Omelia (27-08-2006) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Giosuè, figlio di Nun, dopo la morte di Mosè ha ricevuto da Jahve un'eredità pesante: traghettare i figli d'Israele verso il paese che Dio ha concesso loro in eredità. Giosuè è un uomo pieno di Spirito e di saggezza, "poiché Mosè aveva posato le mani su di lui" (Dt 34,9), con un forte ascendente sul popolo, che riesce dunque sotto la sua guida ad occupare le terre promesse da Jahve. Verso la fine della sua vita, prima che tutti si disperdano per occupare i territori, Giosuè indice una grande assemblea a Sichem, nello stesso luogo in cui Dio era apparso ad Abramo e gli aveva promesso la terra santa e una lunga discendenza. Al popolo, ai capi ed agli ispettori, egli rivolge un discorso duro. Chi volete servire – chiede loro – Jahve o altri dei? Se scegliete Jahve sappiate che egli è un Dio geloso il quale, dopo avervi beneficato, non perdonerà il vostro tradimento. Egli vuole essere servito con sincerità ed integrità... E così, a Sichem, il popolo stringe con Giosuè un patto di fedeltà al Signore. Passano lunghi anni. In mezzo, vicende liete e tragiche, tempi di guerre e stagioni di pace. Cambia la scena. Gesù stringe con il suo popolo un altro patto. Non solo più con il popolo d'Israele, ma con tutti i popoli della terra. Siamo nella Sinagoga di Cafarnao e il Maestro ha appena pronunciato un altro discorso: Nessuno ha veduto il Padre eccetto colui che viene da Dio. Chi crede ha ("ha", non "avrà") la vita eterna. E offre se stesso – ne abbiamo riflettuto domenica scorsa – come pane della vita. Molti dei suoi discepoli, dopo averlo ascoltato, dicono: Questo linguaggio è duro. Chi lo può capire? È vero: si tratta di un discorso duro, come quello di Giosuè. Lo è anche nel nostro rapporto di coppia. Perché? Anche ai tempi di Giosuè, così come in quelli di Gesù, e come per noi oggi, chi ascolta un discorso è istintivamente portato a cercare conferme alla propria verità. Vogliamo ascoltare ciò che ci piace sentirci dire. Applaudiamo con enfasi coloro che la pensano come noi e che non ci obbligano a modificare i nostri comportamenti consolidati dalla prassi di vita. Questo è il nostro impianto ideologico, e l'ideologia indica sempre il nostro comportamento nei confronti del reale. Le ideologie non sono state per nulla abbattute. E se pure le grandi ideologie sembrano essere crollate, le nostre piccole ideologie personali – che quelle sostenevano – permangono, perché ci danno sicurezza, ci consentono di sterilizzare le novità, di stare nel nostro nido caldo e confortevole, non mettono a soqquadro le nostre certezze. In una società ormai diventata "liquida" abbiamo ancora la nostalgia di una città fortificata, circondata da mura alte e solide, armata, perennemente sulla difensiva. Abbiamo la tendenza a dividere gli altri tra "in" e "out", tra "amici" e "nemici": con i primi instauriamo rapporti di vicinanza, talvolta di clientela, spesso collusivi; con gli altri... è guerra, e non solo metaforica. Tutto questo è inevitabile, quando agiamo "secondo la carne". Lo è nello stesso rapporto di coppia. Anche quando diciamo: sto insieme con lui o con lei perché "mi fa crescere". Al centro non c'è lui o lei, ma il proprio "io". Mettiamo noi, non l'altro, al primo posto. Ma Gesù ci dice: "Soltanto lo Spirito di Dio dà la vita, l'uomo da solo non può far nulla. Le parole che vi ho detto hanno la vita perché vengono dallo Spirito di Dio. Ma tra voi ci sono alcuni che non credono" (Gv 6,63-64). Gesù ascolta lo Spirito; semplificando, la propria coscienza. La coscienza è una componente molto scomoda della nostra esistenza, se potessimo ne faremmo volentieri a meno. Gesù però non scende mai a patti con essa. Adegua il suo comportamento alle esigenze concrete degli altri. Al loro "qui" e "ora". Si tratta di una grande lezione per la coppia: mettere al centro l'altro e la sua libertà. Come Gesù, il cristiano non è dunque un "benpensante" che ragiona per ideologie. Che dice quelle cose che presume facciano piacere all'interlocutore. Rispetta la propria coscienza, operando in se stesso uno slittamento da una coscienza divisa ad una coscienza universale. Disposto a scendere in piazza per far valere i diritti dei più deboli, non collabora a modificare le leggi sulla base di interessi corporativi. In coppia, cresce con l'altro aspettandolo quando questi è in ritardo, fa con lui un chilometro di strada, quando gli viene richiesto di fare cento metri. Non rimuove le difficoltà, ma le affronta, senza temere "perdite". Non ha paura di essere strumentalizzato. Si sente in fase di conversione continua, non pretende che siano prima gli altri a convertirsi. Questo sarebbe un ricatto, anche all'interno della coppia. Sì, questo discorso è duro. Eppure è il progetto di Dio per noi. E, come dice il Salmista... "I piani del Signore durano per sempre, tutti i suoi progetti rimangono nei secoli. Felice la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come suo" (Salmo 33, 11-12). Traccia per la revisione di vita 1) Siamo disposti alla conversione, oppure il nostro cuore è ancora duro? 2) Sappiamo discernere l'impianto ideologico nei nostri pensieri? 3) Sappiamo distinguere la voce dello Spirito che ci parla? Siamo disposti a seguirla? Quale rapporto abbiamo con la nostra coscienza? Affrontiamo in coppia questi temi? 4) Come ci comportiamo nella vita di coppia e di famiglia di fronte a scelte difficili che ci interpellano? Troviamo alibi? Scegliamo la comodità o accettiamo il rischio? 5) Siamo disposti a lavorare nella nostra comunità affinché l'azione sia sempre improntata all'attenzione e alla fedeltà al reale? Commento a cura di Luigi Ghia |