Omelia (08-10-2006) |
don Remigio Menegatti |
Ci benedica il Signore, fonte della vita (267) Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature La prima lettura (Gn 2, 18-24) racconta la creazione della donna. L'uomo si sente solo e tra le tante creature non trova una che gli sia simile, quella in cui potersi "specchiare" e riconoscersi. Avvolto e quasi nascosto dal mistero – il torpore che scende sull'uomo – Dio dà vita alla donna, che finalmente appaga il desiderio di relazione dell'uomo. I termini nella lingua originale ish per indicare l'uomo e isshah per designare la donna sottolineano molto bene il legame tra le due creature, che hanno, tra loro e con Dio, una relazione unica a differenza di tutti gli altri esseri creati. È il fondamento antico del valore della coppia umana e del legame inscindibile che nasce dal patto che rende l'uomo e la donna marito e moglie. Il vangelo (Mc 10, 2-16) presenta la discussione tra Gesù e i farisei circa la possibilità riservata unicamente al marito di divorziare, e la successiva spiegazione che il Maestro presenta ai discepoli circa la fedeltà coniugale e l'indissolubilità. Queste hanno la loro radice ultima nella volontà di Dio espressa e manifestata nella creazione. Segue un breve discorso sul valore dei bambini nel progetto di salvezza di Dio. Salmo 127 Beato l'uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie. Vivrai del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai d'ogni bene. La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa. Così sarà benedetto l'uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion! Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme per tutti i giorni della tua vita. Possa tu vedere i figli dei tuoi figli. Pace su Israele! Il salmo utilizza delle immagini tra le più belle delle colline di Israele; le viti e l'ulivo non solo rendono interessante e ameno il paesaggio e fanno ricca la mensa, ma possono esprimere la bellezza del legame familiare. Una famiglia unita è come una vite coltivata con amore, capace di produrre uva per la tavola e per preparare il delizioso vino. La stessa immagine della vite, scelta con cura, piantata in terreno fertile e lavorata con amore, veniva usata per esprimere il legame di alleanza che Dio ha stabilito con il suo popolo. Anche questo patto di Dio con noi rimane unico e indissolubile e diventa il modello più alto con cui l'uomo e la donna sono chiamati a vivere la famiglia il legame coniugale. I figli sono paragonati a virgulti di ulivo. Un legame profondo e tenero tra coniugi, arricchito dalla presenza di alcuni figli, è il segno più bello della benedizione con cui Dio ricompensa chi lo teme, vivendo la fedeltà all'Alleanza. In una famiglia del genere si avverte la tenera presenza di Dio, che segue con amore le sue creature, in quanto sorgente della vita stessa e fondamento ultimo della comunione in tutte le sue forme. Un commento per ragazzi "Io vi dichiaro marito e... macchina" è il testo – messaggio centrale di uno spot pubblicitario. Quasi che il legame tra un uomo e la sua automobile sia più sacro di qualsiasi altro patto. Se si dovesse prendere sul serio questa pubblicità si dovrebbe constatare che siamo ritornati indietro, proprio all'origine, prima dell'intervento creatore di Dio. L'uomo appare decisamente un essere primitivo se trova in un oggetto, opera delle sue mani, il partner con cui identificarsi. Per il libro della Genesi il salto di qualità avviene proprio quando l'uomo si avverte incompleto e cerca un essere simile a lui, perché le cose e gli animali non creano una relazione degna della persona. L'uomo può usare le cose, può dominare sugli animali, e dare loro un nome. Invece con la donna non funziona lo stesso sistema: l'uomo, non può decidere da solo quale nome dare all'altra persona. Quando incontriamo una persona gli chiediamo come si chiama, e ascoltiamo il suo nome. Non avviene così per le cose e gli animali. Agli uni e agli altri siamo noi ad assegnare il nome. Dire il proprio nome crea un primo legame, esprime disponibilità alla relazione positiva, se non avviene in un contesto di obbligo. Il nome della donna - isshah - è simile a quello dell'uomo - ish -, indicando così una stretta "parentela". Un legame così profondo da superare quello contratto con i genitori: l'uomo (e la donna) lasciano la propria famiglia di origine per formarne una nuova. E questo nuovo legame diventa sacro, riceve la benedizione di Dio. È un rapporto stretto perché anche il Creatore vi entra a pieno titolo, si impegna per far funzionare al meglio il dono che lui stesso ha preparato per tutti i suoi figli. Certo, non tutti si sposano; ma tutti sono chiamati alla relazione, all'amore, ad uscire dalla solitudine e aprirsi al dono, costruendo con altri una comunità che sia come un "giardino terrestre", edificare la civiltà dell'amore. Possono sembrare discorsi lontani per dei ragazzi, come parlare di partecipazione alle olimpiadi a chi ha appena iniziato a praticare uno sport. Effettivamente il matrimonio è una tappa per tanti di voi, ma lontana nel tempo. È però un traguardo che si prepara già adesso educandosi ad amare, valorizzando la famiglia in cui ci si trova con il ruolo di figli, fratelli e nipoti. Le grandi vette dell'amore si scalano solo se ci si allena lungamente e maturando esperienza in situazioni più facili e alla portata di tanti. Da qui nasce un profondo richiamo al valore della famiglia, dei sentimenti, della sessualità, della relazione semplice e fedele con chi abbiamo accanto; non li abbiamo scelti noi, sono un dono. Un dono da valorizzare nel modo migliore. Un dono da valorizzare a partire dal linguaggio: non banale e stupido, soprattutto quando si riferisce ai sentimenti e alla sessualità. Circolano battute, barzellette e altro che non indicano grande maturità. È vero che non tutti gli adulti, e neppure i mass media, danno un esempio di qualità; ma si può dimostrarsi critici migliorando le cose. Un altro passo è l'amicizia: non gruppetti piccolissimi e chiusi, dove manca l'aria e le relazioni sono asfittiche e asfissianti. Avete tanta voglia di "massaggiare" e forse è più difficile comunicare di persona, allargando il giro delle amicizia oltre il solito gruppetto. Apritevi a chi rimane ai margini perché l'amore non è solo dono da ricevere dagli altri: è prima di tutto un tesoro prezioso da condividere, e lo si condivide donandolo. Ma io credo che siete già disponibili ad essere "uomini e donne" nuovi, aperti a condividere il dono. Un suggerimento per la preghiera Sei grande Signore, tu che "hai creato l'uomo e la donna" con un preciso progetto d'amore: "perché i due siano una cosa sola, principio dell'armonia libera e necessaria che si realizza nell'amore". Anche noi siamo coinvolti in questo dono prezioso; per questo ti chiediamo: "per opera del tuo Spirito riporta i figli di Adamo alla santità delle prime origini, e dona loro un cuore fedele, perché nessun potere osi dividere ciò che tu stesso hai unito". |