Omelia (08-10-2006) |
Paolo Curtaz |
All'inizio non fu così La Parola di Dio oggi ci mette di fronte ad un tema caldo e faticoso, che mette in difficoltà me che rifletto e voi che ascoltate. Parliamo del fallimento dell'amore di coppia, il più doloroso e sanguinante, il più drammatico e diffuso, tema appesantito dalla posizione ufficiale della Chiesa nei confronti delle persone divorziate e risposate o conviventi, posizione che pochi, anche fra i discepoli, capiscono e che i fratelli e le sorelle che portano sulla propria pelle le stigmate del fallimento coniugale sperimentano come una immensa ingiustizia e un giudizio sulla loro vita, versando sale sulle loro ferite. Invoco lo Spirito e balbetto qualcosa, allora, lasciando che sia la Parola a parlare. Divorzi maschilisti Al tempo di Gesù il divorzio era un fatto consolidato, addirittura attribuito a Mosè, quindi intangibile. Come accade ancora oggi nella cultura islamica, però, era un divorzio maschilista: solo l'uomo, stancatosi della moglie, poteva rimandarla a casa con un libello di ripudio. Nessuno avrebbe mai osato mettere in discussione una norma così favorevole ai maschi: la domanda che viene posta a Gesù è retorica, tutti si aspettano che, ovviamente, Gesù benedica questa norma. O forse no: la domanda viene posta proprio come un tranello, per far diventare Gesù improvvisamente antipatico alle folla che lo ha così presto elevato al rango di profeta. (Sai che novità! Tutti seguiamo il guru di turno, finché questi non ci dice qualcosa di sgradevole...). La risposta di Gesù è una rasoiata: voi fate così, ma Dio non la pensa così, Dio crede nell'amore come unico, crede nella possibilità di vivere insieme ad una persona per tutta la vita. Senza sopportarsi, senza sentirsi in gabbia, senza massacrarsi: l'obiettivo della vita di coppia non è vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre! Silenzio imbarazzato, sguardi sorridenti e complici: "Ma che, scherziamo?". Gli apostoli, preso da parte Gesù, insistono: "Non parlavi sul serio, vero?". Matteo, nel brano parallelo, giunge ad annotare la sconsolata affermazione dei dodici: "Allora è meglio non sposarsi!" (19,10) Sogno l'amore Che forza! Gesù dice che è possibile amarsi per tutta la vita, che Dio l'ha pensata così l'avventura del matrimonio, che davvero la fedeltà ad un sogno non è utopia adolescenziale ma benedizione di Dio! Quando due giovani vengono a chiedermi di sposarsi e gli parlo dell'indissolubilità del matrimonio non sto chiedendo loro una cosa impossibile, il retaggio anacronistico di una struttura reazionaria che propone un modello superato: sto parlando loro del sogno di Dio. A partire da qui, con fatica, con tenacia, i discepoli hanno scoperto la ricchezza del matrimonio cristiano. Da prima di Cristo ci si incontra e ci si innamora, si vive insieme e si hanno dei figli. Farlo nel Signore, mettere Gesù nel mezzo, fa comprendere delle cose straordinarie, nuove, sconcertanti su di sé e sulla coppia. In questi anni, frequentando molte coppie, pregando e vivendo con loro, abbiamo scoperto e riassunto la novità del matrimonio nel Signore. Le parole per dire il matrimonio cristiano Ci amiamo: ci siamo incontrati, piaciuti, conosciuti, riconosciuti. Abbiamo scoperto che qualcuno ci conosceva da sempre, il Dio di Gesù, e ci amava di un amore libero e adulto. Dio ha inventato l'amore e ha un progetto di bene sul mondo, su di noi. Abbiamo deciso di aiutarlo a salvare il mondo, amandolo, amandoci. Ci amiamo tanto da sposarci: insieme cercheremo il senso della vita, camminando verso Dio, guardandoci negli occhi per poi guardare verso il Signore. Ci siamo scelti come compagni di strada, cambieremo insieme, cresceremo insieme, insieme prenderemo il Vangelo come metro di giudizio della nostra vita. Doneremo la vita, che abbiamo ricevuto come un dono, accogliendo dei bambini e amandoli, come Dio li ama, con tutta la concretezza e la pazienza che l'amore richiede. Se il nostro amore si stancherà, ci sosterremo l'uno l'altro, amando e donando tutti noi stessi, come Gesù ha fatto. Sapremo perdonarci, diventando, per la comunità e il mondo, un segno dell'amore che Dio ha per ogni uomo. (Vi viene in mente qualcosa di più bello?) Fratture Fra voi, amici lettori, alcuni avrebbero desiderato tanto fare questa esperienza e non ci sono riusciti: non erano pronti, hanno compiuto un gesto a cuor leggero, hanno trovato una persona migliore del proprio coniuge... Molti vivono sulla propria pelle il dramma di una separazione che porta sempre con sé molto dolore. Come possiamo fare? Dobbiamo capire, cercare, intuire. Da una parte abbiamo la Parola del Signore Gesù, cristallina e forte. Dall'altra la prima regola del cristianesimo: l'accoglienza e l'amore. Questo incrocio difficile porta con sé alcune conseguenze. La prima è la richiesta di distinguere sempre le varie situazioni: altro è chi abbandona il proprio coniuge colpevolmente, altro chi è abbandonato; altro chi è libero e sposa una persona separata o chi proviene da un matrimonio fallito; altro chi vuole condividere un cammino di discepolato e chi si ricorda di essere cattolico solo quando gli viene chiesto di fare il padrino e allora tira fuori la questione del "diritto a...". La seconda è l'affermazione perentoria che una coppia separata e risposata è parte della comunità, partecipa alla vita della comunità, porta il suo contributo a partire dal proprio vissuto. Dio non si stanca mai, egli è fedele e tutta la storia di Israele ci dice che Dio non abbandona mai il suo popolo, anche quando questi è infedele all'alleanza. Come segno di questo percorso doloroso la Chiesa chiede ai coniugi risposati di non ricevere la comunione; è un segno forte, indubbiamente, e anche discutibile, ma che non vuole essere "punitivo". I fratelli separati non sono esclusi dalla comunione perché non "degni" (siamo tutti "indegni" di ricevere Dio, è lui che vuole donarsi!), ma per segnalare alla comunità il loro percorso di conversione. La terza è che dobbiamo ancora capire come fare: occorre ribadire fortemente il valore dell'indissolubilità, senza schiacciare le persone che hanno sbagliato o che fanno scelte di vita in cui sono coinvolte persone separate. La strada, come vedete, è ancora piuttosto lunga e necessitiamo di tutta l'infanzia di Dio per trovare delle soluzioni... Riprende la mia attività pastorale e anche il giro per l'Italia a salutare amici e cercatori di Dio. A ottobre: 24/25/26 ottobre alle 9,30 e alle 20,30 chiesa del monastero delle Clarisse di Città della Pieve, sei meditazioni su "L'esperienza spirituale di Abramo", aperto a tutti. Farò anche un salto a Roma l'8 e il 9 novembre, certamente a sant'Anna in Vaticano. Forse anche in provincia di Foggia il 7 novembre sera. Il 16 novembre a Bolzano, ore 20,30: "Gesù sposo". |