Omelia (27-08-2006)
don Ricciotti Saurino
L'applausometro

L'amore scandalizza...!
Non ci meraviglia più l'annuncio di una separazione coniugale, ci meraviglia, invece, la ricorrenza di un cinquantesimo di matrimonio.
Non ci sorprende una reazione violenta, ci stupisce il perdono.
Attirano attenzione e consensi le urla di protesta, è ignorato il silenzio.
Rimane pazzo un Francesco che si spoglia di tutto per amore, mentre è saggio, anche oggi, un contemporaneo Bernardone che fa i propri interessi a scapito della gente.
E l'elenco potrebbe continuare all'infinito... perché la furbizia, l'egoismo, gli interessi, la vendetta hanno più applausi della generosità, del disinteresse, del perdono, della semplicità.
Quelli sono segno di capacità, questi di dabbenaggine e l'applausometro è sempre a vantaggio dei primi.
Prova a dire che fai volontariato disinteressatamente, nessuno ti crede. Racconta che hai fatto le vacanze in una missione dell'Albania, annoi l'uditorio. Di' che sei disposto a dare il tuo tempo, le tue energie, le tue conoscenze per aiutare qualcuno, riscuoti solo l'attenzione di chi ha veramente bisogno, mentre gli altri piano piano si defilano garbatamente... perché l'argomento fa male!
Il dolore provocato dalle nostre incapacità di amore ci allontana spesso dai magnanimi. Preferiamo avere il ruolo di correi piuttosto che di esemplari. Ci sentiamo più soddisfatti di fare gli spavaldi nel branco che di essere un'edificante eccezione.
E la paura di rimanere soli annacqua tante convinzioni nella nostra vita.
"Forse anche voi volete andarvene?" Questa frase che ha messo in crisi dodici uomini, forse anch'essi pronti a girare i tacchi, non è familiare nei nostri ambienti.
Perdere la clientela è un grande errore e una grande responsabilità, perché umanamente è una sconfitta acclarata, ma spegnere l'ardore della genuinità non è, probabilmente, un errore ancora più grave?
"Forse anche voi volete andarvene?" è una domanda che ha inchiodato gli incerti fuggiaschi mettendoli davanti alla responsabilità di un gesto che nasce spontaneo, quello di fuggire... non solo quando non si condivide, ma anche quando si è coscienti di non essere capaci.
Eppure il Maestro stava parlando della Sua umanità donata, della Sua vita immolata, del Suo mettersi a disposizione di tutti... Forse, tuttavia, lo stava facendo con espressioni troppo colorite e troppo concrete, che partivano dal gesto significativo della moltiplicazione dei pani e che preannunciavano un'altra donazione... espressioni che solo dopo i dodici sconcertati avrebbero capito.
Stava parlando dello scopo della Sua vita, stava comunicando la Sua missione, stava profetizzando la Sua crocifissione... ma si capiva benissimo che era anche un invito rivolto a tutti i presenti, quello di vivere alla stessa maniera... e la facile considerazione non poteva che essere: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?"
Come si fa a vivere d'amore? Come si fa a vivere per gli altri? Come si fa a vivere di generosità fino a non appartenersi, fino a farsi mangiare? Linguaggio duro per i convenuti attorno al predicatore, ma che rimane duro anche per noi che oggi mangiamo di quel Corpo e non riusciamo a farLo diventare comportamento.
Ed è Pietro, la bocca della spontaneità, a rompere il silenzio dell'incertezza e a riconoscere che ciò che non si comprende non è necessariamente falso. Egli riconosce che tante cose sono state poco comprese da quelle menti troppo umane, ma che una cosa è chiara agli occhi suoi: l'insegnamento di quel Maestro non ha uguali e allontanarsi da Lui significa perdere di vista il senso vero della vita.
"Tu hai parole di vita eterna"... "chi mai ci ha parlato così? Da chi abbiamo ascoltato parole d'incoraggiamento a vivere per gli altri? Chi mai ci ha fatto sentire tanto amati da Dio? Chi mai...? Chi mai...?
Ho troppo fiducia in Te... e non Ti abbandono!"