Omelia (02-10-2000) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore! Come vivere questa Parola? Questa è la preghiera di Giobbe nel grande libro-parabola che prende nome da lui. La pronuncia quando la sua vita è colpita da grave sventura. L'insegnamento è manifesto. Quando l'esistenza scorre lieve e all'insegna della tranquillità e del benessere non è difficile riconoscere il Signore. Ma quando la bufera della malattia, delle difficoltà, del dolore si abbatte su di noi, le cose cambiano. Dio non ci serve più! Ed è perfino possibile alzare invettive contro di Lui. La prova, il dolore ha un impeto travolgente che può suscitare la bestemmia, la ribellione. Oppure, ecco libera nel nostro cuore il vero atteggiamento della creatura: anzi del figlio che non capisce il perché ma sa che Dio, proprio perché è Dio non tradisce, non schiaccia ma apre sempre, pur misteriosamente, strade di vita più grande. Oggi, anche se la preghiera di Giobbe può sembrarmi utopica (troppo alta per me) chiederò di entrare in quello spirito di povertà radicale da cui sgorga la vera adorazione. Dio mi ha dato tutto e tutto è suo. Può disporre come vuole di quel che gli appartiene! Con Gesù, che è il volto del suo Amore senza fondo, mi consegno a Lui per la buona e la cattiva sorte. Per la forza del mistero pasquale so che nulla, assolutamente nulla, in realtà può nuocermi mai. La voce di uno scrittore Signore, perché io prenda coscienza del vero me stesso, basta che tu pianti in me l'àncora del dolore. Tu tiri la corda e io mi sveglio. Saint Exupery |