Omelia (30-09-2006) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato "Mentre tutti - folla e discepoli - erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva", ai discepoli Gesù rivela la sua passione, che lo porterà all'impotenza della croce. Davanti a questa croce bisogna uscire dall'ambiguità. O si diventa discepoli credenti, accettando la vera grandezza di Dio, che si consegna a noi o si rimane all'esterno, estranei al progetto di Dio. Pur essendo al secondo annuncio esplicito della morte di Gesù, i discepoli si trovano ancora volontariamente impreparati. Hanno anzi una reazione di chiusura. Non capiscono e si guardano bene dal chiederne spiegazione. Questa incomprensione non vanifica il piano di Dio. "Egli infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza, per usare a tutti misericordia". Gesù con insistenza seguita a parlare della sua morte e cerca di fissare nell'animo dei suoi discepoli quanto lo attende. "Tenete bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini". Queste sono le parole che ci riguardano profondamente. Esse non riguardano tanto ciò che Gesù ha fatto, quanto ciò che si è fatto, la sua passione per l'uomo. E' qui che si rivela Dio nella sua grandezza di amore infinito, che si fa infinitamente piccolo per consegnarsi nelle nostre mani. Ciò che salva l'uomo è il sentirsi amato da Dio. L'amore si rivela tale solo nel restare volontariamente inchiodato e vicino all'amato. L'incomprensione di questo mistero d'amore da parte dei discepoli di ogni tempo risulta per sé grave, perché Gesù vuole associare al suo sacrificio redentore quelli stessi che sono i primi a beneficiarne. "Ora porto nel mio corpo quello che manca alla passione di Cristo". La passione redentiva della Chiesa continua. |