Omelia (02-12-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Luca 10, 21-24

La gioia dei discepoli per il successo della loro missione provoca un sussulto di esultanza anche in Gesù. Non è solo una gioia fisica, ma soprattutto interiore, spirituale. E' ridondanza dello Spirito Santo che abita in lui fin dal suo concepimento (Lc 1,35), dal battesimo (Lc 3,22), dall'investitura ricevuta nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,18).

Egli si rivolge a Dio chiamandolo Abbà, termine che nella famiglia ebraica era usato normalmente dai figli più piccoli per chiamare il proprio papà. Gesù lo usa per sottolineare il grado di intimità che lo lega a Dio. Il Papà di Gesù è il Creatore del cielo e della terra, ma nei confronti dell'uomo è un carissimo amico, un familiare, il papà. Anche in questa circostanza Gesù si impegna a liberare l'uomo dal terrore di Dio.

La gioia di Gesù è motivata dal criterio che Dio ha scelto nella manifestazione dei suoi misteri. Li ha nascosti ai sapienti e agli intelligenti e li ha rivelati ai piccoli. Cristo e il suo messaggio non sono stati accettati da persone colte e istruite come le autorità del popolo giudaico, ma sono stati capiti e accolti dalle persone semplici, povere e umili. La sapienza di Dio, espressione del suo amore, è stupidità e debolezza di uno che ama fino alla morte di croce (1Cor 1-2). E' esattamente il contrario della sapienza umana, manifestazione dell'egoismo, che cerca di salvarsi a tutti i costi dalla morte.

Queste due sapienze si oppongono come menzogna e verità, paura e fiducia, egoismo e amore, possesso e dono, morte e vita. Dio, nel suo sapiente disegno, distrugge la sapienza dei sapienti e annulla l'intelligenza degli intelligenti (cfr 1Cor 1,19-21; Is 29,14).

La rivelazione della paternità di Dio è la salvezza dell'uomo: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,3).

Il tutto che il Padre dona al Figlio è la vita eterna. Il mistero del Padre è nel Figlio. Egli ci rivela chi è Dio e chi siamo noi per lui. Ci dona la sua stessa conoscenza del Padre, perché lo amiamo con il suo stesso amore.

I discepoli devono essere pieni di gioia perché vedono Gesù. In lui possono vedere ciò che i profeti, i re e l'intero popolo di Dio hanno desiderato vedere e non hanno visto. Tutto Israele è vissuto nell'attesa di questo giorno, e solo loro, i pochi discepoli di Gesù, possono vedere la realizzazione delle promesse di Dio e ascoltare il vangelo della salvezza.