Omelia (23-09-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore. Come vivere questa Parola? Questo versetto del salmo responsoriale odierno è stato un mattone consistente, per il Beato Papa Giovanni XXIII, nell'edificio della sua vita santa. E perché non potrebbe essere per la nostra? Chiedere al Signore che c'insegni a renderci ben consapevoli della fugacità di questa nostra vita significa andare verso la sapienza del cuore. E la sapienza del cuore è ben lontana dall'amarezza di chi scuotendo il capo, costata la caducità di quello che lo circonda abbandonandosi al cattivo umore e al pessimismo. Sì, è vero, come dice Qoèlet nella prima lettura di oggi: "Non resta più ricordo degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso quelli che verranno in seguito" (1,11). I libri di storia fanno memoria di Alessandro Magno, di Cesare Augusto, di Carlo Magno e di altri. Ma all'uomo, dentro la sua fatica di vivere, che apporto danno questi nomi? A me, a te, a ognuno che riflette su questa Parola conta pervenire alla sapienza del cuore. Essa tocca concretamente la caducità delle cose create, la decadenza del fisico, il venir meno delle forze a mano a mano che passano, fugacissimi, i giorni, ma ci fa aprire gli occhi interiori che la fede orienta costantemente a Dio. "Saziaci al mattino con la tua grazia: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni". La preghiera salmica diventa così una sorsata terapeutica. Ci rende persuasi nel profondo che, se la vita passa, l'AMORE di Dio non solo non passa ma viene a colmarci, giorno dietro giorno. Sì, il cuore sapiente può ben invocare: "Sia su di noi la bontà del Signore nostro Dio". Proprio perché è Dio, e non uno dei tanti idoli a cui tanta gente "appende" i propri giorni, Dio, in Gesù, è pace gioia e salvezza. Oggi, nel mio rientro al cuore, con sguardo reso indagatore dallo Spirito Santo, vedrò se è abitato dalla sapienza o da attaccamento agli idoli come il denaro le ricchezze (di vario tipo) lo sfrenato piacere e la boria del mettere al centro di tutto e di tutti il proprio ego. Volgiti, Signore, muoviti a pietà del tuo servo che confida in te. Dammi una vita di pace perché abbandonata a te, in serena attesa di quello che verrà. La voce del 'Papa buono' Occorre rendersi familiare il pensiero della fine; non con sgomento che infiacchisce, ma con confidenza che conserva il fervore del vivere, del lavorare, del servire. Non è il caso di parlarne sovente a tedio altrui; ma di pensarci sempre, perché la "sentenza della morte", divenuta familiare, è buona, è utile a mortificare la vanità, ad imporre a tutto il senso della misura e della calma. Giovanni XXIII |