Omelia (18-10-2006)
mons. Vincenzo Paglia


L'evangelista, già all'inizio del cammino verso Gerusalemme, nota qual è il compito dei settantadue discepoli: andare nelle città ove Gesù stava per recarsi e preparare la gente all'incontro con lui. Essi non sono chiamati a restare nei luoghi abituali. Il Signore li invia perché preparino gli uomini e le donne con la predicazione del Vangelo per accogliere Gesù. E bella una notazione di Gregorio Magno a questo brano. Egli scrive che Gesù manda i discepoli due a due perché la loro prima predicazione sia l'amore vicendevole. L'amore, infatti, è la forza dei discepoli di ieri e di oggi. L'amore del Signore vince "i lupi" di questo mondo come fece Francesco con il "lupo" di Gubbio. I discepoli non debbono portare nulla con sé se non il Vangelo e l'amore del Signore. Con questo bagaglio possiamo percorrere ancora oggi le vie del mondo, testimoniando non noi stessi, non le nostre tradizioni, non le nostre convinzioni, ma "colui che ci ha mandati".