Omelia (15-10-2006)
padre Romeo Ballan
La Missione che riempie la vita e da' sapore nuovo al mondo

Riflessioni
Il severo insegnamento di Gesù circa l'uso dei beni materiali e il pericolo delle ricchezze è parte di una dottrina più ampia e va visto nell'insieme del messaggio salvifico. L'evangelista Marco accompagna il catecumeno e il discepolo alla scoperta progressiva della "bella notizia di Gesù Cristo, Figlio di Dio" (1,1), rivelandone successivamente l'identità attraverso i miracoli e gli insegnamenti. Giunto alla sezione centrale del suo Vangelo, Marco inserisce le richieste più esigenti della morale cristiana, che egli raggruppa intorno a tre temi: le condizioni per seguire Gesù (rinnegare se stesso, prendere la croce: 8,32-38); le esigenze della vita familiare (indissolubilità del matrimonio, amore e rispetto per i bambini: 10,2-16); l'uso dei beni materiali (il pericolo delle ricchezze, la ricompensa a chi lascia i beni terreni: 10,17-31).

Questi tre temi sono scanditi da tre annunzi della passione e della risurrezione (8,31; 9,31; 10,32-34); e sono inseriti tra due miracoli di Gesù che apre gli occhi di due ciechi: il cieco di Betsaida (8,22-25) e il cieco di Gerico (10,46-52). Altamente significative sono le parole che Gesù dice a questo cieco: "Va', la tua fede ti ha salvato". E il cieco, guarito, diventa discepolo e segue Gesù. Nel Vangelo odierno, Marco dice che il cammino della morale cristiana - e quindi, la salvezza!- "è impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio!" (v. 27). Tutto è possibile presso Dio, il quale ci apre gli occhi sul cammino da seguire e, con la fede, ci dà la forza di seguirlo.

Gesù non condanna in modo assoluto le ricchezze, non fa l'elogio della miseria e della fame, ma insegna come usare i beni: con onestà, giustizia e carità. Al giovane del Vangelo, che "aveva molti beni" (v. 22) ed era un fedele osservante dei comandamenti (v. 20), il Maestro rivolge uno sguardo pieno d'amore (v. 21), invitandolo ad andare oltre l'osservanza della legge e a fare un salto di qualità: entrare, cioè, nella logica della carità e della condivisione dei beni con i poveri. In tal modo si afferma la propria libertà di fronte alle cose, che pure sono belle e buone, ma senza rimanerne dipendenti o prigionieri. Solo così la vita è vissuta con gratuità: come dono e condivisione con gli altri. Nella sequela del Signore (v. 21), si scopre la ricchezza e la gioia del Tesoro.

L'uomo saggio (I lettura) scopre che la Sapienza che viene da Dio vale più delle ricchezze, più della salute e della bellezza (v. 9-10). La parola di Dio "viva, efficace" (II lettura), che scandaglia il senso delle cose e la profondità del cuore umano (v. 12) porta a capire che nel cristianesimo la virtù principale non è la povertà e neppure il lasciar tutto, ma la carità, intesa come donazione di se stessi e delle proprie cose per un servizio d'amore agli altri. Per questo "la carità è l'anima della Missione", come afferma il Papa nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale. (*)

Le parole di Gesù al giovane ricco hanno una particolare risonanza in questo mese di ottobre missionario: Va'... da' ai poveri... vieni e seguimi. La missione è un andare, è sempre un uscire da se stessi, è gioire nella scoperta di un Tesoro che ti riempie la vita, è sentire l'urgenza di comunicar ad altri questa esperienza, è scoprire che gli altri sono più importanti delle nostre cose, è condividere beni spirituali e materiali con i più bisognosi... È questa la missione che dà un senso pieno alla propria vita e un sapore nuovo alla famiglia umana.


Parola del Papa
(*) "Essere missionari è chinarsi, come il buon Samaritano, sulle necessità di tutti, specialmente dei più poveri e bisognosi, perché chi ama con il cuore di Cristo non cerca il proprio interesse, ma unicamente la gloria del Padre e il bene del prossimo. Sta qui il segreto della fecondità apostolica dell'azione missionaria, che travalica le frontiere e le culture, raggiunge i popoli e si diffonde fino agli estremi confini del mondo".
Benedetto XVI
Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale (29.4.2006) n. 3


Sui passi dei Missionari
- 15/10: S. Teresa di Gesù (di Avila, 1515-1582), riformatrice del Carmelo e fondatrice di nuovi monasteri; è dottore della Chiesa per la sua profonda esperienza del mistero di Dio.
- 16/10: B. Agostino Thevarparampil (1891-1973), sacerdote dell'India, conosciuto con il nome popolare di "Kunjachan" (piccolo sacerdote). Battezzò più di 5000 "dalits" (intoccabili), gli ultimi fra gli ultimi nel sistema delle caste in India.
- 16/10: Giornata Mondiale dell'Alimentazione, organizzata dall'ONU-FAO (1945). Il tema scelto quest'anno (2006) è: "Investire nell'agricoltura per la sicurezza alimentare".
- 16-20/10: Si celebra a Verona il IV° Convegno Ecclesiale Nazionale della Chiesa italiana, con il tema: "Testimoni di Gesù Risorto, Speranza del Mondo".
- 17/10: S. Ignazio di Antiochia, vescovo e martire, condannato da Traiano 'ad bestias' (+107).
- 18/10: S. Luca, autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli, compagno di Paolo nella missione.
- 19/10: SS. Giovanni di Brébeuf, Isaac Jogues, sacerdoti gesuiti, e altri sei compagni martiri, missionari tra gli Uroni (America del Nord, Canadà, +1642-1649).
- 20/10: BB. Davide Okelo e Gildo Irwa, giovani catechisti e martiri (di 16 e 12 anni), uccisi a Paimol (Kalongo-Nord Uganda, +1918).
- 21/10: B. Laura Montoya y Upeguí (1874-1949), missionaria colombiana tra gli indigeni e fondatrice; morì a Medellín (Colombia).