Omelia (26-09-2002)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Quale utilità ricava l'uomo da tutto il suo affanno per cui fatica sotto il sole?

Come vivere questa Parola?
Questo interrogativo sembra un dito puntato con forza verso l'insipienza del vivere affannato ed agitato di sempre. Anche quello dei nostri giorni che, proprio per tante occasioni di accelerazioni in tutti i campi, è spesso tanto connotato per molti dalla fretta e dall'affanno. L'autore sacro è Qoelet, una personalità singolare tra gli autori biblici che scandisce quel "vanità delle vanità" dove il vocabolo del testo originale ebraico è "hebel". Esso significa vuoto e anche transitorietà del vapore che si scioglie al sole. Tutto l'agitarsi dell'uomo dentro le situazioni che si ripetono col passare delle generazioni, è dunque "vanità", non senso. Qui anche il pessimismo dell'uomo trova voce nella Parola che però, soprattutto nel Nuovo Testamento, si spalanca sugli orizzonti di Dio in Gesù: "Io sono la via –dice il Cristo –: la via al Padre e a tutta la sua luce; io sono la verità: il senso del vivere che è di amore; io sono la vita: un realizzarsi amando per giungere a una meta dove la felicità sarà amore per sempre.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo il coraggio di vedere in me se per caso non sono anch'io omologato al mondo della fretta, dell'agitazione e dell'ansia. A volte per cose che nemmeno mettono conto che io tanto mi affanni! Sentirò Gesù dire a me come a Marta:

"Tu ti affanni e ti agiti per troppe cose, una sola è necessaria". Fa', o Signore, ch'io comprenda come sei Tu l'AMORE Persona, necessario alla mia pace.

La voce di un Padre della Chiesa
Gesù ha detto: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e portate pesanti fardelli, e io vi consolerò" (Mt 11,28). Così egli ci chiama, non passiamo via senza ascoltarlo. Egli ci attira a sé, non discostiamocene. Accontentiamoci di abbandonarci, di andare a lui, di non lasciarlo.
Giovanni Crisostomo