Omelia (05-10-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Come vivere questa Parola? Giunto a Betania, Gesù accetta l'ospitalità di due donne, Marta e Maria, che lo invitano nella loro casa. Non ci sfugga un particolare di questa vicenda, spesso citata nel confronto, impropriamente antitetico, tra azione e contemplazione. Marta – nota l'evangelista Luca – "lo accolse" nella sua casa. Un gesto spontaneo, immediato, ma senza radici, come il seme caduto tra le spine, immagine di chi ascolta ma, strada facendo, si lascia sopraffare dalle preoccupazioni. Maria invece si sedette ai piedi di Gesù, come la terra buona che accoglie il seme e lo fa fruttificare. Non solo: "Maria ascoltava". L'uso imperfetto del verbo sottolinea il carattere durativo dell'atteggiamento di questa donna che pendeva dalle labbra del Signore, senza concedersi ad altro. Come a dire: non basta accogliere con gioia la Parola. Addirittura non è neanche sufficiente farla entrare nella nostra vita né ospitarla nel cuore per un momento. Ma è solo radicandosi in essa – e ciò avviene fermandosi a lungo in sua compagnia - che si evita il rischio di farsi subito fagocitare dall'urgenza di mettersi all'opera per servire la Parola stessa. Quella Parola che ti chiede di rimboccarti le maniche per la causa del regno. Non a caso Gesù, poco prima di entrare a Betania, aveva raccontato la parabola del buon Samaritano. Per essere davvero quel buon samaritano, sembra voglia dirci Gesù, capace d'amore compassionevole, pronto a farsi vicino e chinarsi sulle ferite del mondo, hai bisogno di chinarti ai miei piedi e di stare a lungo in mia compagnia, altrimenti ti disperdi, ti preoccupi e t'inquieti. Non solo, corri persino il rischio di sentirti, come Marta, "lasciata sola a servire". Ora cogliamo bene come non ci sia, nell'intervento di Gesù, alcuna allusione alla superiorità della contemplazione rispetto alla carità in atto, ma solo una puntualizzazione: non ci può essere amore verace e duraturo se questo amore non è custodito da un cuore profondo e innamorato della Parola. Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò questo Amore, accoccolato ai suoi piedi, in silenzio. E lì troverò olio e vino per curare e consolare il cuore di questo mondo ferito e assetato d'amore. Il mio innanzi tutto. Parla al mio cuore, Signore.Radicato in Te, possa dire ai miei fratelli parole degne di silenzio e chinarmi sollecito su ogni uomo caduto. La voce di un mistico del nostro tempo Dio non aspetta che l'ora della tua contemplazione per riempirti di nuovo il cuore della sua grazia, di quanto hai donato nel giorno alle molte mani tese incontrate per la strada. E' l'ora in cui Egli, di nascosto, rinnova tutte le cose. David Maria Turoldo |