Omelia (07-10-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?" Come vivere questa Parola? Il primo dei due interrogativi che il dottore della legge rivolge oggi a Gesù è riscontrabile identico in un altro episodio del Vangelo, quello del ricco notabile (Lc 18,18): se il dottore della legge vuole mettere alla prova Gesù, il notabile invece si trova in una situazione esistenziale di autentica ricerca. In effetti, la domanda oscilla tra il desiderio di una pienezza di vita davanti a Dio e con Dio ("la vita eterna") e l'incertezza sul da farsi, sul come muoversi, sul cammino da intraprendere ("che cosa devo fare?"). Costruita su questa oscillazione, non a caso la domanda inizia con il vocativo "Maestro": l'esigenza infatti è quella di trovare un "maestro", una persona cioè capace di indirizzare, illuminare, orientare il cammino. L'interrogativo messo in bocca al dottore della legge dunque è anzitutto una domanda di "orientamento" e orientarsi, nell'esperienza di ogni battezzato, è "girarsi verso oriente", a est, là dove sorge il sole. Ma Gesù fa compiere al suo interlocutore uno scarto, spostando la domanda dal "che fare" al "cosa leggere nella Scrittura" (v.26: "Che cosa sta scritto nella Legge?"). Infatti, è nella Scrittura, nella Parola, che si trova la luce di orientamento di cui ogni uomo ha bisogno per crescere e essere guidato nel desiderio di avere una vita piena. E' Gesù stesso, dunque, che orienta il cammino di ricerca come cammino "in profondo", come introduzione alla vita interiore, nell'ascolto orante della Parola. E' solo in questo luogo interiore e profondo che la vita dell'uomo può schiudersi al compimento di tutta la Legge, l'amore: perché l'amore non è realtà da conquistare con l'affannarsi del nostro fare, ma dono da ricevere, da "ereditare" come figli nel Figlio. La voce di un padre del deserto dei nostri giorni Nella preghiera quello che Dio maggiormente ci chiede è l'amore, e l'amore per la preghiera. Charles de Foucauld |