Omelia (16-08-2006)
Monaci Benedettini Silvestrini
La correzione fraterna

Il discorso sul Regno dei cieli non poteva non prevedere una spiegazione di come comportarsi in ambito ecclesiale con i peccatori. È sintomatico che nel capitolo diciottesimo si parli di bambini, di piccoli e di peccatori, e questo per evidenziare che nessuna realtà, nemmeno quella della chiesa è esente dalle miserie della condizione umana. Già le lettere di Paolo ci fanno capire che nella comunità cristiana non vi sono perfetti, ma è costituita da realtà variegate e differenti, in cui il peccato è di casa. E allora, come comportarsi nei confronti dei peccatori? Ci verrebbe da dire: subito alla gogna e fuori dalla comunità. Ma, questo non sarebbe né evangelico, né onesto. Infatti, il vangelo ci dà delle indicazioni preziose dicendoci che si deve avere pazienza e che i richiami vanno fatti fraternamente, gradualmente e in un clima di misericordia. Occorre, però, anche tanta onestà per ammettere che ciò che ci scandalizza nel fratello come peccato pubblico, noi spesso e volentieri lo abbiamo come colpa nascosta. Ciò che si vuole cancellare nell'altro sovente alberga in noi e la stigmatizzazione della colpa si riduce a rimozione di quanto non sopportiamo di vedere in noi stessi. Quello della correzione fraterna è un percorso difficile e irto di contraddizioni, che può essere avviato da chi è già avanti nel cammino di fede ed ha fatto esperienza della misericordia di Dio, che "è più grande del nostro cuore".