Omelia (01-10-2006)
padre Antonio Rungi
Ogni bene viene da Dio. Nessuna gelosia ed invidia tra i cristiani

Ogni bene viene da Dio e tra i discepoli di Cristo non ci può né deve essere invidiaa e gelosia. E' quanto fanno chiaramente intendere due brani della Parola di Dio di questa XVI Domenica del tempo ordinario, posta alla nostra attenzione, riflessione e meditazione.
Partendo dal Libro dei Numeri, il messaggio è chiaro: nessuno può essere geloso se un altro opera il bene e predica il bene. Magari fossero tutti profeti in Israele. Ecco il brano nella sua interezza: "In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè; prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Intanto, due uomini, uno chiamato Eldad e l'altro Medad, erano rimasti nell'accampamento e lo spirito si posò su di essi; erano fra gli iscritti ma non erano usciti per andare alla tenda; si misero a profetizzare nell'accampamento. Un giovane corse a riferire la cosa a Mosè e disse: "Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento". Allora Giosuè, figlio di Nun, che dalla sua giovinezza era al servizio di Mosè, disse: "Mosè, signor mio, impediscili!". Ma Mosè gli rispose: "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!". La necessità di parlare di Dio, soprattutto nei nostri giorni è un dovere che ricade su tutti, anche se alcuni che sono specializzati nel comunicare e trasmettere il messaggio religioso agli altri. In base al battesimo ogni credente ha il dovere morale di parlare in nome di Dio, di essere profeta, come ci ricorda il rito del Battesimo che nell'ungere la fronte del neo battezzato con il crisma, afferma proprio questa verità e impone al cristiano di essere il portavoce di Dio con la sua vita.
Sullo stesso tono è il Vangelo di questa Domenica, ove Gesù è nuovamente all'opera con i suoi apostoli per far capire a loro la necessità di non ostacolare quanti operano per il bene, anche se non fanno parte della schiera dei discepoli. Nello stesso tempo mette in guardia coloro che sono motivo di gravi scandali nella comunità, soprattutto nei confronti delle persone più semplici e innocenti. Il testo del Vangelo di Marco, esprime, appunto, questa preoccupazione da parte di Gesù verso persone senza scrupoli, che fanno danno con la sincera volontà di farlo: In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi, è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo buttassero in mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, càvalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue".
Ecco di fronte a determinati scandali Gesù è radicale anche se in forma di dire ed esprimersi metaforico e paradossale sottolinea la necessità di pentirsi seriamente del male che si fa ad altri per comportamenti apertamente immorali ed antievangelici. Tutte le automenomazioni che Gesù incoraggia in caso di scandalo, fino all'estrema conseguenza del suicidio, la dicono lunga sulla gravità di un atto quando mette in crisi ed offende la dignità delle persone semplici ed innocenti.
La seconda lettura, tratta dalla Lettera di San Giacomo Apostolo, è anch'essa un invito a ripensare la vita nell'ottica della solidarietà e non dell'egoismo e del consumismo sfrenato. L'attacco indirizzato ai ricchi è frutto di una constatazione di fatto, come è facile capire dal testo, quella di approfittare degli altri, sfruttandoli economicamente ed abusando dei loro poteri in campo commerciale o gestionale: "Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza". La fame di denaro, l'avarizia, l'ingordigia, l'insaziabilità nel possedere sempre più beni materiali, pongono l'uomo che vive in tali condizioni economiche e morali nella reale condizione davanti a Dio e ai fratelli di essere rifiutato. Il giudizio di Dio nei loro riguardi sarà severo, soprattutto se la loro ricchezza è servita solo a vivere nel piacere, gozzovigliano ed ingrassano pensando solo a saziare il corpo e non l'anima.
Invettive terribili quelle che troviamo nella Lettera di Giacomo che fanno giustamente riflettere sulle discrepanze ancora oggi esistenti tra i pochi ricchi e ricchissimi e i tanti poveri e poverissimi della terra. Un esame di coscienza per coloro che sono nelle condizioni economiche favorevoli viene richiesto in modo esplicito ai ricchi di ieri e di oggi. E noi suggeriamo di farlo, anche perché l'autosufficienza non è solo quella basata sul possesso del denaro, ma sull'orgoglio personale e sulla superbia della vita. Anche questi mali bisogna combattere nella nostra vita per essere poveri in spirito ed umili nell'accogliere la parola di Dio che può salvare la nostra vita.