggia e in questo periodo non si trova neppure qualche occupazione alternativa. Una domenica mattina Ester ci racconta:
"Ieri in casa non avevamo niente da cucinare. La piccola riserva di denaro era finita da tempo e nessuno di noi ha mangiato. Ciò che mi strappava il cuore era il pianto del piccolo José. Tutto il giorno mi si avvicinava chiedendomi un pane: 'Tengo hambre, mamà', (Ho fame, mamma) mi diceva tra le lacrime.
Mio marito non sopporta tale impotenza. In questi momenti si chiude nel silenzio o esce di casa. Sente la responsabilità di padre e di sposo, dell'uomo che ha il dovere di procurare il cibo per la sua famiglia ma che non può farlo. Si sente un fallito. Nostro figlio maggiore è uscito a giocare a calcio con gli amici. So che lo fa per non pensare allo stomaco vuoto. Le ore passavano senza che nulla cambiasse. E' arrivata la sera, il momento di cenare, ma la dispensa rimaneva vuota. Ho pensato di riunire tutti i miei figli per pregare.
José mi tirava nervosamente la manica della camicia, ripetendo: 'Tengo hambre, tengo hambre'. Raúl mi ha abbracciato forte, dicendo: 'Non piangere, mamma, non importa se oggi non possiamo mangiare. Abbiamo cenato ieri. Ci sono, invece nel mondo tanti bambini che non mangiano per giorni e giorni. Noi stiamo bene e possiamo ringraziare Dio perché siamo tutti insieme, uniti e Gesù è con noi'. Il mio piccolo Raúl di 12 anni aveva ragione, la nostra mensa, apparentemente vuota, era in realtà riempita dalla presenza del Signore. Abbiamo pregato per tutti i popoli del mondo ai quali manca il pane quotidiano. Alla fine ci siamo sentiti più tranquilli, sereni. Il Signore era stato il nostro alimento.
Questa mattina mi sono alzata con la preoccupazione di cominciare un nuovo giorno senza risorse. Mentre stavo cercando di prendere una decisione, qualcuno ha bussato alla porta. Con grande sorpresa mi sono trovata davanti una vicina alla quale l'anno scorso avevo fatto un piccolo prestito. La signora mi ha porto un pacchettino avvolto in un pezzo di carta: 'E' il denaro che mi ha prestato, Ester. Scusi se solo adesso sono riuscita a restituirlo. Grazie. Che Dio la benedica'.
Sono rimasta senza parole.
Il nostro Padre del cielo ha mandato la vicina proprio oggi perché sapeva che avevamo bisogno.
Senza pane possiamo sopravvivere, ma senza Dio sarebbe impossibile!"


E per concludere una domanda: se il cristiano vive di fede, qual è il tuo ultimo atto di fede? A quando risale? Se non trovi una risposta, forse spiritualmente stai morendo e allora l'Eucaristia e la fede in Gesù presente in essa, può aiutarti a riprendere un po' di forze e compiere chissà il tuo primo atto di fede cosciente. Buona settimana. E.G.