Omelia (11-06-2006)
don Ricciotti Saurino
Naufraghi

Si ricomincia da dove si è partiti... dalla Galilea!
Ripartire dalla Galilea non è un invito a ricominciare daccapo come se si volesse annullare o correggere quello che è stato fatto precedentemente, è invece un ritornare nel luogo da dove si è partiti per rileggere tutte le vicende con una luce nuova.

Quei tre anni di storia non possono essere cancellati né rifatti, vanno, invece, capiti ed interpretati grazie agli ultimi avvenimenti rivelatori dell'identità di quell'Uomo che un giorno, passando vicino al lago di Tiberiade, ha invitato una dozzina di persone a mettersi alla Sua sequela.

Quanti miraggi allora sono apparsi alla mente di quei fortunati scelti tra tanti, quanti sogni di gloria balenati all'orizzonte, quante speranze accese nella monotonia dello sciacquettio del lago... Ora che la delusione della croce ha inchiodato la loro fantasia e la luce del sole ha invaso una tomba... ora c'è speranza che finalmente possano capire.

Solo ora possono comprendere dove il Maestro li ha voluti portare, ora possono afferrare che cosa ha voluto insegnare loro, ora, che l'entusiasmo della novità e dei miracoli è stato freddato dal colpo di lancia conficcato nel Suo fianco, ora, insomma, possono cogliere il motivo del lungo tirocinio e la consegna che sta per fare alle loro mani.

Tre lunghi anni sono stati consumati non per frequentare un laboratorio che li preparasse allo strano mestiere di pescatori di uomini, tre anni continui di vita insieme sono stati spesi perché imparassero che la presenza del Maestro in mezzo a loro era stata voluta da un Padre.
Un Padre che non si è mai rassegnato all'infelicità delle creature e che, ancora una volta, attraverso di Lui ha voluto che si sentissero amati.

Tre anni per convincerli che ad amarli non è stato soltanto il Padre, ma che anche il Figlio è stato coinvolto pienamente e concretamente in questa effusione e che lo stesso Amore, sebbene silenzioso, è stato parte attiva e dinamica nello spargere affetto e nel suscitarne la risposta.

A quel Figlio è stato chiesto prima di tutto di incarnare l'amabilità di Dio nei Suoi gesti, nella Sua parola, nella Sua misericordia, nel perdono, anche a costo del sacrificio della vita, e poi di effondere e depositare la 'fonte' di questa dolcezza nel cuore dei discepoli. O meglio di affidare il loro cuore alla sorgente dell'Amore.
Tre anni per comprendere solo questo... l'Amore a fondo perduto di un Padre, l'Amore senza rimpianti di un Figlio, l'Amore smisurato e benefico dello Spirito Santo...
Era importante ed essenziale che lo sapessero e ne prendessero coscienza.

Ora, prima di lasciarli, il Maestro fa loro un'ultima raccomandazione. Raccomanda che quell'amore, che essi hanno ricevuto e sperimentato, non lo ritengano un privilegio personale, ma che la loro esperienza sia annunziata a tutti, perché tutti ne possano partecipare.
Li invita a percorrere le strade del mondo e a farsi banditori entusiasti della loro affascinante vicenda, che può diventare la storia di ciascun credente.

"Ogni uomo sappia quanto vi ho amati - è come se dicesse Gesù ai discepoli - quanta premura ho avuto per voi... quanta pazienza per la vostra testardaggine... quanta comprensione per i vostri limiti... quanto perdono per le vostre debolezze e i vostri errori! Lo stesso amore provo per chiunque. Annunciatelo a tutti, perché tutti conoscano l'amore grande che mi ha portato a morire per voi. Voi avete visto me, ma io sono l'espressione del Padre e l'effetto dello Spirito!"
Ed è in questo Amore esistente da sempre che vuole che ciascun uomo si senta immerso.

Per questo esorta i discepoli a tirare giù tutti i popoli e tutte le nazioni in quel mare d'Amore nel quale essi si trovano a naufragare. E' questo il senso del Battesimo che devono compiere, non certo aspergere magicamente un po' d'acqua sul capo, ma tuffare chiunque lo voglia nello stesso Amore che esiste tra Padre e Figlio.

E' un tuffo coraggioso... da un trampolino molto alto, troppo alto per la mentalità umana più navigata in concorrenza che in affabilità, più abile in complicità che in armonia, più scaltra nel pretendere che nel donare...

E' un'immersione benefica in un clima di familiarità celestiale che dovrebbe far riemergere preparati ad una fraternità cosmica.
Chi l'avrebbe detto che sarebbe toccato proprio ad esperti uomini di mare di far naufragio... nell'amore delle Persone divine?