Omelia (20-09-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su 1Cor 15,19-20 Dalla Parola del giorno Se noi abbiamo speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Come vivere questa Parola? Vivere è bello: ora entusiasmante, ora faticoso. Ma è sempre bello! Purché io abbia in cuore una certezza di fondo: i miei giorni non corrono a versarsi nel "mar morto" della fine di tutto, ma verso l'alba di una vita da "risuscitati", di cui la "primizia" è Cristo risorto. E le piccole speranze? Hanno pur senso: che migliorino le condizioni della famiglia, della comunità, che si guarisca da un malanno fastidioso, che finisca il brutto tempo e venga finalmente il bello. Tutto lecito e auspicabile! Ma se la speranza fosse tutta qui, sarebbe come una casa con tante finestre aperte a un cortiletto chiuso e stretto, su cui incombe il cemento e non il cielo. Quel che importa è dunque per me approfondire il rapporto tra la verità fulcro del mio credere e la mia vita personale. Ed è come dire: tra Cristo risorto e la mia prospettiva di una vita che sarà il ribaltarsi di ogni fatica e dolore nella gioia senza confronto. Così oggi, nel mio rientro al cuore, mi chiedo se ho "polmoni spirituali" sani per la speranza grande e vera; se il mio credere in Gesù è credere alla potenza della sua risurrezione che opera serenità, pace e gioia nelle mie giornate su cui piove luce dall'Oltre di felicità che mi aspetta. Riposo il cuore in questa speranza, soprattutto nella fatica delle difficoltà? La voce di un martire dei nostri giorni Dammi da bere: di Te, Signore. La bocca spalancata: io aspiro. Ciò che Tu dici a me e a noi è spirito e vita. Ricevo la missione di sorgente: sei Tu in me a zampillare VITA ETERNA. Dal diario di Fratel Christophe (monaco ucciso in Algeria) |