Omelia (13-09-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su 1Cor 11,23-25

Dalla Parola del giorno
Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane...e disse: "Questo è il mio corpo". [...] Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue".

Come vivere questa Parola?
Questo testo paolino è il più antico documento sulla celebrazione eucaristica. Ed è inserito nel contesto di un'accesa rimostranza fatta dall'apostolo ai cristiani di Corinto a causa dei ripetuti disordini che minacciavano la vita della comunità. Abusi, riconducibili ad una grave mancanza d'amore, che si stavano insinuando nella stessa assemblea liturgica: la rottura della comunione fraterna, il disprezzo dei ricchi per i poveri, fino alla banalizzazione della cena del Signore.
"In questo non vi lodo!" – dice l'apostolo con indignazione. E senza mezzi termini lancia un messaggio durissimo: distruggere la fraternità equivale a gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio, profanando la nuova alleanza che si attualizza nella celebrazione dell'Eucaristia.
Una comunità divisa in se stessa, infatti, come può celebrare il memoriale della morte e risurrezione del Signore? Come può accostarsi alla comunione coniugando l'Amen della fede al menefreghismo sprezzante o all'asettica indifferenza nei confronti di chi soffre? Come può, infine, trascinarsi sciattamente fino alla mensa del Signore, con il cuore ingolfato e la mente distratta? Purtroppo – raccogliendo i fotogrammi del testo paolino - ci sembra di filmare non poche celebrazioni liturgiche del nostro tempo, qualcuna forse anche tra le mura austere di certe comunità religiose: S. Messe fiacche, frettolose e senza gioia. E quel che è peggio, cuori chiusi al perdono e restii a donarsi senza riserve si nutrono dell'unico pane spezzato, la comunione, e ciò facendo profanano in se stessi il Dono ricevuto. Forse dovremmo riconoscere con più onestà che è a causa del nostro essere inautentici e sonnecchiosi nella fede che le nostre chiese si fanno sempre più vuote, fino ad ispirare il pungente sarcasmo di alcuni. Pensiamo alla Messa vista da Sartre: "In una chiesa oscura – scrive – su un tavolo, tra due candele, un uomo vestito da prete beve vino davanti a poche vecchie in ginocchio". Che tristezza! Una caricatura così dissacrante graffia la nostra sensibilità di credenti. Ma c'interpella ed esige quel rinascere dall'alto di cui parla Gesù. Rinascere ad un modo nuovo e più vero di aderire alla fede.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore di convertire il mio cuore ad una più viva consapevolezza della Sua presenza nell'Ostia e nel fratello, l'unico Corpo del Signore che ci è dato di contemplare nella fede.

Donaci, Signore Gesù, di spezzare il pane della comunione tra noi, consapevoli d'essere membra vive del tuo stesso Corpo che in Te celebrano l'eterno grazie al Padre.

La voce di un Vescovo profeta del nostro tempo
Se l'Eucaristia, boccio della Chiesa spuntato sull'albero della Trinità, è comunione, anche la Chiesa deve essere comunione, anzi fioritura di comunione, compimento di comunione, pienezza di comunione.
Don Tonino Bello