Omelia (15-10-2006) |
don Ricciotti Saurino |
Tutto per tutto Quanto entusiasmo all'inizio di ogni avventura, quanta potente energia si immagazzina per la realizzazione di un progetto, quanti sogni rendono quasi a portata di mano un'idea, quanti calcoli, anche gonfiati, per evitare sorprese... E poi... novità, inconvenienti, distrazioni, errori ed imprevisti in corso d'opera rendono il cammino più difficile e più lungo del solito. Faticosa, sofferta e lunga... altrettanto lunga è la strada della nostra vita spirituale. La conversione ha il fascino della novità, la seduzione della scoperta, l'attrattiva della nuova conquista, la lusinga del traguardo. Ci si avvia baldanzosi, come il giovane ricco, con il cuore gonfio dalla seduzione dell'eroismo, con lo sprint del principiante, con la grinta del dilettante, col fascino dell'amore per l'ideale... e il cuore è così contento che sembra abbia raggiunto la meta. "Cosa devo fare?" ci si chiede rapiti dalla buona volontà, ma ancora legati alla gratificazione e alla soddisfazione di un prezzo da pagare. In effetti si è più preoccupati delle cose da fare, come uno che vuole assolvere a tutti i doveri per sentirsi a posto, come chi si vuol sentire in regola con i pagamenti, come chi chiede 'quanto costa starTi vicino?' anziché preoccuparsi di "come vuoi che Ti stia vicino?". La vita dello spirito non consiste in cose da fare, bensì in un cambiamento del cuore che ha come conseguenza anche l'agire. Accusiamo il Signore di essere esigente, ma in verità non abbiamo mai considerato che siamo noi a centellinare. Chi centellina non ama, chi pone delle condizioni fa un patto, chi dosa la sua offerta fa i calcoli sulla convenienza, si preoccupa della sua sicurezza e dimostra di non fidarsi di Dio, ma di quello che gli rimane in tasca. Pensa di aver fatto un investimento a prezzo conveniente, ma dimentica che Dio propone una meta altissima e accetta offerte limitate nella prospettiva di un crescendo continuo che coinvolga il cuore più che gli averi. Così anche noi diciamo tranquillamente come il giovane ricco: "Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza... non ho nulla da rimproverarmi, sono in regola con la percentuale al mio Dio, posso esibire le mie ricevute di fedeltà, posso arrogare il diritto di stare tra coloro che Ti stanno vicino, che girano nelle sacrestie, che si gloriano dell'appartenenza..." e crediamo di aver acquistato una tessera di soci che dà diritto ad usufruire dei benefici. Dimentichiamo quel "seguimi" che comporta un cammino continuo dietro il Maestro. Egli presenta come ideale, a chi mette i passi sui Suoi, l'imitazione della Sua vita, richiede un cammino coraggioso passo dopo passo, propone una salita di perfezione verso le altezze del Padre, ci spoglia lentamente degli orpelli e dei fardelli che ostruiscono la porta stretta, propone una beatitudine inusuale e fuori commercio. A noi spaventa l'esigenza di Dio perché Lo consideriamo un Signore che svuota i forzieri, mentre Egli, catturando i cuori, ottiene di più... anzi ottiene tutto! Direi che in furbizia la sa lunga... ma mi consola la risposta che Gesù dà a Pietro e che lascia intendere che in generosità la sa ancora più lunga. "Cento volte tanto!" a chi ha dato tutto! Mi pare che la convenienza sia indiscutibile...mentre in discussione rimane sempre il nostro benedetto coraggio, addestrati, come siamo per natura, a contrattare "poco per tutto!" Non abbiamo la stessa diffidenza nel gioco con la dea bendata... L'abbiamo, purtroppo, con un Dio magnanimo che non si limita al 'tutto per tutto', bensì al 'tutto per cento' volte. |