Omelia (01-10-2006)
don Remigio Menegatti
I precetti del Signore danno gioia (266)

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Nm 11,25-29) presenta la risposta di Dio alle lamentele di Mosè che, stanco di guidare un popolo che preferisce le verdure d'Egitto alla libertà, chiede di morire, tanto sente gravoso l'incarico che Dio gli ha affidato. Il Signore risponde donando lo Spirito a 70 uomini che lo aiuteranno a guidare la comunità della prima alleanza verso la terra promessa, ma soprattutto verso la maturità della fiducia in Dio. Lo Spirito scende anche su due che erano stati scelti, ma non erano presenti al rito di investitura, creando del malumore.
Il vangelo (Mc 9,38-43.45.47-48) mostra che tra i discepoli di Gesù nascono invidie e gelosie a riguardo del potere di operare miracoli nel nome di Gesù, quasi che il legame con il Salvatore sia un monopolio per pochi fortunati. Gesù risponde: "Chi non è contro di noi è per noi" e prosegue con alcuni insegnamenti relativi allo scandalo e all'atteggiamento necessario per evitare di far "inciampare" i fratelli più fragili incamminati sulla strada della salvezza. Il rischio – sembra dire Gesù – è di mostrare eccessiva severità in alcuni casi, mentre non ci si preoccupa affatto dello scandalo arrecato ai più deboli nella fede.

Salmo 18
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.

Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.

Anche il tuo servo in essi è istruito,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze chi le discerne?
Assolvimi dalle colpe che non vedo.

Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro dal grande peccato.

Il salmo ricorda che le leggi del Signore sono un tesoro prezioso. Un tesoro delicato perché rischia di appannarsi nelle nostre mani, e perdere lo splendore e la lucentezza che lo rende appetibile. Si rischia allora di farsi delle proprie regole che rimangono "lucide e spendenti" perché sono continuamente maneggiate. Regole che sembrano splendere al sole, ma sono solo come un metallo di scarso valore, mentre la parola di Dio è un tesoro ineguagliabile, anche quando può apparire meno brillante.
Per questo il fedele chiede a Dio di continuare a istruirlo nel maneggiare la sua parola così che continui a risplendere a suoi occhi. Se questa Parola appare bella siamo pure aiutati a condividerla con altri, certi che il bene che compiono i nostri vicini non impoverisce noi stessi, l'amore che vivono non sottrae valore alle nostre scelte, se sono nella prospettiva indicata da Dio. In tal modo disinneschiamo anche l'orgoglio di sentirsi a posto, sentimento che porta a disprezzare gli altri.

Un commento per ragazzi
Qualche ricerca seria ha dimostrato che alcuni cibi molto apprezzati da un largo pubblico alla lunga si rivelano dannosi per la salute. Forse dopo diverso tempo che mangiamo sempre lo stesso "panino" con carne macinata, che pur ci piace, rischiamo anche noi di ammettere che "è ora di cambiare". Immaginiamoci allora il popolo Ebreo che da tanto tempo mangia un cibo leggero come la manna. Anche un po' di verdura appare come pietanza prelibata. Verdura mangiata in Egitto, quando si era schiavi.
All'origine della decisione di scegliere 70 collaboratori ci sono fatti apparentemente banali, come quello del cibo. Un motivo solo apparentemente banale, perché in realtà portano il popolo a dimenticare il gusto della libertà tanto sono nauseati dalla manna, mentre all'inizio sembrava la soluzione di tutto. Il nuovo sapore della salvezza viene barattato con quello di cipolle e porri coltivati oltre il Mar Rosso. Si sa però che quando gira male, anche le cose più belle possono apparire fastidiose, le scelte più positive creano disagio, che sboccia come mormorazione nascosta e fiorisce in contestazione esplicita. Anche il dono dello Spirito che consacra Èldad e Mèdad appare ingiusto agli occhi di Giosuè, che pure aveva un ruolo strategico nel popolo in fuga dall'Egitto, e ne diventerà leader e guida alla morte di Mosè.
Pure i miracoli compiuti in nome di Gesù da estranei al gruppo dei discepoli creano la gelosia di chi si sente "più discepolo" di altri, e quasi rivendica il monopolio della salvezza.
È una tentazione a cui siamo sottoposti anche noi; soprattutto se identifichiamo la salvezza con la nostra comunità cristiana cattolica romana...di rito latino!
A volte abbiamo una visione così ristretta che gli orizzonti sconfinati dello Spirito ci provocano un senso di smarrimento; una sensazione e un disagio tale da indurci a chiuderci nel nostro piccolo mondo antico, segnato spesso da nostalgie strane, perché centrate su cose che noi – in quanto giovani – non abbiamo mai vissuto, neppure lontanamente. Rischiamo allora di diventare rigidi su alcune tradizioni che sono in realtà molto secondarie – per non dire banali – e non ci accorgiamo che alcuni nostri comportamenti creano invece un ostacolo per quanti cercano di entrare in una vera comunione con Cristo e sono ancora "fragili" nella fedele, con la possibilità di abbandonare la strada di Dio. Corriamo il rischio di considerare "legge del Signore" alcune regolette per noi essenziali, dimenticando il cuore della proposta di Dio: amare l'Altissimo in pienezza, e amare il prossimo come se stessi. Anche il prossimo che non partecipa con regolarità a tutte le nostre attività e celebrazioni. Ma è alla ricerca di Dio.

Sì ragazzi, immagino la vostra obiezione: "Allora dovrebbe «fare la Cresima» anche quello che non partecipa al catechismo come me? Deve venire al campo scuola anche se partecipa solo saltuariamente agli incontri durante l'anno associativo?". Capisco la vostra difficoltà, impegnati come siete a non mancare mai a nessuna attività, disponibili a tutte le proposte.
Ciò che mi sta a cuore ricordarvi è di non perdere il dono grande che è affidato a voi, quasi banalizzandolo nelle vostre obiezioni al comportamento di altri che giudicate "estranei", e quindi da tenere lontani.
Il dono di Dio, lo Spirito, sa compiere miracoli anche dove non pensiamo, senza banalizzare il bene che riusciamo a realizzare pure noi. Ha solo uno sguardo maggiormente limpido e guarda le cose da un punto di vista più libero: l'amore di Dio! E ci educa ad assumere la sua visione della vita, per scoprire che il bene è più diffuso di quanto riusciamo a immaginarci.

Un suggerimento per la preghiera
Ti ringraziamo, o Padre, per non hai privato "mai il tuo popolo della voce dei profeti". Continua la tua opera anche ora in mezzo a noi ed "effondi il tuo Spirito nel nuovo Israele, perché ogni uomo sia ricco del tuo dono e a tutti i popoli della terra siano annunziate le meraviglie del tuo amore". Se poi chiami anche noi a questo compito di profeti, rendici generosi nel rispondere, liberi da invidie e gelosie, per assomigliare a te, che ami tutti i tuoi figli e non allontani chi ti cerca, se pur partendo da lontano.