Omelia (15-10-2006) |
Agenzia SIR |
Si sente parlare spesso di crisi delle vocazioni. Sono pochi da noi i giovani che hanno il coraggio di intraprendere la via del sacerdozio o della vita religiosa, consacrando tutta la vita per il Regno di Dio e il Vangelo. Quali le cause? Nessuno è buono. Abbiamo nel Vangelo la risposta di Gesù a un tale che, incontrandolo, lo chiama "maestro buono". Gesù risponde: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo". Come a dire: se mi interpelli solo come uomo o come profeta, non accetto questo appellativo. Solo se mi riconosci come Dio, accetto, sono d'accordo. La dichiarazione induce a riflettere: nessuno è buono. Gesù, appunto perché figlio di Dio, conosce la nostra fragilità. È in forza del peccato originale – ha detto il Papa – che l'amore in noi si cambia spesso in egoismo. Nessuno è nativamente buono, poiché nel nostro DNA spirituale portiamo i germi del male che, se non contrastati, crescono e si diffondono. Quel male, diceva Gesù, che esce dal cuore dell'uomo. Per questo non possiamo né avvilirci né scoraggiarci per il male che è in noi e negli altri. Quanto a noi, la situazione deve indurci ad avere sempre molta umiltà. Quanto al male degli altri, a non subirne scandalo, anche se si trattasse di preti, di vescovi o di religiosi. Neppure loro sono buoni, nel senso di essere perfetti o migliori degli altri. Dobbiamo anche saper compatire o scusare le loro debolezze e pregare perché siano sempre all'altezza del loro ministero. Conosci i comandamenti? Vuoi essere buono? Non è facile, ma è possibile. "Tu conosci i comandamenti? Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Gesù fa qui una sintesi del decalogo, la legge morale data da Dio a Mosè. Quel tale rispose: "Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù fissatolo lo amò. Gli dimostrò dunque la sua compiacenza, la sua approvazione. Chi mi ama, dirà Gesù ai suoi, osserva i comandamenti. Il nostro rapporto con Dio ha bisogno di essere molto concreto: "Non chi dice Signore, Signore entra nel Regno, ma chi fa la volontà del Padre mio". Questa è la prova di amore che il Signore chiede a ciascuno di noi. I comandamenti sono la guida, indicano la strada da percorrere. Non se ne può tralasciare nessuno. Una cosa ti manca. Il dialogo di Gesù con quel tale non è ancora finito. Dopo averlo amato gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto perché aveva molti beni". Ecco l'ostacolo: quello di essere ricco e non avere il coraggio di rinunciare ai beni. Crisi delle vocazioni? Non abbiamo qui un'autorevole spiegazione? Proprio nel fatto che i giovani oggi hanno di tutto e di più. Se non l'hanno ancora, desiderano averlo. Di conseguenza non hanno il coraggio, né loro né i genitori, di rinunciare a una vita di agi e di benessere. Abbiamo così molte vocazioni nei Paesi più poveri della terra, tanto che nelle nostre parrocchie abbiamo già i primi preti asiatici o africani. E molti verranno ancora in avvenire. Commento a cura di don Carlo Caviglione |