Omelia (11-11-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Luca 17, 7-10 La gratuità del ministero apostolico, tema di questo brano, prolunga nel tempo ed estende nello spazio il mistero della misericordia di Dio. La gratuità è il segno essenziale dell'amore e il sigillo di appartenenza al Signore. Essa ci fa come lui, schiavi per amore. E' la massima libertà che ci rende simili a Dio. La missione dei cristiani nel mondo è, prima di tutto, testimonianza dell'amore gratuito di Dio. Nel suo addio agli anziani della Chiesa di Efeso, Paolo dice: "Non ritengo la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio" (At 20,24). Il cristiano è chiamato servo, schiavo di Gesù Cristo perché appartiene totalmente a lui. Questa schiavitù è la più alta realizzazione della libertà di amare perché rende il cristiano simile al suo Signore Gesù che è tutto del Padre e dei fratelli. Il lavoro dello schiavo è insieme dovuto e gratuito perché, sia lui che il suo lavoro, appartengono al Signore. La traduzione: "Siamo servi inutili"(v.10) non è esatta perché lo schiavo che compie il suo lavoro non è inutile e perché Dio non ha creato nulla di inutile. Il termine greco "achreioi" significa inutili o senza utile, cioè senza guadagno. Ciò significa che i cristiani non fanno il loro lavoro apostolico per guadagno, per un utile personale, ma per dovere e gratuitamente: non per vergognoso interesse (cfr 1Pt 5,2), ma spinti dall'amore di Cristo Signore che è morto per tutti (cfr 2Cor 5,14). L'apostolato è di sua natura gratuito e rivela la sorgente da cui scaturisce, l'amore gratuito di Dio: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10,8). Per l'apostolo Paolo la ricompensa più alta è predicare gratuitamente il vangelo: "Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo" (1Cor 9,18). L'amore vero rende il discepolo completamente libero da altri interessi e lo fa diventare gioiosamente servo come il suo Signore al quale appartiene totalmente. Ciò che Dio dà all'uomo non gli è dovuto in termini contrattuali, ma è grazia. Per quanto l'uomo possa impegnarsi o fare, tutto quello che riceve non è in proporzione con quello che egli ha compiuto: è sempre un'elargizione della bontà e misericordia di Dio. Occorre avvicinarsi sempre più a Dio e non preoccuparsi del trattamento che egli usa nei confronti dei suoi servi fedeli. Sarà sempre conforme alla sua bontà infinita, non alle umili prestazioni dell'uomo. |