Omelia (03-09-2006) |
Agenzia SIR |
L'essere religiosi non consiste nel compiere dei riti o delle celebrazioni. Il nostro rapporto con Dio deve coinvolgere mente e cuore, altrimenti anche i segni esteriori rischiano di essere vuoti di significato. È un pericolo sempre incombente! Precetti di uomini. Si legge nel Vangelo di oggi una polemica tra Gesù e gli scribi, considerati i custodi e gli interpreti della Legge mosaica. Motivo del dissenso il fatto che alcuni discepoli di Gesù "prendevano il cibo con mani non lavate". Il Signore risponde: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". Certo il cristianesimo ha contribuito molto, nel tempo, a cambiare questa mentalità, facendo del culto un mezzo per esprimere una spiritualità interiore, un rapporto con Dio non fatto di cerimonie esteriori. Tuttavia si notano residui di una vecchia mentalità. È avvenuto ad esempio dopo il Concilio Vaticano II con l'introduzione della lingua volgare al posto del latino o per il cambiamento di alcuni riti. Qualcuno ha gridato "ci hanno cambiato la religione!". C'è stato persino chi si è staccato dalla Chiesa, confondendo la forma con la sostanza. Nulla di contaminato. Ancora oggi vi sono religioni che proibiscono alcuni cibi o certe bevande. Gesù ha detto invece: "Non c'è nulla fuori dell'uomo, che entrando in lui possa contaminarlo". È nata da qui la grande libertà per il cristiano di poter usare, con moderazione, di ogni genere di cibo o di bevanda. Non c'è nessun rapporto tra ciò che si mangia e la coscienza. I due generi sono del tutto diversi. Altro è invece il discorso ecologico che ha implicazioni morali e riguarda l'eccesso dei nostri consumi, i quali possono nuocere alla natura. Il patrimonio di risorse e di beni che noi abbiamo oggi, dobbiamo conservarlo per le generazioni future. Non abbiamo il diritto di consumare noi tutto e subito, anzi ci incombe il dovere di conservare i beni del creato per le popolazioni di oggi e di domani. Da cristiani dobbiamo difendere l'opera di Dio, che è la creazione. Dio vi ha posto l'uomo al centro per custodirla e migliorarla, non certo per rovinarla. Ciò che inquina l'uomo. Gesù aggiunse: "Sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo. Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono dal di dentro e contaminano l'uomo". È un elenco impressionante. La denuncia fatta da Gesù è senza sconto, poiché lui conosceva bene il cuore dell'uomo. E ci troviamo in presenza di una denuncia, purtroppo attualissima, poiché i mali elencati continuano a far parte della nostra cronaca quotidiana, anzi si sono moltiplicati. Se pensiamo oggi alle prostituzioni, ai furti, adulteri e omicidi, c'è da rimanere impressionati. Per non parlare poi delle violenze, piccole e grandi, delle quali sono spesso vittime i piccoli e gli innocenti. Vi si aggiunge oggi la guerra, che non sembra aver tregua e per la fine della quale il Papa ha rivolto più volte il suo appello di pace, chiedendo anche la nostra preghiera. Commento a cura di don Carlo Caviglione |