Omelia (17-09-2006) |
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* La Parola di Dio di questa domenica ha al centro una domanda importantissima perché è lo stesso Gesù a farla... proprio una domanda coinvolgente... direi quasi una super-domanda! Però... la vediamo dopo! Bisogna andare per gradi, proprio come fa Gesù che, prima di porre la super-domanda ai discepoli, ha preso il discorso un po' alla larga, cominciando da un'altra questione, un po' meno impegnativa: "Chi dice la gente che io sia?" * Pensate un po' come si sono sentiti i discepoli di fronte a queste parole! Loro vedevano le folle che seguivano il Maestro di Nazareth, che lo invocavano! Sapevano bene cosa si diceva di lui in giro! "Essi gli risposero: Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Vedete che belle risposte possono riferire gli apostoli? La gente pensa che tu sei un profeta che sei inviato da Dio! A me sembra che la domanda di Gesù resti molto attuale. Ciascuno può sentirla risuonare nel suo cuore: che cosa dice la gente intorno a me a proposito di Gesù Cristo? Tanti usano il suo nome: nello spettacolo, nella politica... prima di tirare un rigore, certi calciatori si fanno il segno della Croce... ma cosa pensa la gente di Gesù? Come parlano di lui i film, la tv? Con rispetto? Con amore? O magari cercando lo scandalo, lo scoop? Che cosa dicono di Gesù i miei compagni di scuola, i vicini di casa, gli amici del solito gruppo, quelli con cui faccio sport? Parlano di Gesù riconoscendolo Figlio di Dio? Oppure si ricordano del suo nome solo per usarlo come imprecazione, in una bestemmia? Per le persone che conosco, Gesù è Qualcuno vicino o lontano, lontanissimo nell'alto dei cieli? Cosa hanno capito di Lui, del suo amore per l'umanità, della sua passione? Le persone intorno a me credono alla vita eterna che Gesù è venuto a regalarci? Provano a vivere secondo il Vangelo? Sono domande impegnative, che ci chiedono di guardare con verità alla nostra vita e alla parte di mondo più vicina a noi. * Ma Gesù è un vero Maestro e non si accontenta. Insiste, con una domanda di gran lunga più impegnativa, la super-domanda: "Voi chi dite che io sia?" Pietro si sente subito entusiasta perché sa la risposta alla super-domanda! "Tu sei il Cristo" risponde: e ha ragione! perché Gesù è davvero il Messia, il Figlio di Dio. Pietro, vivendo insieme al Maestro e lasciandosi illuminare dallo Spirito Santo, ha saputo riconoscere Dio stesso in quel Rabbi di un piccolo paese, in quel falegname che sa parlare del Padre e compie prodigi per amore. Sì, Pietro ha saputo dare una bella risposta. E noi, che cosa rispondiamo? Perché Gesù anche oggi chiede a ognuno di noi: TU chi dici che io sia? Chi sono per te, nella tua vita? Sono l'Amico, il Fratello maggiore? Sono la fonte della tua gioia, la sorgente della speranza? Sono io Colui che ti dà sicurezza e pace? Oppure sono una sorta di nemico, uno severo, che dà un sacco di ordini e che chiede troppo impegno? * Dopo aver posto la super-domanda, Gesù fa una cosa che mette molto in imbarazzo i discepoli e Pietro in particolare: comincia a parlare della sua morte. Infatti, Gesù ama ciascuno di noi fino al punto di dare la vita, accettando la sofferenza per amore. Ma i discepoli, e Pietro in particolare, questo discorso non vogliono sentirlo! Vorrebbero solo annunci di felicità, di potenza, di vittoria... e invece Gesù si mette a parlare della sua morte! "E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare". Ecco il motivo per cui la Chiesa, oggi, nella prima lettura ci ha fatto riascoltare il canto scritto dal profeta Isaia, in cui si parla della sofferenza del Messia: "Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi". Sì, queste parole ci richiamano subito la Passione di Gesù e forse anche noi saremmo tentati di fare come Pietro, rifiutare un discorso così. E invece il profeta Isaia si fa voce di immensa speranza, nella certezza dell'intervento di Dio che salva! "Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso." * Vedete, il problema della super-domanda è che non basta rispondere con la voce, dicendo qualche parola esatta! La super-domanda chiede una risposta-con-la-vita! Ed è quello che ci ricorda l'apostolo Giacomo nella seconda lettura: "Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace...i», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?" È molto chiaro: non basta riconoscere con la voce che Gesù è il Figlio di Dio, occorre che questa fede diventi vita concreta, gesto di premura e di servizio, di attenzione all'altro, specie a chi è nel bisogno. Non basta la preghiera, se essa non è il respiro dell'anima, quella spinta che mi mette in azione per rendermi TRASPARENZA dell'amore di Dio! Le parole dell'apostolo Giacomo, mi hanno fatto venire in mente la storia del vecchio predicatore solitario. Ve la racconto. Tanto tempo fa viveva un uomo che aveva dedicato tutta la sua vita a parlare di Dio. Camminava per i paesi e i villaggi, vestito di un abito ormai logoro. Mangiava solo pane ed acqua che chiedeva in elemosina. A chiunque incontrava, ripeteva:"Dio ti ama! Gesù, suo Figlio, si è incarnato per Amore di ogni uomo. Quindi anche per me e per te, sì, proprio per te!". Parlava con convinzione e la gente lo ascoltava volentieri, colpita dall'accento sincero di quella professione di fede. Però, dopo aver ascoltato il predicatore solitario, la gente continuava la sua vita come sempre. Quelle parole sembravano inutili: non convertivano il cuore, non aprivano le persone alla fede. Ormai vecchio, il predicatore solitario, si sentiva profondamente stanco e triste e pensava tra sé: "Non sono stato capace di annunciare la Bella Notizia!" Cammina cammina, un giorno arrivò in un paesetto di montagna sperduto tra i boschi. Come al solito proclamò il suo annuncio, ma niente successe. Quella sera cominciò a nevicare e il predicatore solitario chiese ospitalità in un fienile, insieme alle mucche di un contadino. La neve era alta e il predicatore solitario dovette rimanere in quel fienile alcuni giorni. Il terzo giorno il contadino che lo aveva ospitato, si ammalò di polmonite. Senza dir nulla, il vecchio predicatore cominciò a lavorare al posto del contadino. Si prese cura delle mucche: le mungeva al mattino, le puliva, portava loro il fieno e faceva sciogliere la neve per farle bere. Si preoccupò di sistemare alcune travi del tetto, che a causa del peso della neve stavano cedendo. Conoscendo bene il potere sanante delle erbe, preparò delle tisane per aiutare il povero malato. Tutte le mattine, spalava la neve per permettere alla moglie del contadino di muoversi intorno alla casa senza cadere, e ogni sera, presso il camino acceso, insegnava ai figli del contadino ad intagliare la legna per farne utensili o giocattoli. Finalmente l'inverno passò e il contadino cominciò a stare meglio. Così il predicatore solitario decise di riprendere il cammino. Il contadino, la moglie e i figli non volevano lasciarlo partire, tanto si erano affezionati a lui, e nell'accompagnarlo lungo il sentiero lo salutarono con queste parole: "Quando sei arrivato ci hai detto che Dio ci ama. Ora noi lo crediamo davvero: crediamo che Dio esiste e che è amore. Lo abbiamo visto nelle tue mani servizievoli, nei tuoi occhi sorridenti. Lo abbiamo gustato nel sapore della tisana che tu hai preparato, lo abbiamo ascoltato nel muggito placido delle mucche che tu hai curato. Sì, Dio ci ama: lo abbiamo toccato nei tuoi gesti d'amore!" * Durante questa settimana vogliamo portare in noi la super-domanda di Gesù: prendiamo qualche minuto di silenzio per decidere come vogliamo rispondere-con-la-vita per essere trasparenza del suo Amore. Commento a cura di Daniela De Simeis |