Omelia (13-11-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Luca 17, 20-25 Questo brano ci dà i criteri per leggere la storia presente con gli occhi della fede. Gesù ci dice dove va a finire tutta la vicenda dell'uomo e dell'universo e ci rivela il senso del presente partendo dal suo punto di arrivo. Il fine di tutto non è la morte, ma la vita: è il regno di Dio. Esso è già presente in mezzo a noi sotto il segno della croce. Per questo sembra che vinca il male, ma in realtà è il bene che vince perdendo. Tutto sarà chiaro nel giorno del "Figlio dell'uomo": il giorno del Cristo glorioso, il compimento luminoso della storia, l'oggi eterno di Dio. I farisei pensano il regno di Dio in termini di potere e di gloria. Ma Gesù compie la salvezza, eludendo e deludendo tutte le aspettative umane, nel mistero della sua Pasqua di umiliazione ed esaltazione. Il regno di Dio è presente nel mondo, ma per ora è nascosto. E' come un seme: la sua realtà si svelerà solo in futuro, nella pianta. Il testo mette a confronto due strategie: quella che scaturisce dalla mentalità dell'uomo e del diavolo (cfr Lc 4,5-12) e quella che viene da Dio. La prima nasce dall'attesa di un messianismo trionfalistico, regale; la seconda da un messianismo umile, umiliato e povero. Gesù sceglie la seconda, che è quella assegnatagli dal Padre (cfr Lc 3,22). Se sceglie un cammino nascosto, non appariscente, anche la venuta del regno non può venire in forma diversa. Essa non sarà accompagnata da fenomeni grandiosi in cielo e in terra, da segnalazioni spettacolari (miracoli nel sole e nelle stelle) tali da far convergere subito l'attenzione delle moltitudini verso una direzione o l'altra ("Eccolo là, o: eccolo qua"). Il regno di Dio è già all'opera con la venuta di Gesù, con la sua predicazione, con le sue scelte. Egli scaccia i demoni (cfr Lc 11,20). Satana è spodestato (cfr Lc 10,18) perché il dominio di Dio è già iniziato. Gesù compie le speranze degli uomini, che attendono il regno di Dio nel mondo, ma non secondo le loro attese, ma secondo il progetto del Padre. La presenza del regno di Dio è un mistero che può essere compreso solo mediante la fede nella parola di Gesù (cfr Lc 8,10). Ma nell'atteggiamento critico dei farisei c'è il rifiuto del giudaismo nei confronti di Cristo, della sua scelta di raccogliere i poveri, gli analfabeti, i peccatori. Secondo loro, questo non poteva coincidere con il regno di Dio. I giudei cercano miracoli strepitosi che comprovino la venuta del regno (cfr 1Cor 1,22). I falsi profeti annunciano che il Messia potrebbe apparire da qualsiasi parte (v.23) per prendere le difese dei suoi. Ma Gesù avverte che si tratta di affermazioni gratuite. Il trionfo del bene non viene con la rapidità che noi desidereremmo. Dire il contrario significa illudere la gente, ingannare. Visto secondo l'ottica umana, Gesù va incontro a una conclusione ingloriosa della sua missione. Le sofferenze che lo attendono sono molte. Sarà rifiutato dal suo popolo e morirà umiliato sulla croce. Ma Gesù sconfitto e morto in croce riapparirà sulla scena della storia. La sua venuta è paragonata al lampo o alla folgore per la sua repentinità. Lui che ha detto la prima parola, dirà anche l'ultima. "Il giorno del Figlio dell'uomo" (v.24) è quello della sua risurrezione e del trionfo finale della sua venuta. |