Omelia (15-08-2006) |
don Roberto Rossi |
15 agosto 2006: O giorno davvero mirabile! E' Ferragosto, la celebrazione del riposo giusto, quasi il culmine di un cammino in salita e l'inizio della ripresa. Ma soprattutto è la festa dell'Assunzione di Maria Ss. in cielo. In questa festa voluta dall'uomo per celebrare, in un certo senso, il culto del corpo, la Chiesa si accompagna non per distogliere o disturbare, ma per proporre, attraverso la figura di Maria assunta in cielo, il progetto che Dio ha sulla nostra persona umana. La Madonna la pensiamo nel cielo, coronata di stelle e attorniata da angeli. Ed è giusto. Ma non dimentichiamo un elemento importante, quello che ci lega indissolubilmente a lei: è creatura come noi, scelta da Dio per essere la madre di Gesù e degli uomini. E Maria ha realizzato quest'unica e straordinaria missione vivendo in semplicità e silenzio, passando del tutto inosservata, svolgendo il ruolo di sposa e di mamma. Nella sua vita non c'è mai stato un miracolo, una predica dotta, una rivelazione particolare. Nulla. La sua vita a Nazaret non si è discostata dalla condizione quotidiana di ogni persona di quel tempo: fatica nel lavoro, umiltà e povertà, sofferenza, gioia familiare. Ma dove sta, allora, la sua grandezza? Grande fiducia e abbandono in Dio, senza riserva o tentennamenti. In lei si può rispecchiare ciò che Dio compie in coloro che vivono del suo amore. E i suoi privilegi? Era stata "preparata" da Dio e dallo Spirito Santo per diventare mamma di Gesù e, di conseguenza, di tutti gli uomini amati da Dio. Ma, come ogni mamma, di ciò che possiede non tiene nulla per sè, ma desidera grandemente donarlo ai figli. E così Maria Assunta in cielo è la Mamma che percorre per prima la strada in attesa dei suoi figli. E allora, in questa giornata, pensiamo che noi non siamo fatti solo per essere attraenti, in buona forma, o in buona salute. Pensiamo che il nostro corpo è un involucro delicatissimo, è uno strumento non il fine, e ha un compito straordinario: racchiudere e contenere la ricchezza del mistero: la vita, l'amore, il rapporto con gli altri. La bellezza, la grandezza... il soffio di vita che Dio gli ha alitato. E questo lo si può ottenere anche vivendo in povertà e semplicità come ha fatto Maria, oggi proposta a noi come modello di ciò che Dio è capace di fare per tutte le sue creature. Dice l'Apocalisse: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo". Siamo chiamati a testimoniare, come dice S. Paolo che «anche il nostro corpo corruttibile sarà rivestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità», come quello di Gesù, come quello di Maria. Lo possiamo fare con una vita da risorti che camminano su quelle strade di vita che portano al cielo. Maria, assunta in cielo, ci indica il punto di arrivo e le strade per raggiungerlo. Appena accolto Gesù nel grembo, non si chiude in se stessa a fare penitenza. Lo porta a Elisabetta perché la sua venuta faccia «esultare di gioia». Il grembo con cui noi possiamo e dobbiamo portare Gesù per diffondere la sua gioia è la carità verso tutte le Elisabette che ci circondano e che ci aspettano. La fede non è niente se non diventa carità, se non si mette in viaggio in fretta verso Elisabetta. E la carità è gratuità, è libertà, è gioia. È il mattone con cui si costruisce la strada del cielo. Maria è beata perché ha ascoltato la parola di Dio e l' ha osservata. Perché ne ha accettato i criteri, cantati nel Magnificat: l'esatto contrario di coloro che cercano - anche senza saperlo - il cielo nel potere che schiaccia gli umili, nella ricchezza che dimentica i poveri, nella superbia che illude di poter fare a meno di Dio, nelle ferie e nelle vacanze vissute non per riprendere con gioia e coraggio il cammino verso il cielo, attraverso le strade faticose della quotidianità, ma per illudersi di trovare il cielo in qualche gioia soltanto umana, o chissà dove, non come ricarica per riportare con più freschezza la vita quotidiana verso il cielo, ma come una parentesi aperta su una vita quotidiana chiusa su se stessa, senza orizzonti di cielo. Maria Ss. è in cielo. Il cielo, cioè il paradiso e la vita in Dio per sempre, è anche per noi, è la nostra meta, è la pienezza di vita alla quale Dio ci chiama, per la grazia di Cristo Gesù Salvatore. "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra" (S. Paolo). Durante la vita possono avvenire tante cose, le più diverse: quello che conta è il cielo. Ci viene spontaneo e sincero il rivolgerci spesso alla Madonna, il pregarla per noi e per le persone care, per la Chiesa e l'umanità, per la pace. E' una esigenza del cuore affidarci totalmente a lei: nelle sue mani e nel suo cuore siamo sicuri. Ci è di esempio il S. Padre; nel suo motto ha scritto: Totus tuus, Maria, quasi a dire: "Se sono tutto tuo, sono tutto di Dio, sono tutto della Chiesa, sono tutto del prossimo". Un antico inno prega così: Esultino i cori degli angeli, esultino insieme le schiere dei santi: accolgano in festa la loro Regina fra il giubilo di tutto il creato. Gioisca la Chiesa ancor pellegrina e con inni magnifichi il Santo, il Potente, che grandi cose ha compiuto in Maria, innalzando su trono regale l'umile ancella. Questa infatti è la Pasqua della Vergine: ella sale col corpo alla gloria dei cieli, inizio radioso della Chiesa futura, che avrà compimento nel regno. Questo è il giorno in cui la Madre di Dio, immacolata nella sua concezione, intatta nel parto divino, trionfa sulla corruzione del sepolcro. Questo è il giorno in cui Gesù nuovo Adamo, vincitore del peccato e della morte, esalta accanto a sé la nuova Eva, Vergine obbediente e generosa compagna. O giorno davvero mirabile, nel quale l'uomo e la donna, creati a immagine e somiglianza di Dio, riacquistano il più alto fulgore. O giorno di speranze superne: oggi si è accesa nel cielo la stella che segna il cammino dell'uomo col raggio soave del conforto divino. Questo è giorno di pace e clemenza, che vede assisa vicina al Pietoso - Mediatrice di grazia - la Madre, china sui passi di tutti i suoi figli. In questo giorno di gloria, Padre santo, ti preghiamo: splenda anche in noi quella luce che rifulge compiuta in Maria, per Cristo tuo Figlio, luce della tua luce. Egli vive e regna immortale con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. |