Omelia (01-10-2006) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Spirito dei carismi o spirito di pregiudizi? Da seminarista appresi un aneddoto molto simpatico ma anche molto amaro: un sacerdote Gesuita viaggiava su un poderoso e sfarzoso cavallo; immediatamente dietro di lui, un sacerdote dei Minimi lo seguiva a piedi rantolando per la fatica e per il sudore. Il Gesuita volge lo sguardo verso il Minimo ed esclama in tono sarcastico: "Minime, Minime, minimus sempre tu eras" (Minimo, Minimo, sempre minimo tu resterai....) . Il Minimo con molta calma replica: "Jesuite, Jesuite, Jesus Crhristus non ibat ita."(Gesuita, Gesuita, Gesù Cristo non cavalcava così (come un Gesuita)..." Di simili arguzie ho sempre fatto esperienza diretta sin da seminarista, soprattutto prima che entrassi nell'Ordine quando mi trovavo in una Diocesi, notando le molteplici divisioni che si incontrano all'interno della Chiesa Cattolica, a causa dei pregiudizi che mostriamo gli uni verso gli altri, della mancata accettazione di quelle che sono le nostre diversità e delle conseguenti rivalità che ne scaturiscono: capita che i sacerdoti Diocesani ammiccano ironicamente verso gli Ordini Religiosi, a volte considerati inutili o poco realisti; che il clero secolare, presuntuoso di essere il solo a svolgere la vera evangelizzazione voluta da Cristo, giudichi con troppa disinvoltura determinati atteggiamenti e lo stile di vita dei monaci e delle suore, dandosi a gratuite derisioni e a conclusioni del tutto illogiche e infondate; che i Religiosi muovano accuse di secolarismo al clero Diocesano a volte considerato troppo borghese e pagano; che fra gli stessi Istituti Religiosi vi siano delle divergenze a motivo della Regola e del Carisma. Ognuno tende a portare l'acqua al proprio mulino presumendo di possedere il carisma migliore, le capacità e i talenti più consoni al bene della Chiesa, di saper fare meglio rispetto a "quelli che perdono tempo" chiusi sempre in convento a pregare... Così pure fra i movimenti laicali si fomentano molti sospetti e divisioni, essendo ciascuno chiuso nel proprio guscio e precluso al confronto con altre realtà ecclesiali, cosicché i carismatici vantano di possedere la supremazia spirituale che manca ad altri e vengono a loro volta considerati fanatici ed eccessivi da parte dei gruppi di apostolato operativo. E gli esempi di disunione potrebbero anche continuare. Basta anche guardare nella nostra stessa parrocchia per rendersi conto come il Terz'Ordine sia per esempio accusato di bigottismo solo per la semplicità di vita di alcuni elementi, mentre si aspira all'oratorio e al gruppo Charitas... Ma se c'è disunione già all'interno stesso della Chiesa Cattolica, come potrà mai prendere corpo la tanto sospirata ambizione ecumenica, che auspica la comunicazione e il dialogo fra le varie confessioni religiose? Come possiamo sperare nella riconciliazione con i protestanti e i non cristiani quando già nel nostro terreno si fomentano queste assurde divisioni dettate da illazioni e pregiudizi? A proposito dei non cattolici, da parte nostra si è sempre soliti riprovarli quando si danno ad affermazioni stupide o quando scagliano amare frecce contro il Papa e la dottrina; tuttavia assai raramente siamo soliti elogiarli quando nei loro interventi vi è l'attitudine ad edificare e a realizzare il dialogo con noi. Mostrare prudenza per tutelarci dai possibili pericoli, non vuol dire escludere ogni possibilità di comunicazione con chi la pensa differentemente da noi. Il vero problema di fondo è che forse non vi è in noi una fede radicata nello Spirito Santo e nella sua capacità di infondere in tutti e in ciascuno dei carismi, ossia dei doni che sono in grado di essere di comune edificazione quando vengano messi a benefico degli altri. Lo Spirito Santo suscita nella Chiesa parecchie differenze che non devono essere interpretate come occasione di attrito o di scontro, ma piuttosto valutate come occasioni di complementarietà: nella Chiesa vi è spazio per il contemplativo, atto a garantire la sua assistenza orante nello spirito della riflessione che è di supporto umano e spirituale, come anche per il missionario che parte alla volta di nuovi liti in cui annuncerà la Parola di Dio; sempre in forza dello stesso Spirito fautore di doni, la Chiesa ammette in sé l'operatore pastorale alla pari dell'intellettuale, ambedue indispensabili per la vita del Corpo ecclesiale; il carismatico è bene accetto alla pari del monaco; l'operatore sociale è ben voluto come il solitario.... Tanti carismi, un solo corpo ecclesiale come insegna San Paolo. Pretendere di essere gli unici depositari della verità e di avere solamente di che insegnare senza nulla apprendere da nessuno equivale ad essere insensibili allo Spirito Santo, o peggio ancora pretendere di muoverlo secondo i nostri desideri e le nostre aspettative. E' quindi assurdo e banale che ci si biasimi o si usi malignità e cattiveria gli uni verso gli altri: ciascuno nel suo ambito, tutti svolgiamo un'opera di edificazione a favore dell'intero popolo di Dio e tutti, nessuno escluso, si contribuisce in tal modo all'annuncio della messaggio di salvezza. Come afferma sempre l'apostolo, Cristo non è diviso ma nella chiesa è unito nella varietà degli elementi. Quello che conta è che ogni dono provenga realmente dallo Spirito Santo e secondo le dimensioni di spazio e di tempo che Lui preferisce, così come con dovizia di particolari esprime la Prima Lettura dai Numeri, in cui Dio suscita alcuni anziani in vista di una determinata missione. Il che significa che è compito della Chiesa nelle sue personalità supreme di gerarchia, vegliare affinché i carismi che emergono di volta in volta siano realmente edificanti e che non vi siano abusi o fraintendimenti, il che equivale alla prudenza e alla discrezione. Che non vuol dire chiusura e mancata accettazione, poiché nella Chiesa tutti formano il tutto. Anzi, andando oltre, se da una parte è vero che la verità si riscontra all'interno del magistero del successore di Pietro, dall'altra non va affatto smentito che elementi di sostegno al vero e alla vita cristiana li si trovi anche al di fuori della Chiesa, il che incoraggia alla comunicazione interreligiosa e all'apertura verso nuove dimensioni con cui ci si confronta cogliendo quello che è positivo. Se Cristo infatti è annunciato anche da altri in modo retto e apprezzabile, si tratta pur sempre dello stesso Cristo, e tale va egli identificato e accettato, ferma restando la nostra appartenenza cattolica. La risposta di Gesù agli apostoli "Non glielo impedite" equivale quindi a non avere la pretesa di superiorità sugli altri nel ministero di evangelizzazione ma a valorizzare piuttosto la positività di chi intende recare con sincerità agli altri lo stesso Cristo, sia pure nella modalità differente. Tanto più che al termine dei nostri giorni e della storia universale non saremo affatto giudicati in merito alla nostra provenienza cultuale o religiosa o alla professione della nostra fede, quanto piuttosto sul bene che avremo recato agli altri o sullo "scandalo" suscitato nei più piccoli. Attenzione a questo termine: "scandalo". Esso non coincide con il peccato, ma indica una realtà molto più esiziale e perniciosa di questo; per scandalo si intende infatti l'attitudine a suscitare nei fratelli l'affezione al peccato o la tendenza verso il male. Scandalosa è un'esibizione sconscia sulla spiaggia o in televisione perché pur non commettendo noi peccato di alcun tipo sul momento, siamo tuttavia istigati a peccare da parte di chi ce la propina. Il concetto va riferito ad ogni tipologia di male. Essere di scandalo per gli altri è quindi riprovevole e detestabile per il danno che recheremmo ai fratelli e a detta di Gesù sarebbe molto più conveniente non possedere gli arti superiori piuttosto che adoperarli per questo fine di malvagità. Anziché usare presunzione quindi, adoperiamoci per scongiurare lo scandalo! E riflettiamoci attentamente: non potrebbe essere di scandalo per i nostri fratelli nuovi arrivati (I neofiti o coloro che si riavvicinano adesso alla Chiesa) il fatto stesso che fra di noi vi siano asperità e divisioni perfino rendendo complice lo stesso Cristo? |