Omelia (10-09-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli. Come vivere questa Parola? E' interessante notare questo andarsene di Gesù tutto solo a pregare in un luogo solitario, fuori dal chiasso e dall'affollamento. E ancora più ci interessa vedere come, specialmente l'evangelista Luca, noti un fatto di estrema importanza: tutti gli eventi di rilievo nella vita di Gesù sono preceduti da tempi di preghiera. Eppure, si potrebbe obiettare, è il Figlio di Dio, Colui che ha potuto dire: "Io e il Padre siamo una cosa sola"! Che cosa ha dunque voluto insegnare a noi, con questa scelta precisa di tempi e di luoghi di preghiera? Anche qui è evidente: trascorre la notte pregando immediatamente prima di scegliere e chiamare gli apostoli: espressione del nuovo Israele, germe della Chiesa ministeriale che continuerà con il Papa, i vescovi, i presbiteri. C'è dunque un rapporto stretto e necessario tra preghiera e decisionalità, azioni di bene, eventi esistenziali di peso. Altro che liquidare in fretta l'argomento col dire che "tutto è preghiera"! Tutto può in effetti diventare preghiera, ma solo quando la persona si è a lungo esercitata in essa, con un amore che l'ha purificata e sempre più l'ha unita al Signore nel discernere e nel compiere con amore la sua volontà! Oggi, nel mio rientro al cuore, m'interpellerò se credo veramente alla potenza della preghiera o se, di fatto, "annego" in un agire, da solo e senza soste oranti. Gesù, converti il mio cuore a tempi precisi di preghiera personale perché io lasci pregare in me il tuo Spirito. Egli, che grida "Abbà, Padre" infallibilmente esaurisce il mio pregare. La voce del fondatore della comunità di Bose La preghiera è nutrimento, manifestazione, epifania dell'amore. Come l'amore, ha bisogno di fedeltà e di costanza. Una lunga e serena costanza che conosce l'attesa. Enzo Bianchi |