Omelia (14-09-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Cristo Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

Come vivere questa Parola?
La morte è una frontiera obbligata per tutti. Ma ognuno la valica a suo modo: rassegnandosi, disperandosi, oppure assumendola fino in fondo, in obbedienza. Come ha fatto Gesù. Attenzione, però: l'obbedienza, nella mentalità biblica, non è una sottomissione passiva, ma accettazione piena e responsabile, che non esclude, certo, la lacerazione del cuore, ma la rimargina nella fede.
Gesù ha voluto essere obbediente fino alla morte. Non solo: fino alla morte di croce, toccando il fondo dell'abbassamento.
Oggi, per noi, è difficile capire il senso della croce, la sua dimensione umiliante. Sì, perché in duemila anni di storia si è tramutata in un simbolo onorato, glorioso, estetico talvolta. Ma la croce, ai tempi di Gesu, di estetico aveva ben poco. Era strumento di supplizio e simbolo di vergogna. Diffamante al punto che i cittadini romani condannati a morte venivano decapitati e non crocifissi. Solo agli schiavi e ai maledetti era riservato questo patibolo, come dice la Scrittura: "Maledetto chi pende dal legno".
Esaltare la Croce, come facciamo oggi in questa festa liturgica, significa dunque riconoscere che Dio ha tanto amato il mondo da voler toccare il fondo dell'angoscia e della morte, solidarizzando con noi, per attirarci a sé nell'eternità della vita, che comincia già ora, nel tempo della salvezza accolta sotto la croce. La sua e la nostra. Quella che ogni giorno prendiamo, in obbedienza al Padre, accettandola non con muta rassegnazione ma con fiduciosa speranza. Per fede.

Oggi, nel mio rientro al cuore, come Maria, starò in piedi sotto la croce, ritto nella dignità del dono ricevuto: la salvezza, che raccoglie le lacrime del mio toccare il fondo nel quotidiano desiderio di essere elevato con Lui dalla terra del mio peccato, per risorgere alla vita.

Innalzato con Te sulla croce, rifiorisca alla Vita, o Signore. Oggi e sempre.

La voce di una donna spirituale del nostro tempo
Ci vuole la morte completa del proprio io. Ma non nel senso di stare lì ad ammazzarci – non è questo che serve – ma piuttosto nel senso di amare gli altri, pronti anche a morire per gli altri.
Chiara Lubich