Omelia (03-09-2006)
padre Paul Devreux


I farisei domandano a Gesù come mai alcuni dei suoi discepoli non si lavavano le mani prima di mangiare. Avevano diverse norme di comportamento igienico ottime, che presentavano come norme religiose affinché fossero osservate (come noi con la benedizione delle case) ma se Gesù si scalda e li tratta da ipocriti: il motivo c'è. Osservando queste norme di comportamento si sentivano giusti e puri, tanto da giudicare gli altri ed escluderli dalla loro vita. Gesù decide di difendere i poveri e i malati, che venivano emarginati e maledetti da queste norme.

Forse qualche cosa di simile può succedere anche a noi oggi. Per esempio c'è chi confessa di non essere stato a messa, e non si preoccupa del fatto che non ha perdonato, amato e accolto i propri fratelli.

Gesù coglie l'occasione per spiegare che ciò che rende l'uomo immondo sono i pensieri che lo portano a fare del male agli altri.

Sembra che il bisogno di sentirsi più buoni e più giusti degli altri sia universale, forse legato ad un bisogno di emergere per salvarsi, come se fossimo tutti dei naufraghi, e le vie sono essenzialmente due: una è quella di provare a distinguersi in qualche maniera e l'altra è quella di affondare l'altro dimostrando che è un poco di buono. Eppure basta pensare al fatto che ci vuole un bel coraggio a presentarsi in paradiso da occidentali per sentirsi a disagio. Posso difendermi dicendo che sono nato qui per caso, che non è colpa mia e che non faccio del male a nessuno. Tutto vero, le giustificazioni sono sempre buone, come anche le motivazioni per poter giudicare e condannare l'altro, ma ricordiamoci che saremo giudicati sull'amore.

Signore, donami la libertà di poter considerare gli altri meglio di me, senza aver paura che di me non rimanga nulla.