Omelia (27-08-2006)
Comunità Missionaria Villaregia (giovani)
Tirarsi indietro

Con il Vangelo di questa domenica si conclude il ciclo dei vangeli tratti dal capitolo 6° di San Giovanni. Un capitolo "tosto" che non si smentisce nemmeno nelle ultime righe: assistiamo infatti a un epilogo drammatico dell'intero discorso. Alcuni hanno trovato molto duro il discorso di Gesù e hanno preferito andarsene. Allora Gesù si rivolge agli apostoli e dice: "Volete andarvene anche voi?". E Pietro risponde con bellissime parole: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna." Possiamo dire così che da quel momento, pur non mancando altri momenti di difficoltà, i discepoli optano definitivamente per Gesù. Hanno capito che seguire Gesù è un cammino in salita, faticoso, che lui non avrebbe realizzato tutti i sogni, anzi dopo l'invito ad abbandonare tutto, a rinunciare a tutto per seguirlo, ora indica come strada il dare la vita. Non è sufficiente rinunciare alle proprie cose, ai propri affetti, la sequela a Gesù comporta anche dare la propria vita: "dare da mangiare la propria carne per la salvezza del mondo".
Viene un momento in cui bisogna decidersi per Gesù. Anche Gesù prende l'iniziativa di allontare coloro che non credevano, che però stavano con lui forse per comodità, per opportunità. E alcuni effettivamente si tirano indietro. Anche i dodici si rendono conto che ormai non è più possibile rimanere vicino a Gesù per interesse, in modo passivo, stando a vedere cosa succederà alla prossima... Occorre credere in Lui: "Signore, tu solo hai parole di vita eterna". E' una professione di fede. Dinanzi al Signore che rivela la sua identità più profonda di Figlio inviato dal Padre come cibo per la salvezza del mondo i dodici rinunciano a discutere in termini puramente umani e credono.
Credere non è rinunciare a comprendere, credere è comprendere che c'è una possibilità che ancora non conosco, ma è una certezza: so che è il Signore. E' molto bello legare questo discorso duro sull'eucaristia ai discepoli di Emmaus che "riconobbero Gesù allo spezzare il pane". In un gesto così semplice, così usuale, così quotidiano, gli occhi dell'intelligenza si aprono dinanzi al mistero. Credere è dire di sì a questo mistero che si svela ai nostri occhi piano piano.
Ma vorremmo soffermarci su quelli che si tirarono indietro. Vengono spese sempre molte belle parole su segue Gesù e gli altri? Chi sono quelli che si tirano indietro?
Forse gente ne più ne meno come noi che tante volte ci tiriamo indietro dinanzi alle nostre responsabilità di uomini, di donne, di cittadini, di figli di Dio. Lasciamo fare agli altri, lasciamo che la vita sia costruita da altri, però ci lamentiamo che poi le cose non vanno per il verso giusto, ci lamentiamo che c'è la guerra e non la pace, che c'è la fame e non il cibo per tutti, che c'è l'ingiustizia... Sì possiamo dire che quelli che si tirano indietro sono quelli che rimangono a guardare, a brontolare, a dire: "Si poteva fare di meglio". Sono coloro che hanno rinunciato a salire in cordata con gli altri o peggio ancora quelli che fanno fallire i progetti più belli, perché tirando continuamente indietro fanno rpecipitare anche gli altri. Sono coloro che hanno mancato all'appuntamento più importante: trovarsi sotto la Croce e comprendere che quell'Uomo in cui non hanno creduto è invece il Figlio di Dio che avrebbe potuto cambiare completamente la loro vita.
Qualcuno ci ha creduto, per qualcuno è bastato un istante, per altri c'è voluto più tempo, ma non si sono tirati indietro dinanzi alla "durezza" della sequela di Gesù. Nel desiderio di trascrivere le loro testimonianze riportiamo la conversione di fronte all'Eucaristia di un noto giornalista e scrittore francese André Frossard, estrapolata dal suo libro: "Dio esiste. Io l'ho incontrato".

Entrato alle 5,10 in una cappella del quartiere latino di Parigi, per cercarvi un amico, ne sono uscito alle 5 e un quarto in compagnia di una amicizia che non era di questa terra.
Entratovi scettico ed ateo... più ancora che scettico e più ancora che ateo, indifferente e preoccupato di ben altre cose che da un Dio che non pensavo neppur più a negare... In piedi accanto alla porta, cerco con gli occhi il mio amico, ma non riesco a riconoscerlo... Il mio sguardo passa dall'ombra alla luce... dai fedeli, alle religiose, all'altare... Si ferma sulla seconda candela che brucia a sinistra della Croce (ignoro di trovarmi di fronte al Santissimo Sacramento).
E allora d'improvviso si scatena la serie di prodigi la cui inesorabile violenza smantellerà in un istante l'essere assurdo che sono, per far nascere il ragazzo stupefatto che non sono mai stato...
Dapprima mi vengono suggerite queste parole "Vita Spirituale"... come se fossero pronunciate accanto a me sottovoce... poi una grande luce,... un mondo, un altro mondo d'uno splendore e di una densità che rimandano di colpo il nostro tra le ombre fragili dei sogni irrealizzati... l'evidenza di Dio... del quale sento tutta la dolcezza... una dolcezza attiva, sconvolgente, al di là di ogni violenza, capace di infrangere la pietra più dura e, più duro della pietra, il cuore umano. La sua irruzione straripante, totale, s'accompagna con una gioia che è l'esultanza del salvato, la gioia del naufrago raccolto in tempo.
Queste sensazioni, che trovo fatica a tradurre in un linguaggio inadeguato delle idee e delle immagini, sono simultanee... Tutto è dominato dalla presenza... di colui del quale non potrò mai più scrivere il nome senza timore di ferire la sua tenerezza, colui davanti al quale ho la fortuna di essere un figlio perdonato che si sveglia per imparare che tutto è dono".
Commenta Frossard: "Dio esisteva ed era presente, rivelato, mascherato ad un tempo da quella delegazione di luce che senza discorsi ne figure dava tutto alla comprensione e all'amore... Una cosa sola mi sorprende: l'Eucaristia; non che mi sembrasse incredibile, ma mi stupiva che la carità divina avesse trovato questo metodo inaudito per comunicarsi, e soprattutto che avesse scelto per farlo, il pane, che è l'alimento del povero e il cibo preferito dei ragazzi...".


Conclude Frossard la sua confessione con queste bellissime parole: "Amore, per parlare di te sarà troppo corta l'eternità". Ciò che poteva apparire troppo duro, è entrato ad un certo punto della sua vita con un'irruenza tale da sconvolgerla. E ciò che era troppo duro è diventato nella fede un amore di infinita tenerezza.