Omelia (16-09-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento Luca 7,36-50 Dalla Parola del giorno Vedi questa donna? Come vivere questa Parola? Simone, il fariseo, e una donna senza nome, identificata solo dalla sua situazione di "peccatrice". Tra i due Gesù e, quasi sospesa sul fluire del tempo, una domanda: "Vedi questa donna?". Sì, è all'uomo di ogni tempo, a me, a te, che Gesù la rivolge. Al "Simone" che più o meno si radica in ciascuno di noi e si esprime nella tendenza istintiva a prendere l'atteggiamento del giudice. Questo fariseo non è un personaggio perverso. Dimostra una certa apertura nei riguardi del Maestro, tanto che lo invita a mensa con lui: un gesto di amicizia. E Gesù non rifiuta. Lui non prende mai le distanze dai peccatori. Si è fatto solidale con loro, anzi, Paolo dirà: "si è fatto peccato", ma per trarli fuori da questa loro penosa situazione. E della "peccatrice" sembra non "conoscere" altro che il positivo. Non ignora il suo passato, semplicemente non lo identifica con lei; in ogni caso le lascia la via aperta per una ripresa. Ma tu, Simone, che finora hai visto solo la "peccatrice", apri i tuoi occhi: "Vedi questa donna", guardala anche tu come la guarda Gesù: nella sua dignità (donna è il termine che usa anche nei riguardi di sua madre), nel bene che permane in lei comunque... Guardala in profondità e allora ti accorgerai che ti somiglia tanto. Sì, tu, Simone, il fariseo ammantato di giustizia, se guardi con onestà dentro di te, ti accorgi che il peccato abita anche te. Solo le lacrime del pentimento e il profumo dell'amore possono aprirti la via della risalita. Ed è di queste lacrime che devi irrorare i piedi del Cristo mistico. Membra impolverate, spesso infangate che Gesù ha voluto unire indissolubilmente a sé e che tu non puoi guardare con disprezzo, superiorità. Sono sempre e comunque "i piedi di Cristo". E tu puoi solo chinarti a baciarli con riverente amore. Oggi, nella mia pausa contemplativa, guarderò con onestà dentro di me cercando di scoprire quanto nel mio vivere c'è di "Simone" e quanto della "peccatrice". Proverò poi ad avvolgere gli altri con uno sguardo che ricalchi quello di Gesù: cercherò di vedere non "la peccatrice", ma "la donna", non il fango che imbratta i miei fratelli, ma le membra doloranti di Gesù, i suoi "piedi". Dona, Signore, concretezza al mio amore per te. Che io non baci con devozione le tue immagini e poi calpesti con disinvoltura le tue membra, imbrattate dalla polvere e dal fango raccolto lungo il cammino della vita. La voce di un Padre della Chiesa Ogni volta che vediamo i peccati degli altri, dobbiamo prima piangere su noi stessi, perché forse siamo caduti negli stessi peccati, o possiamo cadervi. Se detestiamo la nostra cattiveria, già questo ci ridona una purezza interiore. Il Signore ci abbraccia al nostro ritorno, perché per lui non può essere indegna la vita di un peccatore, se è lavata col pianto, in Gesù Cristo nostro Signore. S. Gregorio Magno |