Omelia (03-12-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Matteo 15, 29-37

Questo testo rimanda alle profezie di Isaia per il tempo messianico (Is 35,5-6). Solo una comunità risanata e liberata dai suoi mali può essere invitata alla festa messianica, anticipata nel segno del pane distribuito a tutti con abbondanza.

Nel vangelo di Matteo il monte è il luogo della rivelazione di Dio, sia mediante la parola (5,1; 28,16), sia attraverso i gesti di soccorso (14, 23). Gesù realizza qui quanto aveva promesso nel brano delle beatitudini: i poveri, gli afflitti e gli affamati trovano la consolazione e la sazietà.

Egli ha compassione per il popolo che lo segue da tre giorni e ha esaurito le provviste di cibo. Questa compassione è attribuita spesso a Gesù dal vangelo di Matteo che lo presenta come il messia misericordioso. E' una commozione interna e viscerale, un sentire profondo e intenso che spinge Gesù a soccorrere il suo popolo mediante la missione dei dodici (9,36), le guarigioni (14,13; 20,24) e la moltiplicazione del pane (14,14).

La fame e la miseria sono un male, e Gesù comanda ai suoi discepoli di combatterle, segnalando loro con fatti concreti la direzione da seguire. Egli ha cominciato, i suoi discepoli devono portare a termine la sua opera. Se l'azione dei cristiani non distrugge i mali che tormentano la vita dell'uomo, non ricalca quella del Cristo.

Gesù recita la benedizione sul pane, atto proprio del capo-famiglia, che riconosce così Dio quale datore dei beni per il sostentamento dell'uomo. La sequenza dei verbi prendere, benedire, spezzare, dare costituisce la natura della benedizioni ebraiche e allude all'ultima cena.

I cristiani che partecipano alla cena del Signore o che rileggono il miracolo della moltiplicazione del pane sono chiamati a spezzare con Gesù il pane e la stessa vita per gli altri.

Il cristiano, saziato dal Cristo, offrirà a tutti l'abbondanza dei beni ricevuti: la pace, la felicità, l'amicizia con Dio e con i propri fratelli. La beneficenza materiale e spirituale instaura il regno di Dio sulla terra.