Omelia (14-09-2002)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

Come vivere questa Parola?
La croce che nella festa odierna viene "esaltata" è la grande scommessa del ristiano, ma anche il nodo di grossi equivoci lungo la storia del cristianesimo. Si parla troppo spesso di croce, di dover portare la propria croce, dentro un'atmosfera di rassegnazione che opprime e deprime. Di qui le reazioni di filosofi come Nicske e di tanti altri. In verità la croce è strumento obbrobrioso di morte. Veniva imposta agli schiavi meritevoli di morte o a delinquenti della peggiore risma. Siamo "veri": anche a noi, in se stessa, crea disagio e repulsione. Ma con queste parole S.Paolo c'inoltra in un mistero di altissima luce. Sì, è mistero che un Dio, nella persona del Figlio Gesù della stessa natura divina del Padre, abbia voluto "spogliarsi della sua onnipotenza "assumendo la condizione di servo" umiliandosi fino a diventare servo dell'uomo, fino a morire sul patibolo più ignominioso. Ma è mistero che fa luce, perché "Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio", fino a questa misura estrema, fino a questa modalità dell' "Amore folle". E chi crede (cioè si fida della potenza della croce di Gesù che distrugge ogni male e dà senso a ogni nostro dolore) viene salvato già ora: da depressioni e non senso, dal male.

Oggi, contemplo con cuore silenzioso l'immagine del Crocifisso e faccio dapprima emergere il chiasso delle mie ribellioni al dolore, alla contraddizione e anche le freddezze dell'abitudinarietà nella mia vita di fede.

Converti il mio cuore a te – pregherò -. Convertimi all'esaltazione della tua croce nella mia interiorità. Che la tua croce gloriosa sia per me e per tutti "albero di vita", che porta anche nei miei giorni frutti di fede operante nell'amore.

La voce di un contemplativo
Ecco che cosa si dovrà vedere sulla croce per essere salvati: non qualcuno che soffre e muore, ma qualcuno che si dona all'eterno dono di sé e vi trova la vera vita.
Augustin Guillerand