Omelia (05-10-2000) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Io so che il mio Redentore è vivo... Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno. Come vivere questa Parola? Giobbe che era arrivato a maledire perfino il giorno della sua nascita in un angoscioso desiderare la morte, qui invece esce dal buio della sua disperazione. Ecco: arriva ad affermare con forza una speranza certa, anche se è ancora nelle acque della prova. Poco prima aveva invocato la comprensione degli amici: "Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei. Perché vi accanite contro di me, come Dio?". Ci chiediamo come è avvenuto il passaggio, da che cosa è scattato il suo grido di speranza vittoriosa. La risposta sta nel fatto che Giobbe è sempre rimasto in dialogo con Dio: un dialogo pieno di turbamenti, di rivolta, di angoscia, ma assolutamente ininterrotto. Come Gesù con Dio Padre. Oggi, soprattutto se sono nella prova, posso visitare qualche salmo in cui il dolore si fa lamento ma gridato a Dio; per esempio il salmo 21 (22) "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato..." in cui si snodano espressioni di lamento che sfociano però nel grido: "Io vivo per Lui". Ne uscirò col proposito di non tralasciare mai la preghiera, anche nella sofferenza. La voce di un Padre del deserto Conserva in te la certezza che Dio è fedele e potente, credi in Lui e avrai parte ai suoi beni; se invece ti perdi di coraggio, significa che non credi. Infatti, poiché tutti crediamo che è potente, crediamo pure che a Lui tutto è possibile. In Lui dunque confida anche per quanto riguarda te stesso, perché anche in te egli compie prodigi. Euprepio |