Omelia (03-09-2006) |
mons. Antonio Riboldi |
Insopportabile ipocrisia Credo che tornando dalle ferie, al mare o in montagna, siamo tutti un poco sconcertati dal comportamento di tanti che credono sia lecito tutto, all'insegna del tanto diffuso "che male c'è?" Oppure: "Siamo o non siamo liberi di fare ciò che ci pare?" Tranne poi a essere pronti a scandalizzarci davanti a comportamenti che urtano l'etica morale. Scendevo dalla montagna ed in un meraviglioso piazzale dove era possibile rinfrancarsi e ristorarsi, in compagnia di alcuni amici, eravamo come costretti, e desideravamo riposare un momento lì, ad assistere a una scena che credo urti la comune coscienza. Un mio amico fece notare che non era davvero lecito fare quei 'giochi' in nessuna parte, ma soprattutto quando si è in un luogo che appartiene a tutti e dove tutti hanno diritto di essere rispettati. La risposta fu una gragnuola di insulti. "Siete gente che capisce nulla del nostro tempo: appartenete al più fosco medioevo. Lasciateci vivere come vogliamo e se a voi non garba, andatevene!" E credo proprio che a tanti di voi, anche nella vita comune, "sia nata una ribellione interna e di nausea per tante espressioni esterne: dal modo di vestire, di parlare. Tutta questa che non è etica e tanto meno libertà, (che è sempre rispetto dell'altro e prezioso uso di questo dono che Dio ci ha dato) lo chiamano relativismo. La domanda che viene spontanea, a tanti di noi, in certe occasioni, è: "Ma se il corpo, la vita è dono di Dio, come la libertà, tutto questo non è lasciato al nostro libero arbitrio, ma deve invece rispettare la verità che è in noi!? Eppure si parla tanto oggi di etica, ossia di un comportamento sempre e in tutto di rispetto di quelle norme che non sono frutto del capriccio dell' uomo, ma sono quelle che davvero onorano l'uomo. Quello che colpisce di più è constatare come, se da una parte, in certi momenti, ci si comporta irridendo l'etica, in altri momenti, ci scandalizziamo se vediamo gli stessi comportamenti in alcuni...come se ci fosse differenza tra quando si è in luoghi dove tutto è un insulto alla etica, e quando ci si trova dove si impone, almeno esternamente, di avere un comportamento rispettoso. Questa è ipocrisia. E tutti sappiamo che a nessuno di noi piace essere considerati 'ipocriti', che è un vero insulto alla nostra dignità. Leggiamo con profonda fede il Vangelo di oggi. "In quel tempo, si riunirono intorno a Gesù i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con le mani immonde, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei, non mangiano se non si sono lavati le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza avere fatto le abluzioni e osservano molte altre cose stoviglie per tradizione, come lavatura di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame - quei farisei e scribi lo interrogavano: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?" E Gesù ripose: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". Chiamata di nuovo la folla, Gesù diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo. Dal di dentro, infatti, dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigia, malvagità, inganno, impudicizie, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo"(Mc 7,1-23) Davvero Gesù in questo modo va oltre le apparenze e si appella a quello che possiede il vero di ciò che siamo, scegliamo, facciamo. Un invito a chiederci se quello che facciamo, desideriamo, siamo è frutto di un cuore buono o - speriamo di no - di un cuore che a volte è ridotto come una pattumiera. Un invito, quello di Gesù, a non fermarsi alle esteriorità, ma a risalire alla verità del cuore. Sempre. Come dà fastidio parlare con qualcuno e accorgersi della sua ipocrisia! Credere di essere amati, ma accorgersi che non è amore, ma una superficialità: o peggio ancora quella cupidigia di possesso che nulla ha a che vedere con l'amore, che è dono e bellezza! Così come alle volte irrita sentire discorsi di indignazione per le tante povertà che sono nel mondo e forse vicine a noi, ma essere incapaci di dare senso alla indignazione, facendosi buoni samaritani, pronti a lenire la sofferenza o la povertà. In questi ultimi tempi siamo stati come travolti dallo scandalo delle banche, del calcio, e di tanti altri settori. Abbiamo come avuto l' impressione che attorno a noi ogni forma di etica e di legalità fosse stata calpestata, ingannando i tantissimi che credevano nello sport o nella giustizia. Il rischio è di perdere fiducia in tutto e in tutti e sarebbe un brutto vivere quello di non sapere a chi donare la fiducia e quindi fondare una amicizia, che è frutto di un cuore buono. Quanta tristezza mette addosso sentire critiche e condanne dove invece ci vorrebbe compassione e carità. Mi ha fatto tanta impressione un fatto. Attendevo in una stazione di partire. All'arrivo del treno, vidi una donna che teneva fortemente a braccetto, come a sollevarlo, un giovane prete. La scena incuriosì i presenti che ebbero sarcasmi facili a immaginare. Salito sul treno, mi misi nella cabina dove c'era questa giovane donna attraente e il sacerdote. Venni così a sapere che quella donna era la mamma, che accompagnava il figlio malato all'ospedale e stava male. Notai la dignità di quella donna, preoccupata per il figlio, apparentemente indifferente alle malignità. C'era da arrossire e ringraziare Dio per questi dal cuore nobile. E' bello ascoltare quanto l'apostolo Giacomo oggi ci propone di meditare: "Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione, né ombra di cambiamento. Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo. (Gc l, l7 - 27 ) Ascoltiamo quello che il Santo Padre, Benedetto XVI disse in una conferenza tenuta a Subiaco il 1-4-1995: "Ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento della storia, sono uomini che attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui ha oscurato l'immagine di Dio e ha aperto la porta alla incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo fisso verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all'intelletto degli altri e il loro cuore aprire il cuore degli altri. Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo le purificazioni, che dovette subire, a risalire alla luce, a ritrovare fiducia, a ritornare a fondare a Montecassino la città sul monte che, con tante rovine, rinnovò le forze dalle quali si formò un mondo intero." Come sarebbe bello se tutti i miei amici che mi leggono avessero un cuore 'semplice, puro', che conosce le ombre, che fanno male e sono causa di male, e con 'amore le vince. E' un grande dono che chiedo per me e per tutti voi, carissimi. |