Omelia (03-09-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su 1Cor 4,5

Dalla Parola del giorno
Non vogliate giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori.

Come vivere questa Parola?
Paolo ha chiarito il senso del suo "servizio pastorale" a quella comunità di Corinto che lui stesso aveva fondato: lui e i suoi collaboratori sono "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio". Non si sono appropriati di nulla. Amministrano quello che è di Dio. E ciò che è loro richiesto è la fedeltà al Signore. Proprio per questo scrive che a lui poco importa di venir giudicato da un consesso umano. "Anzi – aggiunge – io neppure giudico me stesso". Tutto è demandato a Dio, il cui giudizio non solo è veritiero e non fallace ma è una cosa sola con quella "sostanza" di Amore-Misericordia infinita che è la sua divina identità. Ecco perché è semplicemente stolto essere corrivi nel giudicare qualsiasi persona. Siamo così facilmente inclini a essere, anche con noi stessi, o dei cerberi spietati o dei superficiali permissivi che tutto si concedono e di tutto si scusano. Mi rassicura dunque il cuore e rinfranca la coscienza il sapere che il Signore è in relazione profonda e personale con me e con ognuno. Solo al Signore dunque tocca giudicare, perché Lui solo conosce i pensieri, i sentimenti, le intenzioni più recondite nel mistero della persona. Gli uomini per giudicare hanno categorie leggi e criteri esteriori. Dio invece giudica dentro quella relazionalità con l'uomo, con me, profonda, assolutamente penetrativa del mio mistero che è anche una cosa sola con la sua volontà di salvezza.

Oggi, nel mio rientro al cuore, più che mai mi espongo alla luce di Dio-Amore. E in questa luce mi accolgo e accolgo ogni persona promettendo di rifuggire da giudizi spesso senza verità profonda e senza amore.

Signore, scandaglia tu i miei pensieri e purifica i miei sentimenti. Guidami sulla retta via del tuo amore.

La voce di un Padre della Chiesa
Il giudicare è una colpa in cui cadono molti uomini. Non si accorgono che così facendo attirano sul loro capo, oltre a quanto già meritano per i loro delitti, un fuoco ancor più intenso, e che, giudicando gli altri in tal modo, privano se stessi di ogni scusa e attenuante. Tu infatti, avendo così giudicato il prossimo, hai per primo stabilito la norma secondo la quale deve essere esaminato con rigore il tuo comportamento. Non lamentarti, quindi, se un giorno riceverai il trattamento che tu stesso ti sei procurato.
S. Giovanni Crisostomo